Nell'arco di una manciata di giorni: garantisce al Governo cinese l'appoggio dell'Italia alla richiesta di revoca dell'embargo europeo sulle armi alla Cina e alla politica di "una sola Cina", dietro cui si celano le intenzioni aggressive verso Taiwan. Due prese di posizione, su altrettanti pilastri strategici dei cinesi, che obiettivamente rafforzano e incoraggiano Pechino nel perseguire i suoi disegni nazionalistici. Più o meno come se in visita alla Casa Bianca si dicesse favorevole alle sanzioni contro l'Iran, cosa che non osiamo sperare.
Scoppia il Telecomgate, quando viene alla luce il "piano Rovati", la pistola fumante di un colossale conflitto d'interessi; la prova sconcertante che a Palazzo Chigi si è insediato un gruppo di oligarchi. Un piano di nazionalizzazione che avrebbe visto il capo del governo concentrare nelle sue mani, a spese dello Stato, una grossa fetta della comunicazione in Italia per poi, prima della fine del mandato, rivenderla a due lire, naturalmente alla cricca dei capitani della finanza suoi amici. Putiniano.
Infine, è stato il primo Capo di Governo europeo a incontrare Ahmadinejad, incontro i cui obiettivi di politica estera rimangono oscuri. Prodi avrà forse provato a mettere sul piatto della bilancia il peso decisivo, pare un nuovo piano elaborato da Rovati. L'iniziativa, diciamo un po' unilaterale, si è conclusa «senza alcun passo in avanti concreto ma con le idee molto chiare sulla necessità di fare un passo in avanti nei colloqui tra le parti» (?). Dunque, un esito «positivo ma interlocutorio, positivo nel senso che le opinioni sono state molto chiare e precise e che non mi è stato detto né un sì, né un no» (?).
Nel mezzo di questa fervente attività, il Professore non s'è fatto mancare qualche gaffe piazzata qui e là. Riferire al Parlamento sul caso Telecom? «Ma siamo matti?!», reagiva stizzito, salvo poi doversi rassegnare a pagar pegno. Su questo blog, su chi fosse il "matto" qualche idea l'avevamo fin dal marzo scorso e suggerivamo un'ipotesi, che oggi ritorna attuale.
In un retroscena, oggi sul Corriere, Maria Teresa Meli descrive il clima di «disagio» e di «preoccupazione» dei leader dell'Unione per le intemperanze del Professore. La situazione «si sta avvitando»; ci vuole «più collegamento tra governo e maggioranza»; più «collegialità». Tutti eufemismi che stanno a indicare la necessità di porre Prodi sotto tutela. Lusetti avrebbe proposto però di «fargli smaltire il fuso». Il problema è che Prodi sembra fuso di suo.
Torna quindi prepotente, nei pensieri dei leader dell'Unione, l'idea di creare una sorta di cordone sanitario intorno al vero «matto», che sembra ormai fuori controllo. Per ora si parla di riduzione del danno, ma non è escluso che pensino di disfarsene, se Berlusconi non fosse troppo rigido sul ritorno alle urne. L'imbarazzo è su chi per primo dovrà chiamare la neuro.
Mesi fa, in piena campagna elettorale, anzi nelle sue fasi conclusive, fu sempre Maria Teresa Meli, sul Corriere, a descrivere uno scenario che ricorda quello di oggi:
«L'inquietudine corre sui cellulari dei leader dei partiti dell'Ulivo. C'è preoccupazione perche all'esterno rischia di arrivare un messaggio che per il centrosinistra può essere controproducente: l'Unione corre il pericolo di passare come il partito delle tasse. Gli ultimi sondaggi riservati sembrano dar ragione a questi timori... Una, due, tre telefonate: "Romano, meglio che siamo cauti, non insistiamo troppo su Bot e tasse successione". Ma dall'altro capo del telefono il Professore non intende ragione».Pare di rivivere le stesse inquietudini, oggi, nei leader del centrosinistra.
Diciamola tutta, ma quale complotto? Nel '98 D'Alema, Bertinotti e Marini (che guarda caso oggi sono in posti istituzionali chiave, quasi a prefigurare il peggio) non tramarono per far cadere Prodi. Semplicemente si resero conto di trovarsi di fronte a una tale disarmante incapacità da dover in qualche modo intervenire per mandare avanti la baracca.
Ricordi Professore, ricordi il logos... ma sembra ormai troppo tardi. Prodi è un premier «assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza». Un premier che invece di governare - e governarsi - va governato.
3 comments:
Ecco, quando parli di politica sei molto più godibile di quando tratti di religione, Chiesa Cattolica, ecc. ;-)
Però... non trovi imbarazzante suggerire un trattamento psichiatrico al capo del governo che il tuo partito contribuisce a tenere in piedi?
Mauro ha ragione Jim, butta via la patente, anche quella falsa. Vieni in Forza Italia che ti mettiamo nelle liste di Roma. Jim for President!!
"Nel '98 D'Alema, Bertinotti e Marini (che guarda caso oggi sono in posti istituzionali chiave, quasi a prefigurare il peggio) non tramarono per far cadere Prodi. Semplicemente si resero conto di trovarsi di fronte a una tale disarmante incapacità da dover in qualche modo intervenire per mandare avanti la baracca."
Ma perché lo hanno ricandidato, allora? La cosa strana è che il matto è l'unico ad aver battuto due volte Berlusconi. E io continuo a sognare un Paese normale...
Post a Comment