Molti, tra cui New York Times e Washington Post, interpretano il dibattito che sembra essersi aperto in questi giorni a Teheran sulla bozza come un segno di divisione interna, e quindi un "successo" della politica di Obama, come se con la sua proposta e le sue pressioni la comunità internazionale avesse messo alle strette, o "sulla difensiva" il regime, come crede Nicholas Burns. Più probabile a mio avviso che sia solo un gioco delle parti. I più "duri" spingono perché l'Iran acquisti l'uranio arricchito al 19,75% che gli serve dall'estero, senza trasferirvi il proprio, ma il vero obiettivo è ottenere «importanti modifiche» alla bozza dell'Aiea.
Quali siano le «importanti modifiche» cui alludeva oggi la tv di Stato iraniana ancora non si sa. Ma è probabile che si tratti della consegna dell'uranio "a rate", ipotesi evocata ieri dal presidente della commissione Esteri e sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, Alaeddin Boroujerdi: «Poiché l'Occidente ha ripetutamente violato gli accordi in passato, l'Iran dovrebbe spedire all'estero l'uranio a basso arricchimento gradualmente e in diverse fasi».
L'idea sarebbe quella di convincere l'Aiea e le potenze coinvolte nel negoziato ad accettare una riduzione dei quantitativi di uranio da consegnare - fissato dalla bozza dell'Aiea in un 75% del totale (circa 1.200 chilogrammi) - e soprattutto una "rateizzazione" delle spedizioni (100-200 chilogrammi in un periodo di mesi o anche anni). Teheran consegnerebbe la successiva partita di uranio solo dopo aver ricevuto, arricchito al 19,75%, l'uranio della spedizione precedente. Considerando che l'Iran, secondo gli esperti, sarebbe in grado di produrre nell'impianto di Natanz 3,175 chilogrammi di uranio a basso arricchimento al giorno, nel periodo di tempo che intercorrerebbe tra una spedizione e l'altra sarebbe in grado di riprodurre, o di acquistare all'estero, più o meno le stesse quantità di uranio spedite in Russia, così da mantenere invariato il proprio stock di uranio a basso arricchimento. Tuttavia, in questo modo verrebbe sostanzialmente aggirato l'obiettivo della bozza preparata dall'Aiea e sostenuta da Usa, Russia e Francia. Il loro scopo, infatti, è proprio quello di privare Teheran della quantità di uranio a basso arricchimento necessaria per fabbricare - dopo un processo di ulteriore arricchimento - una bomba atomica, che è all'incirca di 1.000 chilogrammi.
UPDATE ORE 16:11
E' come supponevo: l'Iran non spedirà mai all'estero l'uranio da arricchire in un'unica soluzione. Lo ha precisato all'emittente Press Tv una fonte del team negoziale iraniano che ha partecipato ai colloqui di Vienna la scorsa settimana. L'Iran darà una risposta ufficiale "entro venerdì 30 ottobre", ma a questo punto la richiesta è piuttosto esplicita: consegna "a rate". Quale sarà la risposta?
UPDATE 28 ottobre
Iran's leadership is not divided on the end-game - getting nuclear weapons - and the fact that contradictory messages appear to come out of Tehran does not mean that there are divisions. Seeing any infighting serves the purpose of those who argue that there is a sensible, reasonable, pragmatic, down-to-earth element in the regime we can do business with.
Emanuele Ottolenghi
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