Con l'intervista apparsa sul suo sito, Kaleme.org, in occasione del 31mo anniversario dalla caduta della dinastia Pahlevi, Mousavi sembra voler lanciare un'Opa sul movimento "verde", e candidarsi a divenirne il leader. Per portarlo dove lo vedremo. Le sue parole infatti lo pongono sempre più non solo all'opposizione del presidente Ahmadinejad, suo avversario alle presidenziali del giugno scorso, ma del regime stesso, accusato di aver tradito i principi della rivoluzione che portò alla caduta della dittatura dello Scià. La rivoluzione del 1979 «ha fallito il suo obiettivo» di estirpare la dittatura in Iran. «Non credo più che la rivoluzione abbia rimosso tutte quelle strutture che possono portare alla tirannia e alla dittatura. Oggi si possono riconoscere le radici e i fattori che sono all'origine della dittatura, così come la resistenza contro un ritorno alla dittatura. Mettere a tacere i mass media, riempire le prigioni ed uccidere brutalmente gente che chiede in modo pacifico il rispetto dei propri diritti sono cose che mostrano come le radici della tirannia e della dittatura dell'epoca della monarchia esistono ancora... Non credo che la rivoluzione abbia raggiunto i suoi obiettivi». «Per preservare la libertà e la democrazia - spiega - è necessario cambiare la Costituzione».
Ricordando che Ahmadinejad definì l'estate scorsa «polvere e sterpaglia» i manifestanti scesi nelle piazze per protestare contro i risultati delle elezioni che lo vedevano rieletto, Mousavi ha ammonito che «quella interpretazione dell'Islam che definisce la gente "polvere e sterpaglia" e crea divisioni tra il popolo è influenzata dalla cultura della monarchia». L'eredità migliore, «più preziosa», delle proteste del 1979 che portarono alla rivoluzione islamica vivono oggi nell'«opposizione della gente alla menzogna, all'imbroglio e alla corruzione». Il Paese corre il rischio di essere riportato «ad un dispotismo peggiore di quello di prima della rivoluzione», perché «il dispotismo esercitato in nome della religione è il peggiore possibile». Ma «il movimento verde - assicura - non abbandonerà la sua lotta pacifica... finché i diritti del popolo non saranno rispettati».
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