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Friday, September 22, 2006

E' tempo di fare «fuoco e fiamme»

Lui, Angelo Panebianco, è convinto che alla fine «Emma & c. faranno fuoco e fiamme contro il governo» e si lancia in previsioni:
«Per i radicali l'affermazione dei diritti civili, a differenza di quanto accade per altri partiti, non costituisce un accessorio ma la ragione costitutiva della loro stessa esistenza. Il che spiega anche perché essi abbiano collezionato in passato una sequela ininterrotta di polemiche con governanti italiani troppo disinvolti nel rapporto con Stati colpevoli di violazioni dei diritti umani... Insomma, una missione in Cina per ragioni commerciali, con una esponente radicale in un ruolo da protagonista, è effettivamente un problema per i radicali, in qualche modo tocca la loro stessa "ragione sociale". Ma le ragioni di disagio, per i radicali, non si fermano lì... in piccolo, i radicali oggi al governo [stanno] vivendo le stesse difficoltà che hanno sperimentato tutti i leader liberali del passato (dal britannico Gladston all'americano Wilson...) nel conciliare il governo realistico dei rapporti internazionali con la necessità di non tradire la vocazione liberale».
Sì, conclude Panebianco - e io credo che veda giusto - «non c'è altra soluzione. Perché un ministro radical-pannelliano come la Bonino non può digerire ancora per molto il silenzio sulle libertà negate in Cina tenuto da Prodi o le critiche anti-israeliane di D'Alema. Ne vedremo delle belle».

Se solo i big, proprio loro, superassero pudori e complessi d'inferiorità. Sì, avete letto bene, in questa fase sono d'inferiorità i complessi dei radicali, ma sono più temuti di quanto si creda. Li attanaglia la preoccupazione di non prestare il fianco ai luoghi comuni ("ah, che vuoi farci... sono i soliti radicali..."). Ma essendo strumentali e in malafede, per quanto cercheranno di liberarsene se li vedranno sempre branditi contro. E allora tanto vale...
«Oggi nessuno saprebbe dire se i radicali siano di destra o di sinistra, ibridità che, lungi dall'essere accreditata loro come un'apertura e una tempestività, viene loro addebitata come un marasma senile o una giovanile megalomania o una deriva comodista dell'età di mezzo...»
E' un destino, come intuì Adriano Sofri (Panorama, 12 dicembre 2003): il problema è che «manca loro qualcosa di cui pentirsi. Non hanno un passato criminale, e nemmeno tragicamente colpevole. Non un'ideologia e una pratica totalitaria, matrice di sterminii e tirannidi, nazismi, razzismi, fascismi, stalinismi, comunismi, sciovinismi, colonialismi, militarismi, sessismi, proibizionismi, corruzioni pubbliche e disonestà personali: niente».
«Il paradosso della società politica italiana sta nella investitura derivante da un passato compromettente di cui pentirsi e dal quale riconvertirsi a un presente riabilitato. (Sia detto senza ironia: io ne faccio parte, anzi). Bisogna essere stati stalinisti, o almeno comunisti cubani o cinesi, e fascisti e antisemiti, o democristiani e socialisti e imprenditori dall'ideologia più mite ma dalla finanza allegra: e da lì cambiarsi d'abito, e ripartire. I radicali, disgraziati!, niente».
Quindi, in questa fase, trovino la forza di sottrarsi al tentativo "egemonico", tipicamente comunista (nel passato soprattutto nei confronti di riformisti e socialisti), messo in atto da D'Alema, con la complicità più o meno consapevole dello Sdi, di includerli (anche a livelli importanti di responsabilità) per neutralizzarli ed erodergli il consenso. Occhio, e «irriconoscibili».

1 comment:

Anonymous said...

Credo che sia già troppo tardi... almeno a stare a sentire tanti di quelli che non si sono più reiscritti e tanti di coloro che non li voteranno più per un bel pezzetto.
Nel frattempo questa RNP naufraga come ampiamente previsto...
D'altronde la cessione del simbolo a metà coi socialisti dello SDI significherebbe legarsi le mani col csx per anni e questo Pannella non può permetterselo perchè ha chiara la situazione di declino del movimento radicale...
e mi si dica cosa abbiano ottenuto finora i radicali dai loro alleati di coalizione... e la vicenda dei senatori è solo l'ultimo schiaffo di una lunga serie ininterrotta che dura da anni...
ed in un partito normale, dinanzi ad un errore strategico come quello palesemente compiuto, l'intero gruppo dirigente ed oligarchico si sarebbe già dovuto dimettere da mesi...