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Wednesday, September 27, 2006

Non distruggete quelle intercettazioni

Due parole sul caso intercettazioni illegali alla Telecom. Non vanno distrutte, ma conservate. Mancherebbe, in sede processuale, il corpo del reato sulla base del quale condannare i responsabili. Ma soprattutto, questa fretta bipartisan di bruciare tutto è molto, molto sospetta. E' ovvio che il contenuto del materiale, poiché raccolto illegalmente, non può essere usato in sede giudiziaria contro gli utenti intercettati o terzi di cui si vengono a conoscere dati e fatti. Ed è altresì ovvio che nulla di quel materiale dev'essere pubblicato in qualsiasi forma. Di questo si dovrebbe occupare il decreto legge.

Tuttavia, consapevoli del contesto oligarchico del nostro paese, non possiamo credere che al solo preannunciare l'imminente distruzione in molti non si siano già attrezzati per conservare delle copie del materiale più succoso. E sarebbe paradossale che venissero conservati dossier privati e lo Stato rimanesse a mani vuote.

Dunque, tutti i dati contenuti nelle intercettazioni illegali dovrebbero essere custoditi in un fondo pubblico segretato, prevedendone la pubblicità non prima dei venti o trent'anni. Così da un lato si eviterebbe l'uso strumentale di informazioni acquisite illegalmente, dall'altro gli eventuali "scheletri nell'armadio" sarebbero patrimonio pubblico, di tutti i cittadini, e non armi di ricatto tra questo e quel gruppo oligarchico.

3 comments:

Anonymous said...

Non se può Jim, sarebbe un precedente.

Luca said...

Se da una parte è un provvedimento legittimo in quanto definisce le intercettazioni Telecom come "inutili a fini processuali", dall'altra è un bavaglio alla stampa perché impedisce ai giornali la pubblicazione delle medesime.
Secondo me è bene distinugere i due piani: un processo, dove ci sono implicazioni legali per le persone coinvolte, è un altra cosa rispetto ad un articolo di giornale. Un articolo è di fatto fine a se stesso, non può arrestare nessuno e, al massimo, se proprio è scritto bene, rimane impresso nella coscienza della società civile. Ma nient'altro. Oriana Fallaci in un'intervista disse non non aver mai sentito, come giornalista, un senso di potere: se forse è un po' esagerata, tuttavia questa frase chiarisce come la stampa non rappresenti un mezzo i cui effetti sono tangibili, concreti, investigabili. Non si può quindi ricorrere a questo (fin troppo facile) sillogismo: la stampa diffonde intercettazioni illegali => la stampa impone modi di pensare 'falsi' => la stampa è illegale.
In Italia si parla sempre (e spesso a sproposito) di "processi mediatici": è a cavallo di ambiguità introdotte da espressioni del genere che gli "imbavagliatori" hanno buon gioco. E si fa di tutta l'erba un fascio.

Anonymous said...

si potrebbe anche utilizzare la tortura a questo punto, visto che lo stato di diritto non lo vogliamo più