Rasenta la perfezione l'analisi di Luca Ricolfi, su La Stampa di oggi. Le uniche proposte alternative alla politica, diciamo attendista, di Tremonti, «se messe in atto, sarebbero risultate più dannose della linea di contenimento praticata dal Tesoro». Vanno dal tassa-e-spendi del nuovo segretario del Pd Bersani, che coerentemente con la sua breve esperienza di governo con Prodi rimpiange i bei tempi delle "grandi manovre" da 40 miliardi, al cosiddetto multiforme "partito della spesa", di cui il partito del Sud è solo uno dei volti più visibili e minacciosi. Non si vede all'orizzonte, invece, un "partito delle riforme" che abbia la stessa consistenza, e delle gambe su cui far camminare le sue proposte.
Forse si candida il ministro Brunetta a dargli voce? Di certo l'uscita di Brunetta è stata coraggiosa, perché spericolata. Non poteva infatti non mettere in conto l'isolamento che avrebbe patito. Forse non con questa nettezza, ma era prevedibile che Berlusconi rivendicasse come sue e di tutto il governo le scelte del suo ministro dell'Economia, soprattutto dopo le recenti polemiche.
Il ragionamento di Brunetta è semplice: la politica di Tremonti è andata bene per affrontare la crisi, ma ora ne serve un'altra: «Tutti i comparti della nave sono in sicurezza. La politica economica e finanziaria fatta nell'attraversamento della crisi è stata efficace. Il "rigore conservatore" di Tremonti ha funzionato. Del resto, bastava dire no: non fare, non spendere, bloccare tutto; chiudere i boccaporti. Ora però bisogna cambiare passo. Passare da un metodo all'altro. Sciogliere le vele, far ripartire i motori». Passare, quindi, «dal rigore conservatore al rigore selettivo, modernizzante, intelligente, capace di decidere», mentre quello di Tremonti è «un blocco cieco, cupo, conservatore, indistinto... un egemonismo leonino, opaco, autoreferenziale». E «incapace di distinguere» tra sprechi e spese produttive.
Brunetta «in teoria ha ragione», riconosce Ricolfi, ma «se uno schieramento politico riformista diverso dal partito della spesa, al momento, non esiste ancora», è da una parte perché la politica non ha il coraggio di scelte che importanti pezzi di opinione pubblica farebbero pagare a prezzi elevati, dall'altra perché il confronto, sia per gli uni che per gli altri, è bloccato sul nodo Berlusconi, come da sedici anni a questa parte.
Diciamo subito che quella in cui sembra muoversi Brunetta è un'ottica riformista, non liberista. Non ha sfiducia nella macchina, non vuole ridurla, ma vuole farla funzionare. E' un proposito nobile, quello delle riforme e del «rigore selettivo» (leggi spesa selettiva), e in ultima analisi di una politica che vuole far funzionare al meglio ciò che c'è. Bisogna stare attenti però a non iscriversi ad un altro affluente del torrente, già parecchio ingrossato, del "partito della spesa". Il rischio che mi pare corra Brunetta, se non ne prenderà esplicitamente le distanze, è proprio quello di venire arruolato in quel partito nella rappresentazione mediatica del tremontismo e dei suoi critici.
La strada di governi sia di centrodestra che di centrosinistra è lastricata di "fasi due", ma nessuna ha prodotto i risultati sperati. Una condizione che potrebbe/dovrebbe aiutare Berlusconi a farsi coraggio è, come ha ricordato Ricolfi, che «dal 22 marzo prossimo fino alla fine della legislatura (3 anni dopo) non ci saranno più test elettorali importanti». L'occasione sarebbe ghiotta per dedicarsi alle riforme: costituzionali ed economiche. Se non ora, quando?
1 comment:
Baldassarri ha presentato in Parlamento una proposta che prevedeva 35 miliardi di tagli di spesa e la contenstuale abolizione dell'irap. Questa è la politica che serve all'Italia per sopravvivere ma è stata bocciata. Certo se invece i ministri criticano Tremonti perchè vogliono più soldi da spendere allora rischiamo di cadere dalla padella....
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