Su il Velino
Prima il "sì" di Mosca, dopo poche ore quelli di Parigi e Washington, poi la doccia gelata da Teheran: il "no" alla bozza di accordo preparata dall'Aiea per l'arricchimento dell'uranio iraniano all'estero annunciato dalla Tv di Stato, che però in serata è diventato un "ni", quando la stessa Tv si è corretta, facendo sapere che la risposta definitiva arriverà solo la prossima settimana. Una questione "marginale", la considera però Michael Ledeen, storico americano ed esperto di Iran intervistato da il Velino. Il tema del nucleare iraniano non lo appassiona. E' convinto, infatti, che gli iraniani «non abbiano bisogno dell'atomica per ucciderci». E' da trent'anni che ci fanno la guerra ovunque. «Se non stesse attivamente uccidendo americani e non invocasse la nostra distruzione, la prospettiva di un Iran nucleare non sarebbe così minacciosa».
Per Ledeen è più preoccupante che l'Occidente, e in primo luogo gli Stati Uniti, siano «paralizzati», convinti che l'Iran sia un Paese normale con il quale trattare. E' questo l'argomento centrale del suo nuovo libro, Accomplice to Evil: Iran and the War Against the West, uscito negli Usa il 13 ottobre scorso. Un duro atto d'accusa nei confronti dell'Occidente, e degli Stati Uniti in particolare, per non aver voluto riconoscere il «male». Anzi, per esserne stati «complici». «Ci rifiutiamo di vedere nell'Iran una potenza malvagia apertamente volta alla nostra distruzione». Una critica, quella di Ledeen, che non coinvolge solo l'amministrazione Obama, ma senza distinzioni anche quelle precedenti, democratiche e repubblicane, di sinistra e di destra. Michael Ledeen è da sempre convinto che la vera arma del regime iraniano non sia l'atomica, ma il regime stesso, e che sia possibile rovesciarlo «senza sparare un colpo», appoggiando l'opposizione interna e non riconoscendo il governo di Ahmadinejad.
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UPDATE ore 19:12
Mentre il direttore generale dell'Aiea, Mohamed El Baradei, si "aspettava una risposta chiara dall'Iran" entro oggi, come fatto intendere d'altra parte dagli stessi iraniani, molti analisti lo avevano previsto: Teheran prenderà tempo. E infatti, dopo il "no" annunciato questo pomeriggio, è la stessa Tv iraniana a correggersi e a far sapere che l'Iran dirà la prossima settimana se accetta o meno la bozza di accordo preparata dall'Aiea, dalla quale in serata fanno trapelare che l'Iran la starebbe comunque considerando "favorevolmente", tanto per non rischiare di scatenare le ire soprattutto di Mosca. E Washington avverte: possiamo aspettare solo pochi giorni.
Il "no" di Teheran in effetti mi aveva sorpreso. Evidentemente si è trattato di una mossa esplorativa, per sondare le reazioni. Intanto, hanno strappato qualche altro giorno, forse una settimana. Poi arriverà il sì, condito di se, e si perderanno altre settimane sui dettagli. Quell'uranio, se mai uscirà dall'Iran, sarà non prima di gennaio 2010.
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