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Thursday, February 25, 2010

Rischio nuovi cedimenti

Le iniziative giudiziarie delle ultime settimane, unite alla solita ondata di limacciose intercettazioni - quelle che hanno coinvolto Balducci (figura trasversale degli appalti pubblici), Bertolaso e Verdini (su cui gli elementi emersi sono debolissimi), poi Scaglia (per il quale sembra valere il teorema "non poteva non sapere") e il senatore Di Girolamo (semi-sconosciuto e già scaricato dal Pdl), ma anche amministratori locali di diverso colore politico - non sembrano di per sé prefigurare una nuova Tangentopoli, né minacciare il consenso del governo e di Berlusconi. Eppure, la politica è sulla difensiva, c'è la corsa a farsi vedere dalla parte dei "moralizzatori". La questione morale, confinata fino ad oggi nell'Italia dei Valori, nella sinistra radicale e solo in parte nel Pd, viene ripresa anche a destra. E fa breccia, persino nel berlusconismo, il tema dell'incandidabilità. Un clima - in questo sì simile a quello di Tangentopoli - che rischia di produrre nuovi cedimenti della politica nei confronti della magistratura.

Si stabilisca per legge l'incandidabilità dei condannati in via definitiva, si sente invocare da più parti [va ricordato che già oggi le sentenze di condanna per i reati di corruzione possono includere - e nella maggior parte dei casi la includono - la pena accessoria dell'esclusione dall'elettorato passivo. E' il giudice a stabilirlo]. D'Alema ha provato ad andare oltre, chiedendosi se sia davvero necessario aspettare sentenze passate in giudicato. Lo stesso Berlusconi, e Fini, ritengono di "buon senso" che obbedendo a una sorta di codice etico interno i partiti si impegnino a non candidare indagati o rinviati a giudizio.

Dovrebbe essere quasi scontato in un Paese normale, ma non dimentichiamoci che il problema della magistratura politicizzata non si è improvvisamente dissolto. E il paradosso è che mentre si discute di riforme in grado di riequilibrare i rapporti tra politica e giustizia, saltati dall'abolizione dell'immunità parlamentare sull'onda di Tangentopoli, il rischio è di fare passi nella direzione opposta, concedendo spazi di manovra ancora più ampi ai magistrati politicizzati. Basti l'esempio dell'approvazione in prima lettura alla Camera di una legge che prevede il carcere per il candidato che si avvalga della propaganda di un "sorvegliato speciale" e di "voti mafiosi". Una legge molto scivolosa, come spiega Pecorella.

Si pone certamente un problema di selezione e reclutamento della classe politica, ma non va risolto a colpi di leggi-manifesto e di campagne moralizzatrici. Riguardo l'opacità delle relazioni fra gruppi di affari e personale politico, Angelo Panebianco fa notare, oggi sul Corriere della Sera, che «le lobbies, in tutte le democrazie, sono una costante. Imporre la trasparenza necessaria per contrastare le attività illecite richiede, come contropartita, la piena accettazione pubblica delle attività lobbistiche». E comunque l'architrave del "sistema gelatinoso" è «l'economia parassitaria» (che cioè vive di distribuzione di risorse pubbliche) nel Sud del Paese, ma non solo.

Un altro esempio di reazione schizofrenica della politica è quando si denunciano clientelismi e sostegni mafiosi e poi si sostiene il ritorno alle preferenze. Meglio il collegio uninominale, che non è del tutto al riparo dai quei fenomeni, ma quanto meno consente alla stampa e all'opinione pubblica di esercitare uno "screening" più accurato sui candidati, essendo questi ridotti a due (massimo tre) per collegio.

Il rischio è che tutto si riduca a nuovi esiziali cedimenti della politica alla magistratura politicizzata. L'impegno da parte dei partiti a non candidare indagati o rinviati a giudizio, o una legge che sancisca l'incandidabiltà dei condannati, possono alimentare l'appetito di protagonismo di certi magistrati dal grilletto facile, mettersi nelle mani di certe procure, concedergli un vero e proprio diritto al vaglio delle candidature, un po' come il controllo esercitato sui candidati dal Consiglio dei guardiani in Iran. Attenzione.

1 comment:

Cachorro Quente said...

"e il senatore Di Girolamo (semi-sconosciuto e già scaricato dal Pdl)"

Semi-sconosciuto QUINDI già scaricato dal PDL.
Non ho notato la stessa solerzia nei confronti di Dell'Utri.