Pagine

Friday, May 07, 2010

Flop-Clegg, Tories avanti ma delusione Cameron

Hung Parliament, ma il bipartitismo è salvo: "terzisti" bastonati. Brown bocciato, prove di dialogo tra Clegg e Cameron, probabile nuovo premier

17:51 - Arrivano i risultati definitivi: i Tories conquistano 307 seggi (+97), i Laburisti 258 (-91) e i Lib-dem 57 (-5). In percentuale sul voto popolare, i Tories salgono al 36,1% (+3,8), i Laburisti scendono al 29% (-6,2) e i Lib-dem rimangono praticamente stabili al 23% (+1). Nessuno dei tre partiti ha la maggioranza assoluta in Parlamento (326 seggi), quindi sono importanti anche i risultati dei partiti minori: 8 seggi ai democratici unionisti nordirlandesi (-1), 6 seggi lo Scottish National Party, 5 lo Sinn Fein, 3 il Plaid Cymru (+1), 3 i socialdemocratici, 1 i Verdi (+1) e 1 l'Alliance Party (+1). Nessun seggio ai partiti di estrema destra, che però complessivamente ottengono il 5% del voto popolare, UK Independence Party 3,1% (+0,9) e British National Party 1,9% (+1,2). Non solo nessun partito ottiene la maggioranza assoluta, ma sarà difficile anche costituire eventuali coalizioni di governo. Ci proveranno conservatori e lib-dem per primi, ma bisognerà vedere se Clegg accetterà i paletti posti da Cameron in modo sorprendentemente esplicito, soprattutto sul no ad una riforma elettorale in senso proporzionale. In caso di fallimento, Cameron proverà la fattibilità di un governo di minoranza con l'appoggio dei partiti minori. Ma sommando i 307 seggi dei Tories, gli 8 degli unionisti, i 6 dello Scottish National Party e i 3 dei gallesi del Plaid Cymru, si arriverebbe al massimo a 324 (sotto di 2). Ai laburisti non basterebbe un'alleanza con i lib-dem, quindi dovrebbero anch'essi tentare di coinvolgere i partiti minori in una coalizione raffazzonata, politicamente fragilissima e senza il sostegno popolare. L'ipotesi di nuove elezioni entro l'anno, o nella prossima primavera, rimane quindi probabile.

15:48 - Cameron apre al governo con i lib-dem anticipando di voler proporre loro «una grande, aperta e complessiva offerta», per affrontare insieme i problemi del Paese e assicurare un governo «forte e stabile»; ammette le differenze, ma sottolinea anche le aree di possibile intesa. Ma fa capire che i lib-dem non otterranno mai dai conservatori ciò che desiderano più di ogni altra cosa, e cioè una riforma del sistema elettorale in senso proporzionale: «Abbiamo idee diverse - ha ammesso Cameron - ma un punto d'accordo potrebbe essere raggiunto assegnando ad ogni collegio lo stesso numero di elettori nell'ambito dell'attuale sistema first past the post». Ma messa così è una riforma che serve più che altro ai conservatori, per non trovarsi più in futuro in una situazione del genere, mentre i lib-dem sono interessati al proporzionale. Clegg si accontenterà? Il cerino comincia a consumarsi.

15:00 - Brown concede a Cameron e a Clegg una chance per accordarsi, ma in caso di insuccesso è pronto a subentrare e a cercare un'intesa con i lib-dem, offrendo subito in dote un referendum sul sistema elettorale. Più che aprire a Cameron mi sa che Clegg gli ha voluto passare un pericoloso cerino acceso.

11:51 - Saggiamente Clegg si sottrae all'abbraccio degli sconfitti e responsabilmente osserva che deve essere il partito che ha preso più voti e seggi - cioè i Tories - ad avere il diritto di provare a formare un governo, da solo o con altri partiti. Downing Street è più vicina per Cameron, che a questo punto dovrebbe ricevere l'incarico dalla Regina, nonostante i laburisti avessero tentato di richiamare la prassi (che in caso di Parlamento "hung" vorrebbe il premier uscente almeno tentare di proseguire) e coinvolgere subito i lib-dem in un'alleanza. I lib-dem, invece, astutamente si propongono a Cameron. Ma nel campo Tories non mancano resistenze. In ogni caso, difficilmente con il risultato deludente che hanno ottenuto i lib-dem riusciranno a imporre un cambiamento del sistema elettorale in senso proporzionale, escluso dai conservatori.

10:32 - Attualmente, stando agli exit poll (che al momento sembrano avvalorati dall'andamento dell'assegnazione dei seggi), non solo nessuno dei tre partiti ha la maggioranza assoluta in Parlamento (326 seggi), ma non vedo coalizioni possibili. Ai laburisti non basterebbe un'alleanza con i lib-dem, tenteranno quindi una raffazzonata e politicamente fragilissima coalizione, in stile prodiano, cercando l'appoggio della minutaglia di eletti dei partiti minori. Ai conservatori basterebbero i lib-dem, ma è un'alleanza complicata, improbabile, e se si fermano davvero a 306-307 seggi non gli basterebbe l'appoggio degli unionisti nordirlandesi. Non rimane che sperare che con i seggi ancora da assegnare i Tories riescano a superare in modo consistente la quota che gli attribuiscono gli exit poll: 315 seggi per sperare. It's complicated.

Clegg non nasconde la sua «delusione», Cameron, che in poche settimane ha gettato al vento il solido vantaggio (circa 10 punti) del gennaio scorso, si limita a dire che «il governo laburista ha perso il suo mandato a governare». E Brown? Esce sconfitto, ma grazie alla tenuta in Scozia, scongiura gli scenari da incubo della vigilia e non si sbilancia sul futuro governo, anche se lui personalmente sa di essere fuori dai giochi e già si dice «orgoglioso» per le cose fatte in questi 13 anni. Nonostante la sconfitta, i lib-dem cercheranno di fare da ago della bilancia, ma senza troppe pretese.

Uno dei dati sicuramente più sorprendenti di queste elezioni è proprio il flop di Clegg e dei lib-dem. Se grande era e rimane l'incertezza sulle prospettive di Hung Parliament, di una cosa tutti eravamo certi: dell'affermazione lib-dem. Forse non sarebbero riusciti a superare i laburisti, ma comunque si sarebbero avvicinati, raggiungendo il 26-27% e conquistando decine di seggi. Sono invece fermi al 23%, come alle scorse elezioni, e perdono una decina di seggi. Completo fallimento di sondaggisti e media britannici, che ci hanno inculcato il fenomeno Clegg dopo i dibattiti tv. Anch'io ci sono cascato nelle mie previsioni. Ho puntato sul sorpasso 27 a 26, ma almeno, al contrario di altri, avevo capito che insieme i due partiti di sinistra non avrebbero superato di molto il 50% (dovrebbero ottenere insieme il 52% del voto popolare). Ci sono andato molto vicino, invece, per quanto riguarda i conservatori, che dovrebbero attestarsi al 36%, non lontano dal mio 37, ma lontano per la maggioranza assoluta.

Probabilmente, nel creare dal nulla il fenomeno Clegg ha pesato un pregiudizio negativo di sondaggisti e media sia nei confronti dei Tories che del New Labour. Il flop Clegg dimostra ancora una volta che gli elettori non si fanno influenzare in modo banale e superficiale da ciò che sentono in tv o leggono sui giornali. Clegg ha pagato le sue posizioni euro-entusiaste, proprio nel momento del crollo della Grecia, e sull'immigrazione. Adesso sentiremo forse dire che i laburisti hanno tenuto rispetto ai lib-dem grazie all'intervento negli ultimi giorni di Tony Blair, che ha invitato a votare laburista sempre e comunque, al contrario dei molti appelli al voto tattico per i lib-dem in funzione anti-tories.

Sicuramente non ha avuto effetti negativi, ma a mio avviso la sconfitta di Clegg - a prescindere dal ruolo da ago della bilancia che giocheranno i "gialli" - rappresenta una tenuta del bipartitismo e una bocciatura dei lib-dem come possibile forza di governo: agli occhi degli inglesi non sono ancora sufficientemente credibili. Gli stessi elettori laburisti delusi preferiscono votare Labour per le posizioni più "realiste" e concrete rispetto ai lib-dem su Europa, immigrazione e politica estera. E' vero che il Parlamento che uscirà da queste elezioni sarà probabilmente "appeso", ma a vedersela sono sempre i due principali partiti, i lib-dem non avanzano nel voto popolare e arretrano nei seggi, segno che al dunque, nei seggi contendibili, i britannici si sono espressi in senso bipartitico: o Tories, o Labour. Non conosco nel dettaglio le serie storiche del voto, ma la mia impressione è che l'ascesa dei lib-dem nel voto popolare dagli anni '80-'90 si sia arrestata proprio nel momento in cui c'erano tutte le condizioni per una loro affermazione che avrebbe letteralmente smontato il sistema bipartitico britannico.

2 comments:

Rdv said...

come si fa a a dire che il "bipartitismo" è salvo se nessuno dei due partiti può governare da solo?

clegg avrà preso meno seggi del previsto (tutti a vantaggio di brown) ma ha il doppio dei voti della lega e cameron non ha neanche aspettato a scalarsi le braghe dvanti a loro. cameron è il vero flop.
sopratutto perchè lo annunciavate come il messia.

JimMomo said...

Lo annunciavate cosa? No, guarda, questo su cui commenti è uno dei blog non di sinistra tra i più critici di Cameron. Un terzo partito influente, con alterne vicende, c'è quasi sempre stato in Gb, così come sono capitati Hung Parliament e momenti di instabilità. Il punto è capire se i lib-dem hanno una forza politica tale da ottenere la riforma della legge elettorale in senso proporzionale. Secondo me, no. Nonostante 'pompato' dai media, nonostante la visibilità dei primi dibattiti tv a tre della storia, nonostante condizioni politiche ottimali per un outsider (crisi e debolezza degli avversari), Clegg è rimasto al palo nei voti popolari, perde seggi. Gli elettori nei seggi "contendibili" hanno preferito i due partiti tradizionali. Nonostante tutto.