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Friday, September 29, 2006

Un clamoroso non-detto

Su il Riformista di oggi:

Caro direttore, «dialogare» sì, come scrive Covatta, ma dicendola tutta. L'altra sera, a "Otto e mezzo", il Cardinale Barragan invitava a porsi questa domanda: «Chi è il padrone della vita? Dio, lo Stato, o l'Individuo?». Se appartiene a Dio o allo Stato, la vita è un bene indisponibile e io sono solo l'affittuario; se appartiene all'Individuo, allora sono il proprietario e decidere della mia proprietà è un mio diritto. In questo caso, a ciascuno la sua e andate in pace. Invece, se c'è un unico proprietario per tutte le vite in circolazione, cioè Dio, pretenderò che sia proibito a tutti di disporre della vita in affitto. Ovviamente ognuno è libero di rispondere come vuole, e di comportarsi di conseguenza, ma c'è un clamoroso non-detto. Tra le due parti che dovrebbero negoziare una soluzione legislativa c'è un rapporto tremendamente impari. I primi vorrebbero semplicemente che a decidere della propria vita fosse il malato, senza imporre nulla a chi crede che in qualsiasi condizione vada vissuta. I secondi, al contrario, credendo la vita un bene indisponibile, vorrebbero impedire a tutti, anche a chi per sé volesse l'eutanasia, di disporne, per non far dispiacere a Dio o per non contraddire l'ordine naturale (che poi è culturale) delle cose. Se questa disparità non viene fuori, il pubblico viene imbrogliato e non di rado il prevaricatore passa per ragionevole.

1 comment:

Anonymous said...

Incontrovertibile. Gli unici dubbi mi nascono per le situazioni nelle quali le decisioni sono prese by proxy, dunque quelle che includono minori, o persone giudicate incapaci di intendere e di volere, oppure impossibilitate ad esprimersi, come, ad esempio, chi è in coma.