Pagine

Thursday, June 30, 2011

No, non ci siamo proprio

A poche ore dal varo della manovra in Consiglio dei ministri le anticipazioni e le voci che circolano sui giornali di oggi sono a dir poco deprimenti. Non solo rispetto alle nuove entrate i tagli strutturali previsti non sembrano assumere la forma necessaria di una vera e propria "aggressione" alla spesa pubblica e sono troppo diluiti nel tempo, non solo non s'intravedono all'orizzonte né una riduzione, sia pur minima, della pressione fiscale, né vere "frustate" liberalizzatrici, ma spuntano tasse e balzelli di ogni tipo che rivelano un approccio anti mercato col quale sarà difficile portarci oltre l'1% annuo di crescita. E senza crescita, è a rischio persino l'obiettivo minimo di questa manovra: il pareggio di bilancio nel 2014.

Al di là di alcune misure condivisibili, si prosegue con una logica da Prima Repubblica, cioè con una caccia grossa a coloro che hanno ancora qualche spicciolo da parte. Il saccheggio dei granai, insomma, mentre l'obiettivo dovrebbe essere quello di farli riempire i granai e di ampliare la platea di quanti producono ricchezza. Manca solo la rapina notte tempo sui conti corrente messa a segno da Amato nel '92, e poi siamo ad una manovra da Prima Repubblica. L'impressione che se ne ricava è che piuttosto che spendere meno, i politici se ne inventino una in più di Dracula per succhiare altro sangue. Una buona metà degli italiani si chiederanno a questo punto che cosa hanno votato a fare il centrodestra nel 2008. Di un centrodestra del genere l'Italia non ha bisogno, non ha alcun senso.

L'adeguamento dell'età di pensionamento delle donne a quella degli uomini, a 65 anni, è una barzelletta: avverrà in modo graduale a partire dal 2020 concludendosi nel 2030! Si rinuncia ad una misura impopolare ma strutturale, per una altrettanto impopolare ma certo non virtuosa: il superbollo sui Suv e le auto di grossa cilindrata (quale la prossima "riforma strutturale", l'aumento delle imposte sulle sigarette?). Attenzione: avrebbe un qualche senso far pagare ai fumatori le spese sanitarie che lo Stato dovrà sostenere per curare le loro malattie, e ha un qualche senso "punire" questa mania dei Suv giganteschi, che nel contesto urbano delle nostre città sono una follia. E la reintroduzione del ticket sanitario avrà l'effetto di responsabilizzare un minimo i cittadini nel ricorso ad esami specialistici e al pronto soccorso. Ma è la mentalità che rivelano queste misure ad essere preoccupante: raccontano di un governo che anziché concentrarsi unicamente nel tagliare la spesa, cerca spasmodicamente nuove entrate.

Ci sono poi misure che rivelano un istinto anti mercato e che rischiano di avere un impatto persino depressivo sull'economia. Tassare le transazioni finanziarie e accanirsi sulla gestione delle attività finanziarie da parte delle banche è una roba "comunista". Punto. Si punisce chi decide di investire i propri risparmi (da una fonte di reddito già tassata) nel finanziamento di attività produttive, pur sapendo della cronica difficoltà delle nostre imprese di ottenere credito dalle banche e finanziamenti in Borsa. Tra l'altro, come ricorda Nicola Porro su Il Giornale, «se una banca o una società devono pagare un euro in più di imposte, è molto probabile che facciano di tutto per traslarle sul proprio cliente. Il quale, a sua volta, se è in grado, le fa pagare al suo di cliente. La sintesi finale è la regressività dell'imposta».

E' positiva la conferma della riforma del Patto di stabilità per i Comuni, per cui chi rispetta gli obiettivi di bilancio e ha soldi in avanzo potrà spendere, a differenza di quanto avviene oggi, così come è rassicurante l'allentamento delle "ganasce fiscali", con il raddoppio dei termini oltre i quali scattano i pignoramenti (da 120 a 240 giorni). Il Foglio si accontenta della liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura degli esercizi commerciali (ma solo nei comuni di interesse turistico e nelle città d’arte), ed è certamente un'ottima misura «sviluppista», ma il segno generale della manovra è a dir poco conservativo dell'esistente. Il pressing su Tremonti sembra non aver prodotto un sussulto di riforme liberali, sia sulla spesa che sulle tasse, bensì una diluizione nel tempo e un ammorbidimento (soprattutto, sembra, su previdenza e costi della politica) dei tagli. Ciascuno è impegnato a salvare dalla sforbiciata il proprio portafoglio ministeriale, non a offrire al Paese un approccio nuovo alla riduzione della spesa pubblica. Manca un ripensamento generale dello Stato e delle sue funzioni, mentre siamo di fronte ad una manutenzione, sia pure "responsabile" ma semplicemente ragionieristica dell'esistente. E non è detto che basti. Il giudizio sulla manovra lo daranno Moody's e le altre agenzie di rating, ma potrebbe essere senza appello.

Dove tagliare? I conti che fa Oscar Giannino sono impietosi nella loro semplicità. Basta avere la volontà politica di tagliare. Basta guardare i numeri e chiunque può comprendere all'istante come difendendo la spesa pubblica i politici difendono in realtà se stessi, mentre fanno credere ai cittadini di difendere i servizi - scadenti - che ricevono dallo Stato.

4 comments:

voyager said...

Il centrodestra è bollito, finito, morto, e non c'è nulla che potrà resucitarlo.
Se non sono riusciti a fare delle riforme liberali fra il 2008 e il 2010, quando vincevano le elezioni a mani basse e avevano una maggioranza schiacciante in Parlamento, mai e poi mai le faranno oggi, dopo la rottura coi finiani e le recenti batoste elettorali.
I referendum poi hanno messo una pietra tombale su ogni velleità riformatrice.
Berlusconi ha fallito perché crede che fare politica si riduca a fare una campagna elettorale.
E' terrorizzato all'idea di prendere decisioni impopolari e non capisce che l'immobilismo lo rende impopolare presso la parte "pensante" del suo elettorato.

Stanley said...

ma perchè una volta tanto, cavolo, non ammetti che le tasse sono state aumentate? E non mi dire ma quetasa è un'aliquota, l'altra è una partita di giro, la terza è un ticket...
Ah, il ticket. Sono d'accordo con te. Io lo metterei a 100 euro, rimborsabile se si prova documenti alla mano la patologia. Ma se l'acesse fatto il centro sx te li immagini i titoloni dal Giornale, Libero, Il Tempo, La padania in giù?

Cachorro Quente said...

"Sono d'accordo con te. Io lo metterei a 100 euro, rimborsabile se si prova documenti alla mano la patologia"

Non mi pare molto sensato. Se uno sa già di avere qualcosa che non va, tanto vale che non si faccia gli esami no? Il ticket a 25 euro per i codici bianchi, lo dico da elettore di sinistra (e da medico), mi pare ragionevole. Sul resto della manovra non ho competenze tecniche per giudicare, ma è evidente che in queste condizioni il governo Berlusconi non è in grado di governare. Sinceramente preferisco giudicarlo non per quello che sta facendo ora, ma per quello che non ha fatto quando aveva maggioranze blindate.

Stanley said...

x Cachorro Quente: era una boutade; infatti anch'io (da sx)non mi straccio le vesti per i 25 euro sui codici bianchi. Il paradosso è che sto rivalutando il governo Berlusconi 2001-2006. Almeno lì il Silvio era pimpante, qui siamo alla frutta (sì lo so affermazioni generiche che lasciano il tempo che trovano). L'analisi che fa Jim nel post successivo lo conferma. Il centro dx è stato inghiottito dallo Stato Italiano e non viceversa, quindi se nemmeno SB con tutto il potere che ha ce l'ha fatta vuol dire che.. non so nemmeno io cosa vuol dire. Non siamo una nazione liberale, nè moderna, nè innovativa. Siamo e saremo sempre uguali a noi stessi. SB qui è come The Mule di Asimov. La piscostoria è andata a farsi friggere