E' stato molto deludente il discorso di Fini ieri a Gubbio. Un Fini interessato davvero ad un fertile dibattito interno, avrebbe lanciato un paio di temi su cui a suo avviso è carente la riflessione all'interno del partito e del governo (che so, l'immigrazione o la bioetica, le riforme istituzionali o la vita interna al partito), avrebbe approfondito per bene quelli, anche scontrandosi con le visioni a lui contrapposte. E invece no. Ha toccato un'infinità di argomenti, ma superficialmente, senza approfondirli davvero, inanellando una serie di slogan provocatori e avvalorando così il sospetto che voglia solo concorrere con altri a demolire la leadership di Berlusconi, in un modo che ricorda fin troppo da vicino l'azione di logoramento portata avanti nella legislatura 2001-2006 dall'Udc di Casini e Follini (e per la verità, almeno in parte anche da lui stesso).
C'è un'espressione usata ieri da Fini che più di tutte richiama il lavorio di chi, all'interno di una coalizione, si sente insoddisfatto degli equilibri di potere e strattona per cambiarli: «Cambio di marcia». Quante volte l'abbiamo sentito invocare da un Casini o da un Follini, ma anche all'interno di quell'armata brancaleone che fu l'Unione prodiana?
Va bene tutto. Invocare più democrazia interna, più dibattito. Sono in molti a ritenere a ragione che nel Pdl ci sia bisogno di più democrazia e dibattito interno. Sull'immigrazione e il biotestamento, come ho già detto, sono contento dei ripensamenti di Fini. Ma neanche la politica economica del governo, stando a quello che ha detto ieri a Gubbio, gli sta bene. Però non la vorrebbe più liberale. Altro che leader di una destra aperta e moderna! La vorrebbe più "sociale", avrebbe voluto nelle finanziarie più spesa pubblica, proprio come Bersani, che rimprovera al governo di non aver fatto abbastanza perché non ha distribuito «soldi veri».
Fini - mi auguro che se ne siano accorti i miei amici liberali che in lui credono di aver trovato una voce che li rappresenti - ha definito «geniale» l'intuizione della «lotta al mercatismo», ma poi ha accusato Tremonti di non fare abbastanza: «Bisogna tradurla» e «non credo che l'ultima Finanziaria sia stata un esempio di lotta alle degenerazioni del mercato», ha aggiunto. E sembrava proprio Bersani quando ha in pratica accusato il governo di negare la crisi, e quando ha lamentato che «nell'ultima Finanziaria c'è ben poco di politiche autenticamente di solidarietà sociale».
Ma dove Fini è scivolato di brutto è in quel passaggio sulle stragi di mafia. O è un ingenuo irresponsabile, o davvero ha deciso di partecipare all'ennesima campagna giornalistico-giudiziaria che si sta preparando contro il premier. Ma quali «elementi nuovi»? Rimproverando al Pdl di dare l'impressione di temere l'accertamento della «verità», Fini finge di non sapere che si tratta dei soliti magistrati militanti, come Ingroia e Scarpinato, che cercano di rimestare tra i rifiuti dei pentiti per riesumare vecchi teoremi politici contro Berlusconi. Ed è grave sia che non lo abbia capito, sia che finga. Si leggesse piuttosto il commento di oggi di Pierluigi Battista, sul Corriere della Sera. Forse si è reso conto di averla sparata grossa e con le dichiarazioni di stamattina Fini è sembrato voler correggere il tiro.
5 comments:
quando il Presidente della Repubblica alla cerimonia del ventaglio era intervenuto con il necessario equilibrio:
«Sono rivelazioni che vengono da soggetti per lo meno discutibili. Bisogna fare attenzione alle testimonianze rese in sede giudiziaria. È lì che vanno vagliate e, eventualmente, vanno squarciati i veli. Tutti i collaboratori di giustizia inizialmente non godono di una grande credibilità, e certe rivelazioni sono state accolte da un clamore un po’ eccessivo. Occorre lasciare che i magistrati facciano il loro lavoro»
Fabio Granata (anche membro della commissione antimafia) si era immediatamente accodato alle dichiarazioni di Lumia che chiedeva a Riina di "dire tutta la verità" e riaprire le indagini in base alla "nuove", importanti dichiarazioni di un capo mafia, di Massimo Ciancimino e di alcuni collaboratori di giustizia. Non è una novità quindi.
Il passaggio di ieri è "scientificamente" voluto e utilizzando, anche questo volutamente, il linguaggio più pericoloso e subdolo, quello allusivo, parole dette e non dette. Con un vergognoso, contemporaneo riferimemto a Paolo Borsellino, per cercare di strappare l'applauso della platea. Risentilo.
A mio parere ovvio.
Ora questo blog si fa dettare l'agenda da Feltri? Due post dedicati a Fini quando prima dell'attacco raramente se ne parlava. Che ti rode, Punzi? Non capisco.
E' strano. L'antimercatista prof Tremonti è pur sempre un liberale, mentre Fini, rivolgendo l'attenzione a chi ha redditi da fame, diventa 'rosso'. Dello stesso colore diventa quando dice che fare la luce sull'uccisione di Borsellino (e Falcone) non deve far paura a chi ha la coscienza a posto.
Delle due l'una. O il Pdl non esiste come partito aperto al dibattito e al confronto, ma è solo un'accolita di 'paluditores', in cerca di un'identità distinta da quella del pur illustre fondatore; oppure ha tante anime quante quelle che ciascuno vuole attribuirgli, a seconda delle circostanze.
In un caso e nell'altro sarà deludente Fini, ma lo è ancora di più un partito che rifiuta il confronto, appellandosi a luoghi comuni e banalità.
Fabio, Tremonti già non ci piace su questo blog per il suo antimercatismo (quindi ti sfido a trovare un post in cui lo definisco 'liberale'). Se Fini critica Tremonti perché è stato poco antimercatista, ci piace ancora meno.
'Liberale' e 'liberista' non sono termini equivalenti.
E nessuno ha fatto riferimento alle definizioni di J.Momo (ancora non apparse su Wikpedia...).
Fini e Tremonti sono liberali.
La purezza del 'liberismo',invece, è tutta da dimostrare.
Il mercato perfetto è pura utopia, come il paradiso in terra dei marxisti.
Neppure Hayek ci credeva, ritendo che anche l'ecomomia sociale di mercato (ohibò!), bene o male, rientrasse nel 'liberismo'.
Sulle stragi transeamus ? Transeamus.
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