Terzo segnale in meno di due settimane di un cambio di atteggiamento dell'amministrazione Obama nei confronti della Cina? Una decina di giorni fa il solenne discorso di Hillary Clinton sulla libertà di Internet, che chiamava in causa direttamente Pechino per la censura del web. Poi, la vendita delle armi a Taiwan. Oggi, nonostante l'avvertimento preventivo e perentorio dei cinesi, il presidente Obama annuncia che incontrerà il Dalai Lama durante la sua prossima visita negli Usa. Il leader spirituale tibetano partirà infatti alla volta degli Stati Uniti il 16 febbraio e dovrebbe rimanervi per dieci giorni. Stamani Pechino aveva avvertito Washington che un incontro tra il presidente e il Dalai Lama «minerebbe seriamente» le relazioni tra i due Paesi. «Ci opponiamo fermamente a un simile incontro», ha dichiarato alla stampa un alto responsabile del Partito comunista cinese.
Fonti della Casa Bianca rivelano però che il presidente Obama aveva già informato Hu Jintao della sua intenzione lo scorso novembre, durante la visita a Pechino. Evidentemente il regime ha voluto comunque rimarcare il proprio dissenso. Ovviamente il gesto più concreto dei tre rimane la vendita a Taiwan di armi "difensive" per un valore di 6,4 miliardi di dollari, che ha portato Pechino a minacciare sanzioni nei confronti delle aziende Usa coinvolte. In questo modo gli Usa dimostrano concretamente che a dispetto delle ipotesi di un G2 con la Cina non hanno intenzione di abbandonare i loro alleati storici nel sudest asiatico solo per accattivarsi la benevolenza del nuovo presunto "partner".
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