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Wednesday, November 11, 2009

Quanto ci costa l'"ingiustizia" italiana

I nostri pm ci costano il doppio che ai francesi. E le sentenze? Un miraggio

Su il Velino

Mentre la maggioranza si appresta a presentare in Senato il disegno di legge per il processo breve, che dovrebbe prevedere una durata massima dei processi di sei anni fino al terzo grado di giudizio, la giustizia sembra essere al centro delle cronache e del dibattito politico come problema personale del premier, e non per la crisi in cui versa nel nostro Paese. Crisi i cui emblemi sono lo spropositato numero, quasi 9 milioni, di procedimenti pendenti (5.425.000 civili e 3.262.000 penali) e la loro durata media (960 giorni per il primo grado e 1509 giorni per il giudizio di appello nel civile; 426 giorni per il primo grado e 730 per il grado di appello nel penale). Sono questi alcuni dei dati più impressionanti forniti dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nell'ultima relazione al Parlamento sullo stato della giustizia.

Eppure, come vedremo, le lievi differenze nell'entità della spesa pubblica destinata alla giustizia, nel numero dei tribunali, dei giudici, dei procuratori, e del personale non togato e tecnico-amministrativo, rispetto agli altri grandi Paesi europei paragonabili all'Italia per ricchezza, popolazione e cultura giuridica, non giustificano un divario così abissale nel numero dei procedimenti pendenti e nella loro durata. Anzi, per molti aspetti impieghiamo anche molte più risorse degli altri, ma la "produttività" del sistema è lontana anni luce.
(...)
Da molte parti si lamenta la scarsità di risorse, ma come dimostrano i dati, relativi all'anno 2006, del secondo rapporto CEPEJ (European Commission for the Efficiency of Justice) sul funzionamento e la valutazione comparata dei sistemi giudiziari europei, l'Italia non si discosta dagli altri grandi Paesi membri dell'Ue per il numero di risorse umane e materiali impiegate dallo Stato per l'amministrazione della giustizia. Anzi, per la pubblica accusa spende di più... Secondo la stima del rapporto CEPEJ, spendiamo per il nostro sistema giudiziario 4,08 miliardi di euro, contro i 3,35 della Francia e i 2,98 della Spagna. Spendono più di noi, in valore assoluto, Germania (8,73 miliardi) e Gran Bretagna (6,07 miliardi). In queste spese però sono inclusi i fondi per il patricinio legale gratuito, per il quale spendiamo meno di tutti. Solo 86,5 milioni l'anno. La Germania spende oltre 6 volte di più, la Francia quasi quattro volte di più e la Spagna il doppio di noi. Per non parlare della Gran Bretagna, che dedica all'assistenza legale oltre la metà del suo budget per la giustizia (3,35 miliardi su 6,07).

Tolta la spesa per il patrocinio gratuito, emerge quindi che l'Italia spende meno solo della Germania. Ma scorporando le varie destinazioni della spesa tra corti, pubblica accusa e patrocinio gratuito, emerge anche che ai procuratori italiani va una spesa di 1,33 miliardi di euro, il doppio rispetto ai 670 milioni che spende la Francia per i suoi pm.
LEGGI TUTTO (articolo molto lungo)

5 comments:

Anonymous said...

jimmomo, lei sta toccando vette inviolate persino da capezzone!

complimenti

Anonymous said...

Tutto molto "cool", molto moderno: i processi durano troppo? la giustizia italiana fa schifo? No problem una bella legge e oplà si fa finta che sia tutto risolto, che ci vuole è semplice. Tanto la gente è scema e ha le fette di salame sugli occhi e non capisce che il motivo è un altro, e anche se lo capisce abbozza e tira avanti, un po' come i napoletani del rione sanità davanti a un morto ammazzato.
Non si riesce a diminuire le tasse? che problema è, basta rinviare il pagamento degli acconti e si può dire che sono ridotte le tasse: detto fatto.
E' il mondo virtuale bellezza.

Cachorro Quente said...

Non sono propriamente un esperto del campo, ma non mi pare così irragionevole pensare che il problema della giustizia in italia non sia la malvagità e pigrizia dei magistrati comunisti, ma la "gratuità" dei ricorsi in appello (e alla corte di cassazione).

greedy said...

Ho letto un analogo articolo di Stefano Zurlo su Il Giornale di ieri.
La perentoria conclusione era identica: pur spendendo quanto e più degli altri, il servizio giustizia è gravemente inefficiente (magari per colpa dei magistrati che lavorano poco e si grattano la pancia...)
Onestà intellettuale avrebbe imposto al duo Zurlo - Punzi di non occultare un dato fondamentale: il numero di procedimenti che ogni anno vengono avviati e che intasano corti e tribunali. Ebbene, perché spendiamo più o meno quanto gli altri, ma abbiamo a che fare con una mole di cause *nuove* nettamente superiore. Cito dal rapporto CEPEJ (pag. 130): nel 2006 il numero di nuove cause civili promosse in Italia era di oltre 2,8 milioni, molto più di Francia (1,7 mln), Germania e spagna (1,1 mln), Regno Unito (2,1 mln). Addirittura si potrebbe rovesciare il discorso: ogni anno l'Italia riesce a definire procedimenti in misura nettamente superiore a quella degli altri paesi (2,6 mln di cause civili risolte nel 2006, contro l' 1,6 mln di Francia e Germania, e l'1,1 mln della Spagna): questo spendendo più o meno come gli altri.
Credo che sia un problema di cultura e mentalità: in Italia si va dal giudice per ogni bagattella, magari per ottenere quella rivincita sul vicino di casa o sul fidanzato traditore che la vita ha negato. L'ipetrofia normativa, anche nel penale, di certo non aiuta. Ma occultare scientemente questa realtà (perché Punzi il rapporto CEPEJ dimostra di averlo consultato, ma vi ha tratto solo i dati utili alla sua tesi) è un'operazione un po' meschina, diciamocelo.

Anonymous said...

mi dicono due amici magistrati che dal loro punto di vista la ragione fondamentale dei processi-fiume è il sistema delle notifiche.

Ret