UPDATE 19:27: Alt! La Gelmini insiste e conferma che sarà maestro unico: «La responsabilità del percorso formativo e didattico nella scuola elementare resta in capo ad un unico docente. Questo modello didattico che supera l'organizzazione del modulo può essere declinato con l'opzione a 24 ore nel caso in cui il docente sia in grado di insegnare tutte le materie previste, e quindi anche l'inglese, oppure a 27 ore con l'utilizzo di tre ore aggiuntive per l'insegnante di inglese e di religione e, in ogni caso, non ci sarà compresenza in classe. Le famiglie potranno scegliere tra 24, 27 e 30 ore di lezione settimanali, oppure il tempo pieno di 40 ore. Con l'eliminazione delle compresenze ci saranno più classi che faranno tempo pieno».A protesta studentesca inevitabilmente scemata, e con lo sciopero di domani che con il maltempo non poteva che ritorcersi contro i sindacati, il governo cala le braghe sulla scuola. E lo fa nel modo peggiore, con un dietrofront oltre che inspiegabile anche ridicolo e grottesco, una boiata pazzesca: il maestro unico «a richiesta». Sarà cioè «attivato su richiesta delle famiglie», anche se non è ancora chiaro con quali modalità questa astrusità verrà messa in pratica. A maggioranza semplice o qualificata delle famiglie? Con richiesta scritta o ad alzata di mano? Si potrà optare anche se con o senza panna, o forse con o senza ketchup? E perché non due maestri o quattro?
A questo punto non si capisce più nulla. Non so se dobbiamo dichiararci vittime di un gigantesco caso di disinformazione e/o di disastro comunicativo da parte del governo.
A parte gli scherzi, l'accordo tra i sindacati della scuola (Cgil, Cisl e Uil, Gilda e Snals) e il governo, rappresentato dal sottosegretario Letta e dai ministri Gelmini, Brunetta e Sacconi, lascia davvero increduli. I ministri su cui più puntavamo ci hanno deluso. Le proteste del Pd, dei sindacati, degli insegnanti e degli studenti non avevano scalfito il consenso di cui gode il governo, e di cui godono indivualmente proprio quei tre ministri. Quella sulla scuola era una battaglia già vinta nel Paese, l'opinione pubblica aveva dimostrato di aver compreso le ragioni dietro quelle scelte, e invece si è deciso di perderla con un clamoroso autogol, tra l'altro lanciando un segnale politico pericolosissimo all'opposizione, ai sindacati e a tutta l'Italia del "No". Basta qualche manifestazione di piazza, purché chiassosa e rissosa, e il governo democraticamente eletto sarà disposto a rimangiarsi di tutto. Sono una massa di incapaci.
Un regalo inaspettato per Veltroni, che ovviamente ha buon gioco ad osservare: il governo «fa una completa marcia indietro... Vuol dire che avevamo ragione noi, avevano ragione i sindacati dei docenti, gli studenti, i genitori, quel grande movimento che aveva bocciato la finta riforma». «La protesta della scuola culminata nello sciopero del 30 ottobre ha prodotto i suoi frutti», è il commento unanime dei sindacati.
La scuola è sempre più un settore fuori controllo, irriformabile, un pozzo di spesa senza fondo. Se questo governo non è riuscito a portare a casa il maestro unico con i sindacati al minimo dei consensi e un'opposizione praticamente inesistente, non c'è davvero alcuna speranza che possa realizzare riforme ben più importanti.
4 comments:
ma l'hai mai letta la Legge 30 ottobre 2008, n. 169 (cosiddetto decreto Gelmini) all'art.4?
Povera Italia, se anche chi dovrebbe essere immune dalle cazzate sparate da Corriere e Repubblica casca con tutte le scarpe in errori come questo!
Ma quale "marcia indietro", ma per favore...
Secondo me il problema di fondo è che Berlusconi vive nel terrore di prendere decisioni impopolari e va in panico di fronte alla prima protesta di piazza.
Nel 1994 si rimangiò un'ottima riforma delle pensioni, nel 2002 voleva riformare l'articolo 18 e rinunciò dopo le manifestazioni guidate da Cofferati.
Quello che è accaduto con la scuola è ancora più grave, perché, come dicevi tu, avviene quando la partita era ormai chiusa a favore del governo.
Ma Berlusconi vive con l'occhio attaccato ai sondaggi e probabilmente il, peraltro modesto, calo di popolarità registrato dopo la vicenda dell'Iva di Sky lo ha portato a ricercare questo compromesso fuori tempo massimo.
Il rischio che corre a mio parere è di dare ai suoi elettori l'impressione che voglia ripetere l'inazione del quinquennio 2001-2006, quando fu proprio la sua eccessiva prudenza a fargli perdere il favore dell'opinione pubblica, e alla fine le elezioni...
Malvino lo aveva capito prima delle elezioni, io poco dopo, qualcuno si ostina a non capire, Capezzone fa finta di non capire. Capito ?
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