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Tuesday, September 05, 2006

I pacifisti stanno con gli aggressori

Cose che non mi sono perso/3

Non mi sono perso gli attacchi al pacifismo che sta col nemico. Quello di Pierluigi Battista, che sul Corriere ha affrontato il tabù della guerra: «Nei nostri schemi culturali la guerra è diventata un tabù e non può essere nemmeno nominata». E' ciò che ho sperimentato di persona con le reazioni che ha suscitato questo mio articolo pubblicato su Notizie Radicali subito dopo gli attentati alla metropolitana di Londra. «Prendere atto che la guerra esiste espone all'accusa di cinismo e di insensibilità... come se nominare la guerra equivalesse a fomentarla». Non è poi male che la guerra, cioè il fomentarla, rimanga un tabù, a patto che non si rimanga intrappolati nelle pericolose illusioni che «la cancellazione ideologica della realtà» può alimentare.

Angelo Panebianco, sempre sul Corriere, commentava la Marcia per la "Pace" di Assisi, quest'anno andata sorprendentemente quasi deserta, prendendo spunto dalle foto apparse sui giornali. Vedere innalzate le immagini di Nasrallah, il capo degli Hezbollah, e la partecipazione dei rappresentanti dell'Ucoii, sono segni già sufficientemente eloquenti dell'ipocrisia pacifista:
«... registriamo il fatto che ci sono settori non irrilevanti del nostro Paese che hanno in orrore le missioni militari solo se il loro segno è, senza ambiguità, pro occidentale (come quella svolta in Iraq o quella tuttora in corso in Afghanistan). Questi stessi settori possono invece appoggiare una missione militare se, anche a dispetto delle motivazioni ufficiali del governo, sono in grado di attribuirvi in qualche modo, come nel caso della missione in Libano, un significato antioccidentale e, nello specifico, antiisraeliano».
Infine, Marco Pannella, che intervistato dal Corriere sulla marcia di Assisi ha accusato i pacifisti di essere «di parte. Stanno con l'aggressore».
«... disastroso è quel pacifismo che, da sempre, cerca di mantenere un equilibrio impossibile tra aggredito e aggressore... spesso non capendo né chi è l'aggressore, né le ragioni dell'aggredito».

4 comments:

Anonymous said...

E' come al Palio di Siena: se non può vincere la tua contrada, che almeno non vinca la tua nemica.
Se l'URSS ed il comunismo reale sono miseramente e tragicamente finiti, che almeno non vincano gli USA e la democrazia liberale occidentale. Perciò il pensiero unico sia: PACE PACE PACE (ma a senso unico!!!)

S.R. Piccoli said...

Ciao Federico, scusa l’OT, volevo segnalarti che Wind Rose Hotel ha tolto le tende da Splinder per trasferirsi presso Blogger. Pertanto il nuovo indirizzo da oggi in poi sarà
http://windrosehotel.blogspot.com/

Un grazie in anticipo se vorrai gentilmente modificare l’url nel tuo blogroll. Un caro saluto.
Roberto

Anonymous said...

La domanda è: come si fa a vincere contro gli estremisti di sinistra?
Che con-vincerli è ormai chiaramente impossibile.

Quando leggo di questa sinistra arretrata che ci ritroviamo mi pare di rileggere la storia del Labour Party prima della Tatcher così come la racconta Andrea Romano nel libro bellissimo su Tony Blair.
Ma purtroppo qua da noi non ci sono nè una Tatcher nè tanto meno un Blair all'orizzonte. Ma solo Giovanardi, Calderoli, Ruini da un lato e Rutelli, D'Alema e Diliberto dall'altra parte.

Anonymous said...

Ma perchè Fassino non conta un cazzo?