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Monday, October 05, 2009

Rinforzi e subito, ascoltare il generale

Aumenta la pressione sul presidente Obama per una rapida decisione sui rinforzi in Afghanistan (dai 30 ai 40 mila soldati in più) chiesti dal generale Stanley McChrystal, comandante della missione. Domenica, intervistato dal programma Face the Nation, in onda sulla CBS, anche il generale Anthony Zinni, ex comandante in capo del CentCom, le cui responsabilità includono l'Afghanistan, ha esortato il presidente a prendere in breve tempo una decisione favorevole, inviando le truppe di cui McChrystal dice di aver bisogno: «Ritengo che dobbiamo fare attenzione a quanto tempo prende» la riflessione di Obama, ha osservato Zinni. «Potrebbe essere interpretata non solo nella regione, ma anche dai nostri alleati, e dal nemico, per insicurezza, per incapacità a prendere una decisione».

«Abbiamo il generale - ha aggiunto Zinni - che è probabilmente il più qualificato che potremmo avere che ci sta dicendo di cosa abbiamo bisogno sul terreno per avere la sicurezza e il tempo che ci vogliono per realizzare le cose "non militari". Non capisco proprio perché ci stiamo interrogando su questa valutazione. Spero che non vada avanti per molto», ha spiegato al programma della CBS. Zinni, noto per la sua opposizione all'invasione dell'Iraq e per le sue taglienti critiche in passato nei confronti dei neoconservatori, non è facilmente collocabile politicamente.

E nei giorni scorsi un'altra autorevole voce si è aggiunta a quella di McChrystal nel sottolineare l'esigenza di più truppe in Afghanistan. Il generale David Richards, dallo scorso agosto comandante in capo delle forze armate britanniche, ha dichiarato al Sunday Telegraph che una forza Nato con un maggior numero di soldati renderebbe più semplice sconfiggere i talebani e raggiungere gli obiettivi della comunità internazionale: «Se si dispiegano più truppe sarà possibile raggiungere gli obiettivi che ci sono stati chiesti con maggior rapidità e meno perdite».

L'obiettivo più importante nella strategia controinsurrezionale è «vincere la battaglia psicologica», ha spiegato il generale Richards: «Abbiamo bisogno di dimostrare che noi, la Nato e il governo afghano, offriamo un futuro molto più luminoso che è inoltre più sicuro, con posti di lavoro e migliore istruzione e migliore assistenza sanitaria». Una sconfitta della Nato avrebbe un «effetto inebriante» sugli estremisti, ha avvertito, con «immense» implicazioni geostrategiche. «Se al Qaeda e i talebani ritenessero di averci sconfitto, che cosa accadrebbe dopo? Si limiterebbero all'Afghanistan?», si è chiesto il capo delle forze armate britanniche.

All'interno dell'amministrazione Obama il fronte di chi si oppone all'invio di ulteriori rinforzi è guidato dal vicepresidente Joe Biden, il quale sostiene sia meglio concentrare gli sforzi nel colpire al Qaeda nelle regioni al confine tra Pakistan e Afghanistan, usando droni e corpi speciali. Una diversa strategia che si basa sulla convinzione che i talebani e al Qaeda non avrebbero gli stessi interessi strategici.

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