Questo solito ricatto dell'unità della sinistra. Pensano che sia un valore in sé, che basti essere uniti per con-vincere. Ma, nonostante tutto, sono i voti moderati quelli che si spostano, quelli determinanti. Tempo ed energie infinite sono invece consumati per evitare strappi, il risultato è la paralisi e alla fine, a doversi piegare non è mai la sinistra alternativa, massimalista, girotondina e pacifista, ma sempre quella "di governo", più credibile, quindi "compromessa" e accusata in modo stalinista di "tradire la rivoluzione". Il totem dell'unità a tutti i costi è la maledizione della sinistra, impedisce di ragionare sui contenuti, di apparire credibili e responsabili agli occhi del Paese. Ci vorrebbe finalmente un bello strappo, ma come sempre, il coraggio, se non c'è, non ce lo si può dare. Oggi un'occasione per i sedicenti riformisti, il voto sulla missione italiana in Iraq. La "svolta" io la chiedo a loro, compiano un gesto altamente politico, di distinzione netta, 'no' alla posizione astensionista del né aderire né sabotare («stavolta non si tratta della guerra, si tratta della pace»). Non esprimersi non eviterebbe né i malumori, né l'incomprensione dei cittadini, tanto vale fare un po' di chiarezza, è giunto il momento.
C'è chi avverte la sinistra che «opporsi è ridicolo», per altri «l'Ulivo batte il muso contro il pregiudizio pacifista che ha coltivato».
Purtroppo hanno già deciso per l'ignavia. La Lista Prodi è già un aborto riformista.
il Riformista
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