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Friday, October 30, 2009

Mentre Blair sfuma, ecco la mina D'Alema

Quanto avevamo paventato giorni fa si sta verificando. Mentre diminuiscono le chance di Tony Blair di diventare presidente del Consiglio europeo (come previsto ha contro proprio i socialisti, cosa che dovrebbe far riflettere, e pure alcuni governi popolari), ecco che diventa sempre più probabile vedere un socialista nella veste di Mr. Pesc, il ministro degli Esteri europeo. Ed ecco che Massimo D'Alema è nella lista. La sua non è tra le candidature più forti, ma nella lista compilata dai leader progressisti europei incaricati (Zapatero, Faymann, Rasmussen e Schulz) c'è. E per di più pare che il governo italiano sia disponibile a sostenerlo, almeno stando alle dichiarazioni - per la verità piuttosto confuse - del ministro Frattini: «Valuteremo tutti i nomi, dal primo all'ultimo, senza far questioni di maggioranza e opposizione».

Da quanto si comprende anche dal comunicato di Palazzo Chigi («il governo valuterà con serietà e responsabilità le candidature capaci di assicurare all'Italia un incarico di così alto prestigio»), se D'Alema avesse davvero una possibilità concreta di farcela, il governo dell'odiato Berlusconi lo sosterrebbe come proprio rappresentante in Commissione al posto di Tajani, il candidato ufficiale, con una scelta a mio avviso sciagurata (non per l'assenza di Tajani, ma per la scelta di D'Alema agli Esteri), anche perché pregiudicherebbe del tutto la possibilità di portare Tremonti all'Eurogruppo o Draghi alla Bce. Pur ritenendo di non avere molte possibilità, D'Alema si è detto «onorato» di essere stato inserito nella lista e «grato al governo italiano per avere detto che, nel caso in cui ci sia questa candidatura, da parte italiana ci sarà un sostegno e non una opposizione».

Nonostante le resistenze del premier britannico Brown, la famiglia socialista dovrebbe decidere di chiedere per sé la poltrona di responsabile della politica estera europea e vicepresidente della Commissione, come preannunciato ieri dal primo ministro spagnolo Zapatero. Questa opzione chiuderebbe di fatto la porta in faccia a Blair. Solo che i leader popolari non hanno ancora deciso se puntare alla presidenza, lasciando ai socialisti il Mr. Pesc, o viceversa prendersi proprio la carica degli Esteri, che dura cinque anni, lasciando che il presidente (in carica per due anni) sia un socialista. «Noi abbiamo detto sempre che apprezziamo Tony Blair; la sua leadership è fuori discussione», ha ribadito Frattini, ammettendo però che «anche della famiglia popolare» ci sono «problemi» sul nome di Blair, e il primo presidente del Consiglio europeo non può certo permettersi una «maggioranza risicata».

Speriamo che Sarkozy, la Merkel e Berlusconi giochino bene le loro carte. A nostro avviso l'ipotesi migliore per i leader di centrodestra sarebbe Blair presidente e un popolare al Pesc. Sfumata questa soluzione, non resta che sperare in un'accoppiata Balkenende-Miliband, oppure... in Vaclav Klaus che mandi tutto a monte...

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