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Friday, September 22, 2006

Modulo 5+1+1

Secondo quanto riportato ieri da Il Foglio il ministro degli Esteri Massimo D'Alema è stato a un passo dal 5+1+1. No, non è il nuovo modulo a cui Mancini sta pensando per l'Inter. Sta a indicare il numero di grandi e medie potenze impegnate nelle trattative con l'Iran sul dossier nucleare. I 5 sarebbero i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina e Russia), il primo +1 la Germania e il secondo +1, se fosse inclusa, l'Italia.

Il premier ha partecipato a una cena con i ministri degli Esteri del 5+1. Giorni fa ne dava notizia un'agenzia di stampa scarna a cui nessuno ha dato peso. D'Alema stesso aveva tenuto un basso profilo per non creare aspettative. Se non ché pare che le improvvide dichiarazioni di Prodi, ed infine l'annuncio dell'incontro con Ahmadinejad, abbiano chiuso anche quei pochi spiragli che c'erano.

Da qui deriverebbe il «grande gelo» che alcune fonti diplomatiche all'Onu hanno registrato tra il premier e il ministro degli Esteri.

Non potremmo che congratularci con D'Alema se l'Italia dovessse davvero prendere parte a quel tavolo di negoziato, anche se rimane impossibile credere che chi sta conducendo trattative già difficilissime oggi con l'Iran sia disposto a imbarcare l'Italia, al mondo il maggior partner commerciale di Teheran, quindi il paese più ricattabile, che sarebbe l'anello debole dei neogiziati.

Intanto, lo stesso Prodi riferisce che nell'incontro a due Ahmadinejad ha posto l'accento «sull'aspettativa di vedersi riconosciuto nella regione un ruolo corrispondente al peso e all'influenza dell'Iran». Si tratta del tipico amo a cui far abboccare ogni appeaser. Come non riconoscere a un grande paese il proprio peso internazionale, altri direbbero il diritto al proprio «spazio vitale»? Ci si illude, e quello lo fa credere, che una volta acquisito lo status desiderato il paese "ribelle" finalmente lavorerà per mantenerlo, cioè per la stabilità. Non sempre è così. Dipende, innanzitutto dalla natura del regime. Si sa, infatti, che a certi la fame vien mangiando e sbocconcellando qui e là cominciano a convincersi di potersi mangiare l'agnello intero. Insomma, la tipica politica di potenza.

Prodi, in questo caso, ha fatto bene a ricordare che il ruolo che ci si aspetta dall'Iran è quello di favorire la stabilizzazione della regione, osservando che le dichiarazioni che mettono in dubbio il diritto all'esistenza

di Israele non vanno in tale direzione. Gli iraniani cercheranno di far credere al mondo che una volta arricchito l'uranio se ne staranno buoni e svolgeranno quel ruolo di stabilizzatori regionali. Ebbene, l'ideologia al potere a Teheran non ci permette di affidarci a simili calcoli.

Una delle frasi più inquietanti (lo so, c'è l'imbarazzo della scelta) scappate a Prodi in questi giorni è passata quasi nell'indifferenza generale: «Le mie iniziative sono concordate con Solana o magari con Chirac». Che Prodi fosse, consapevolmente o meno, marionetta di Chirac lo sospettavamo. Chissà perché...

3 comments:

Anonymous said...

Prodi nella sua vita politica e' sempre esistito come appendice di qualcun altro. Una volta era De Mita, adesso e' Chirac, che tra tutti e' la peggiore scelta. E poi parlano ancora di soggezione agli Stati Uniti, la verita' e' che piu d'uno a sinistra non vede l'ora di venderci a Parigi in cambio di chissa' cosa poi...

Anonymous said...

E pensare che i giapponesi di Prodi invocano a loro modello Tony Blair!
Ma come si fa a non vedere una contraddizione come questa?
Chi fa obiettivamente più schifo e paura ai radicali di oggi: Chirac o Giovanardi?

La France, la France di Jospin, di Rousseau, di Robespierre...
Quando B.XVI ce l'ha con la Ragione e vuol riconquistare l'Europa dall'Italia, in realtà ce l'ha con la France dell'illuminismo più becero...
I liberali scozzesi sono ben altro... e la formazione di Tony Blair ha proprio quelle radici, per chi non lo sapesse.

Anonymous said...

Al peggio non c'è mai fine

3 set 01:10 Francia: Legion d'Onore per Putin

PARIGI - Grande Croce della Legion d'Onore per il presidente russo Vladimir Putin. La consegna direttamente dal presidente francese, Jacques Chirac. Per il capo dell'Eliseo si tratta di un riconoscimento "al contributo all'amicizia fra Francia e Russia dato da Putin". (Agr)

Ai jap di Prodi: nulla da dire?