Luigi Lusi, Francesco Belsito, Rosi Mauro, Renzo e Umberto Bossi, Davide Boni, Filippo Penati, Nichi Vendola, Roberto Formigoni e mezza giunta regionale lombarda, Valter Lavitola e ovviamente lui, Silvio Berlusconi. Appuntatevi questi nomi, solo i più citati, coinvolti a vario titolo - indagati e non - nelle numerose inchieste che in lungo e in largo nella nostra penisola stanno scuotendo le fondamenta del sistema politico. Tra qualche anno, quando il polverone si sarà diradato, sarà di una qualche utilità, per comprendere cosa stesse accadendo in questi giorni, sapere che fine avranno fatto, quale esito giudiziario sarà toccato loro in sorte. Paginate di giornali, aperture dei tg, talk show, ovunque lo tsunami di rivelazioni sembra inarrestabile, ondata dopo ondata travolge ogni cosa.
Non c'è nemmeno il tempo di porsi qualche domanda che già sopraggiunge lo scandalo successivo, o il vecchio si arricchisce di una nuova puntata, di un particolare in più. Eppure, da Tangentopoli a Partitopoli, alcune coincidenze nell'assalto mediatico-giudiziario al sistema politico non possono non sollevare alcuni interrogativi per chi non si accontenti delle gogne per sfogare il proprio malcontento. Allora come oggi le grandi "pulizie" coincisero con una pericolosa crisi finanziaria...
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