Un trionfo l'intervento di Berlusconi alla Knesset, che ricorda quello del 2006 al Congresso Usa. Come in quella occasione ha pronunciato un discorso incisivo e ispirato. La sicurezza di Israele e il suo diritto di esistere («come stato ebraico») «una scelta etica e un imperativo morale»; l'espansione della democrazia, «a tutti i popoli della terra, nelle forme possibili», e la difesa della libertà, «come bisogno insopprimibile di ogni uomo». Queste le due premesse ideali, i principi guida, da cui a cascata derivano tutte le posizioni espresse dal premier nel suo discorso.
Non può che essere netta e rigorosa, dunque, la posizione sulla minaccia nucleare iraniana, su cui non è consentito alcun cedimento. Berlusconi si è impegnato ad agire presso la comunità internazionale per «impedire e sconfiggere i disegni iraniani», ha chiesto «sanzioni efficaci», avvertendo Teheran che «gli sforzi di dialogo non possono essere frustrati dalla logica dell'inganno e della perdita di tempo». Ha definito il popolo ebraico «un fratello maggiore» e quindi rinnovato il suo «sogno e auspicio» di vedere Israele «membro a pieno titolo dell'Unione europea», in quanto «stato libero e democratico in tutto eguale alle democrazie europee».
La centralità dei principi della democrazia e della libertà nel suo discorso emerge anche dal passaggio in cui Berlusconi ringrazia Israele per il solo fatto di esistere: è in quanto «più grande esempio di democrazia e libertà in Medio Oriente», e in qualità di «simbolo della possibilità di far vivere la democrazia anche al di fuori dei confini dell'Occidente», che «noi liberali di tutto il mondo vi ringraziamo per il fatto stesso di esistere». E' vero, l'esistenza dello Stato di Israele va ben oltre il valore dell'autodeterminazione del popolo ebraico, interessa e parla a tutto il mondo di uno sviluppo in democrazia e libertà.
Notevole anche la consapevolezza della sfida posta dal terrorismo al vivere civile e democratico nel mondo post-11 settembre. Nessuna ambiguità e nessuna equivalenza da parte del premier, che non teme di definire «giusta» la reazione di Israele ai missili di Hamas lanciati da Gaza, cosa che ha subito scandalizzato i "benpensanti" di Repubblica. E ricorda che l'Italia «si macchiò dell'infamia delle leggi razziali», ma anche che «il popolo italiano trovò la forza di riscattarsi attraverso la lotta di liberazione dal nazifascismo». Oggi quella guidata da Berlusconi è un'Italia molto diversa, anche da quella filoaraba e filopalestinese degli anni '70 e '80 (e di D'Alema): Netanyahu lo riconosce a Berlusconi: «Sotto la tua guida l'Italia è diventato un Paese leader morale contro negazionismo e antisemitismo».
2 comments:
difendendo Israele il Premier difende il proprio business politico.
Infatti il PDL è un piccolo carro armato israeliano che cerca di farsi largo con criteri manageriali e filooccidentali
dire che sei diventato un fazioso è inultimente provocatorio?
alex
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