Gli articoli di Carlo Panella su islam e nazismo. Nel primo corregge Bush sull'«errore veniale» di aver definito i fondamentalisti islamici «fascisti islamici». A «rigor di storia avrebbe dovuto infatti definirli "islamo nazisti"», spiega Panella elencando in modo particolareggiato analogie e differenze:
«... non tra l'Islam in genere, ma che tra l'Islam fondamentalista nelle sue varie componenti (khomeinista, wahabita e fondamentalista palestinese) e il nazismo, vi sono stati e vi sono soprattutto oggi molti punti di contatto proprio sul terreno dell'ideologia; sovrapposizioni fondamentali che naturalmente non permettono una identificazione meccanica, ma che legittimano in pieno la similitudine...»Nel secondo articolo analizza la «compromissione tra il nazismo e una parte consistente del mondo islamico», che «si sviluppò durante gli anni 30 e 40 su tre livelli: l'azione di alcuni gruppi dirigenti nazionali; la definizione di programmi politici e ideologie poi determinanti nel dopoguerra (nasserismo e baathismo); lo schieramento combattente di consistenti settori popolari musulmani». Si parte dalla «vicenda centrale di questo legame». Il rapporto tra il Gran Muftì di Gerusalemme, Amin al Husseini e Hitler, rapporto «travisato e giustificato dalla storiografia europea», ci avverte.
Soprattutto, Panella osserva come la scelta di campo non fu dovuta a una realpolitik dettata dalla spinta indipendentista, ma conseguente a un'affinità politica e ideologica con il nazismo.
Da non perdere, riportato alla luce dal New York Sun come fosse nuovo, l'articolo in cui nel 1979 Michael Ledeen definì «fascista» la rivoluzione khomeinista da cui allora molti, qui in Occidente, furono affascinati:
«... a convincing body of evidence that Khomeini, who has called for the removal of the Shah and who appears to be controlling much of the disruption in Iran, is in fact a clerical fascist...»E sul Corriere, nei giorni scorsi, abbiamo letto la lucida analisi di Filippo Andreatta, che finisce con lo sposare la strategia di Ledeen, Kagan e Ottolenghi sul nucleare iraniano: la rivoluzione democratica a Teheran.
«L'unica soluzione definitiva sarebbe una rivoluzione in Iran che rovesciasse il regime teocratico e la crescente impopolarità del governo rende questa opzione non impossibile anche se non immediata. Ciò nonostante, il contributo che si può dare dall'esterno a questa prospettiva è limitato e non decisivo. La comunità internazionale deve quindi armarsi di pazienza aiutando, per quanto è possibile, l'opposizione iraniana e rallentando e condannando il tentativo di proliferazione del regime con le sanzioni minacciate con l'ultimatum».
3 comments:
se le conclusioni di andretta di paiono in linea "neocon" vuol dire che i simpatizzanti dei falchi americani oltre a non leggere antentamente l'inglese iniziano ad avere dei problemucci anche con la lingua di dante...
http://perdukistan.blogspot.com/2006/08/proposito-di-islamofascismi.html
e comunque il problema e' leggermente diverso, diciamo ;)
http://perdukistan.blogspot.com/2006/09/le-distrazioni-pericolose-su-israele.html
last, but not least, non perderti manco questo
http://perdukistan.blogspot.com/2006/08/branco-leonte.html
Post a Comment