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Monday, February 08, 2010

Avatar, banalità in 3D

Ieri ho visto un film in cui il protagonista è riuscito a volare di nuovo sul grande uccello di nonno. Ironia a parte, ho trovato Avatar un'esperienza unica per il 3D e gli effetti speciali, per i paesaggi e i combattimenti spettacolari. Ma la storia e i dialoghi insopportabilmente sciatti. Un'accozzaglia di triti e ritriti miti ecologisti, banalità ambientaliste, pacifiste e anticapitaliste. Evidenti le forzature per arrivare a un esito scontato. Macchiette, più che personaggi, prive di qualsiasi complessità. Nessuno sforzo di immaginazione nelle forme di vita intelligente extraterrestri, il popolo dei Naavi, dalle reazioni e i tic umanissimi al limite della parodia. Sconfortante poi, come a Hollywood non si siano ancora liberati del fantasma di George W. Bush, a tal punto da dover richiamare le sue nefandezze nella memoria dello spettatore, inserendo qui e là qualche riferimento, implicito ma inequivocabile. Dovessi dargli un voto darei 5 (un punto in più per il 3D e gli effetti speciali).

4 comments:

JohnnyHead said...

[commento già postato sul mio blog, lo riporto tale quale. scusate il turpiloquio, visto che non so se sia tollerato o no qui sopra ho censurato il peggio]

Avatar è kitch nella trama, populista nei contenuti, errato nei messaggi.

Ormai la visione della tecnologia cattiva, fonte e fine delle più aberranti malvagità umane ha rotto il ca$$o. La natura salvifica, purificatrice e ispiratrice dell’unico stile di vita moralmente perseguibile è un’idea risibile, in ultima analisi ST$$$ZA.

La tecnologia salverà l’uomo dalla stagnazione. La tecnologia salverà l’uomo dall’incontro con razze aliene aggressive. I Na’vi stessi sono portatori di grande tecnologia biologica, ma il loro messaggio viene traviato dalle lenti buoniste e qualunquiste con cui Cameron distorce qualunque agire umano. (Tralasciando l’ovvio che nella realtà li avremmo arati senza nessun problema…)

Avevi obbiettato che l’esaltazione della guerra c’è. Io ti ripeto che questo invece è l’esaltazione del pacifismo, non della resistenza passiva, ma del pacifismo. Incarnato da un popolo incapace di cambiare perché biologicamente ancorato alla terra. Incapace di essere libero e pensare individualmente, ma costretti al pensiero comune degli antenati.

Sì, è vero che si ribellano. Ma non hanno un grammo della potenza greca di fronte alla Persia. E gli umani non hanno nulla di travolgente. Sono ca$$$ni.

So che il messaggio populista e iperconservatore ti attira. A me per tante cose no. E più ci sto pensando sopra più Avatar scade nello schifo.

Cachorro Quente said...

Non ideologizzerei tanto il film. Cameron non è un autore ideologico.

In Avatar si è limitato ad acquisire in toto una storia archetipica (quella di Dune, Balla coi Lupi, L'Ultimo Samurai, Pocahontas e chi più ne ha più ne metta). Quello che conta è la forza delle immagini, che trascende i clichè e dà vita alla contrapposizione non tra la tecnologia e la natura, ma tra due tipi di tecnologia e società, una fallimentare e decadente e una ancora vitale. Per questo il film è (almeno secondo me) struggente nonostante la solita pippa degli aborigeni buoni e in armonia sulla natura.

Sugli stessi temi molto migliore (perchè più ambivalente) Mononoke di Miyazaki, ma qui il target e il budget sono quelli del super-film di cassetta; ma si può guardare oltre a certe banalità di sceneggiatura.

Peccato per la pessima colonna sonora (e il pessimo doppiaggio italiano).

JohnnyHead said...

Scusami ma Dune non c'entra assolutamente niente con il resto dell'elenco. Paul Atreides non sceglie di tradire la propria gente perché affascinato dagli indigeni, Paul Atreides è distrutto dai propri nemici, si rifugia dagli indigeni, riesce a diventare il loro leader e li usa per vendicarsi di tutto e tutti. Oltre a questo c'è poi una profondità immensa di tematiche trattate.

Che Pocahontas e L'ultimo Samurai poi siano identici ad Avatar sono d'accordo con te.

Cameron per me diventa ideologico (anche se uso l'espressione in senso lato) nel momento in cui dipinge i cattivi come bestie avide senza la minima ragione e incominciano a comportarsi da decebrati.

Cachorro Quente said...

Bè, più che ideologico direi che rientra nel fatto che non stiamo parlando della migliore sceneggiatura degli ultimi anni, se vogliamo metterla così.

Però i cattivi saranno bestie, saranno avidi ma non mi paiono decerebrati. La Terra è un pianeta morente. Per sopravvivere i terrestri hanno bisogno dell'unoptanium o come si chiama. I Na'avi vivono sull'unoptanium. Il conflitto è inevitabile, e verosimile; il più forte vince, e il finale non è assolutamente conciliante. I clichè "liberal" sono in superficie, lo scheletro del film ha una sua forza, Cameron non è Kurosawa o Bresson ma non è neanche l'ultimo venuto cinematograficamente parlando.

Dune degli esempi che ho fatto è quello che si sposa di meno, ma i riferimenti sono tanti (basta pensare all'utilizzo militare della conoscenza ecologica del pianeta...). E anche in Dune c'era l'esaltazione di una civiltà extra-occidentale, se i Na'avi sono dei nativi americani blu e alti tre metri i Fremen avevano tutte le caratteristiche dei Tuareg.