Non si pretende da Veltroni che si dissoci dall'operato del Governo Prodi, ma quanto meno che si astenga dal lodarlo, se ci tiene a presentare come innovativa la sua candidatura a leader del Pd.
«Dobbiamo sostenere il governo, che ha fatto molte cose buone». Sta tutto qui il richiamo di Veltroni all'ala massimalista della coalizione. Senza neanche i più espliciti riferimenti di Rutelli a una possibile rottura dell'alleanza. Se la prende genericamente con «l'instabilità politica», che «rischia di gettare ombre negative anche sulle cose buone che questo governo ha fatto e fa».
Tra queste, Veltroni mette l'accordo sulle pensioni: una controriforma che - unica in Europa - abbassa l'età di pensionamento (da 60 a 58 anni nel 2008) e i cui costi (10 miliardi di euro) sono a carico dei giovani, che pagano un quarto del loro stipendio in contributi e rischiano di non avere alcuna pensione.
E ci mette anche il protocollo sul welfare, che definisce «un punto di equilibrio importante», nonché «un punto di riferimento, un primo passo verso la lotta al precariato del lavoro e, soprattutto, al precariato della vita». Per questo, il sindaco di Roma si dice contrario ad «apportare cambiamenti al protocollo che ne minino la struttura e la sostanza», come invece vorrebbero i massimalisti.
Peccato che il protocollo non sia affatto «un punto di equilibrio importante». Va nella direzione esattamente opposta all'approccio blariano del welfare-to-work. Prevede sì il rafforzamento degli ammortizzatori sociali, ma di quelli già esistenti, che coprono appena 17 lavoratori licenziati su 100, come la Cassa integrazione, che serve a mascherare, e a mettere sul conto della fiscalità generale, i licenziamenti inevitabili delle grandi industrie (vedi Fiat).
Nell'ottica del completamento della riforma Biagi, la lotta al precariato andava condotta attraverso una rete di ammortizzatori universali secondo la logica del welfare-to-work, mentre il Governo Prodi combatte la precarietà mettendo fuori legge le forme di lavoro flessibile e aumentando la contribuzione dei parasubordinati. Ma in questo modo gli unici effetti saranno l'aumento del sommerso, a danno anche delle casse dell'Inps, e redditi ancora minori per i giovani, senza alcuna garanzia di ricevere in futuro una pensione dignitosa.
Il paradosso è che mentre le forze massimaliste e comuniste continuano ad attaccare e a mettere in discussione i punti di equilibrio appena segnati a loro vantaggio, i riformisti difendono lo 0-1 subìto in casa. Il dibattito su pensioni e welfare verte solo ed esclusivamente su modifiche peggiorative e la linea del Piave è la mera difesa di accordi già inaccettabili.
5 comments:
Che ha paventato Pannella?
Che se per caso, ma proprio per caso, cadesse Prodi e si tornasse a farci votare... "sarebbe un salto nel buio"...
Ma questo non è alla frutta...
no, no
questo è proprio un... RUTTO!
Ma chi spera ancora che ci possa essere un rinnovamento della politica, la nuova politica e altre minchiate del genere se il voto di preferenza non ce lo restituiscono?
Ma Capezzone li ha già presi i suoi contatti con Bonaiuti, Bondi e Cicchitto per un posticino in lista?
Sennò decidere che?
Ed a pranzo col Cav. ci va a Macherio, ad Arcore o pure lui in Sardegna?
Comunque sia: buon appetito!!!
La mia è tutta invidia, ovviamente!
Ma come? Pannella Giacinto detto Marco che ha sempre dichiarato di avere fiducia nell'umanità e ce l'ha sempre avuta con le gerarchie vaticane per i loro riflessi pessimistici sulla realtà umana... ora viene a raccontarci che il voto sarebbe un salto nel buio!!!
Ma stesse tranquillo!
Che tra lui medesimo e l'Alitalia l'unica differenza è che gli aerei ancora volano secondo una rotta predeterminata...
Ma chi porterà per primo i libri in Tribunale?
bravo oftooooooooopiiiiiiiiiccccc
questo è parlare!!!!!
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