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Friday, February 19, 2010

Dov'è l'imbroglio

Il «sottobosco paraistituzionale», come lo definisce oggi Massimo Franco sul Corriere, o il sistema «gelatinoso», espressione coniata dall'architetto Paolo Desideri e raccolta in una intercettazione del 2007, esiste, a prescindere dal consumarsi o meno di fatti penalmente rilevanti. Si tratta di comportamenti politicamente disdicevoli, che però sono quasi sempre trasversali, come provano le stesse figure di Balducci & soci, funzionari apprezzati da governi e amministrazioni locali in modo bipartisan.

E' un contesto tipico italiano, quello delle commistioni tra politica e affari quando ci sono "torte" da spartire. La politica "maneggia" e crea "vie gelatinose", corsie privilegiate per permettere alle imprese "amiche" di aggiudicarsi succulenti appalti. Non è detto che in tutto questo si violino in modo dimostrabile le procedure o si prendano delle mazzette, perché il compenso reciproco di una rete clientelare va ben oltre qualche migliaio di euro, che al contrario sarebbe una pistola fumante pericolosamente vistosa.

Dov'è allora il problema? Che per colpire politicamente Berlusconi, finora rivelatosi immune agli attacchi frontali diretti contro la sua persona, si prendono di mira i suoi più stretti collaboratori, non si esita a sfregiare due innegabili successi della sua "politica del fare" - ma in realtà, per una volta, successi dello Stato - facendo credere alla gente che questo sistema «gelatinoso» può essere circoscritto alle emergenze gestite dalla Protezione civile - o può addirittura esserne il frutto - e non riguarda, invece, anche la normalità degli appalti pubblici in Italia. Un'operazione o ingenua, a voler pensar bene, o in malafede. Almeno per dovere di cronaca, ogni volta che si scrive o si parla di sistema «gelatinoso» bisognerebbe ricordare che si fa riferimento a un'espressione nata durante le conversazioni intercettate tra alcuni architetti e imprenditori convinti di aver partecipato a gare d'appalto pilotate da Veltroni e Rutelli. Non dico che ciò sia vero, dico solo che giornalisticamente è lì che nasce quel termine e andrebbe ricordato ogni volta che si pretende di associarlo a Bertolaso.

Credo che difficilmente si troveranno mazzette, ma il sistema esiste e chi vive e lavora a Roma sa bene come, *grazie a chi*, si lavora nell'ambito delle commesse pubbliche o dell'edilizia. E questo nella normalità, non nelle emergenze o nei cosiddetti "Grandi Eventi". Quindi, finiamola, per colpire Bertolaso - e tramite lui Berlusconi - di dire che la "gelatina" la producono le norme e procedure eccezionali di protezione civile, o il superego del suo capo.

Laddove si gestiscono torte enormi di denaro pubblico, guarda un po', si riescono a far lavorare le ditte amiche. In modi legali o ai limiti della legalità. Lo sanno tutti, facciamocene una ragione. Come tutelare la cittadinanza? Bisogna riconoscere - laicamente - che c'è un solo modo. Che non è quello di appesantire le procedure, nell'illusione che fatta la legge più severa non si trovi l'inganno. Anzi, più sono astruse e farraginose, più garantiscono ai malintenzionati spazi di manovra coperti. E rimane il problema di chi è chiamato da noi cittadini a "fare", a farle per davvero le cose utilizzando i soldi pubblici.

Si potrebbe cominciare intanto per diminuire drasticamente l'enorme torta che mettiamo nelle mani dello Stato, la spesa pubblica. E poi, semplificare prima, per concentrare più risorse ed energie a controllare - e a punire - successivamente. L'interesse pubblico è che l'opera sia effettivamente realizzata, in tempi e costi ragionevoli. Ma che sia realizzata, che ci sia qualcosa di tangibile. Quindi, si *deve* poter fare, rispettando poche e semplici regole, responsabilizzanti. Perché in questo modo, non appesantendo di costi il processo, possiamo investire più soldi in controlli a tappeto e più efficaci.

2 comments:

Stanley said...

ma infatti.
lo scandolo (o presunto tale) riguarda più la sx che il Berlusca.
Feltri e Belpietro però in questo caso non sono garantisti e la favola della doppia morale per ora può essere accantonata: attendo un editoriale di Minzolini che dica che Rutelli Veltroni e Scalfari non possono essere giudicati colpevoli prima di un giusto processo (mi pare che il termine t'aggrada, o no)?
Nessuno (parlo per me) vuole in galera Bertolaso; non chiedo nemmeno le dimmissioni: è bravo intelligente efficiente e probabilmente onesto (solo Dio lo sa, io mi limito a fidarmi). Ma che si dia una calmata e un po' di umiltà non guasterebbe (vedi caso dei spalatori di fango, Bersani in testa). Faccia il suo lavoro e basta.
Infine su Berlusconi: io sono di parte ma anche tu non scherzi: dire che è 'immune' dagli attacchi dopo che ha cambiato mezzo codice civile e penale a me semplicemnte fa ridere. Vedi sto piangendo a crepapelle. Scusami, non voglio essere offensivo ma mi pare che siamo alle comiche finali.
Con simpatia

Anonymous said...

E fu così che JimMomo, armato di scarponi, piccone e pc, cominciò la sua arrampicata sugli specchi. Impresa disperata, ma il suo sprezzo del pericolo, e del ridicolo, è ormai leggenda. Ad majora!

Stefano