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Monday, November 02, 2009

No, D'Alema no

Situazione "lose-lose" per Berlusconi

«Si tratta di valutare quale sia l'interesse nazionale prevalente: se per un incarico di così alto prestigio fosse indicato un italiano, Berlusconi ha già detto, e io confermo, che noi sosterremmo questa candidatura». La candidatura è quella di D'Alema ad Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Ue (l'ex Mr. Pesc, per intenderci) e le parole sono quelle del ministro degli Esteri Frattini. Le ipotesi sono due. Nella prima, il governo sta solo facendo buon viso a cattivo gioco. Visto che ormai D'Alema è stato inserito nella lista dei candidati compilata dai leader socialisti, vuole mostrare un profilo istituzionale e bipartisan, ma in cuor suo spera che le chance di Massimo di farcela rimangano talmente basse da non trovarsi nell'imbarazzo di dover decidere se sostenerlo sul serio o meno. Nella seconda, Berlusconi sarebbe talmente ingenuo da credere che sponsorizzare davvero la candidatura di D'Alema (rinunciando a Tajani commissario - e pazienza - ma anche a Tremonti presidente dell'Eurogruppo o, in alternativa, a Draghi presidente della Bce) contribuirebbe a creare tra maggioranza e Pd un clima collaborativo sulle riforme istituzionali e della giustizia.

Sarebbe un'ingenuità sciagurata. D'Alema lo conosciamo. Se dovesse farcela, si scorderebbe presto dell'aiuto di Berlusconi e, complici la sua arroganza e la stampa "amica", la storia diventerebbe quella del grande statista riconosciuto a livello europeo: era il candidato perfetto... chi altri, se non lui, avrebbe potuto essere designato per quella carica? Se viceversa, come probabile, non dovesse farcela, ciò proverebbe lo scarso peso dell'Italia in Europa.

Ma un eventuale successo contribuirebbe almeno a svelenire il clima interno sulla figura di Berlusconi, favorendo un dialogo costruttivo tra maggioranza e Pd su riforme e giustizia? Nient'affatto, perché il Pd nemmeno con Bersani (e D'Alema) al comando riuscirebbe tornare titolare della guida dell'opposizione reale, che rimarrebbe appaltata a la Repubblica, ai magistrati e a Di Pietro, che continuerebbero imperterriti a intorbidire il clima, per di più accusando D'Alema e il Pd di inciucio. Bersani passerebbe i prossimi anni a convincere la Repubblica che non c'è stato nessun inciucio e addio a ogni possibilità di dialogo.

Tra l'altro, nel merito delle riforme la sinistra è come l'Iran sul nucleare: non ha nessuna intenzione di collaborare davvero, al massimo - se il clima lo consentirà, cosa improbabile - fingerà di essere disponibile a discuterne nelle commissioni, ma in chiave solo ostruzionistica. Il motivo è semplice. Per la sinistra è Berlusconi l'anomalia italiana; per il centrodestra è la magistratura politicizzata - a causa di un assetto squilibrato dei rapporti tra politica e giustizia e della scarsa terzietà e indipendenza del giudice dall'accusa - la vera anomalia. Finché la sinistra non smetterà di credere che sia Berlusconi la principale anomalia, e di voler avvantaggiarsi politicamente (cosa che tra l'altro non gli è quasi mai riuscita dal '94 in poi) dei suoi guai giudiziari, non ci sarà accordo possibile sulla giustizia.

Né c'è alcuna possibilità inoltre che si arrivi a riforme istituzionali approvate dal Parlamento con un quorum tale da evitare il referendum confermativo. Presidenzialismo o premierato rimangono tabù a sinistra e, tra l'altro, rispetto al Pd veltroniano Bersani e D'Alema si oppongono a un sistema tendenzialmente bipartitico, preferendo quello tedesco. Non vedo compromessi possibili. Se questo Paese avrà mai le riforme che aspetta, e di cui si parla da decenni, sarà con voto a maggioranza, confermato per referendum dagli italiani.

Infine - ma per chi legge questo blog è scontato e non ho bisogno di dilungarmi - D'Alema a rappresentare la politica estera e di sicurezza dell'Ue sarebbe una iattura, a cominciare dai rapporti con Israele e il mondo arabo, e dall'approccio nei confronti del terrorismo islamico.

1 comment:

Anonymous said...

"Negli altri paesi dell'Unione i partiti popolari non si alleano con la sinistra, non sono disponibili ad allearsi con una parte o con l'altra. Questo non e' casuale. E' la conseguenza del fatto che i nostri valori, i nostri programmi, la nostra ECONOMIA SOCIALE DI MERCATO, sono concezioni alternative a quelle della sinistra." SB, nel libro di Vespa.

Alternative come?

Ret