Su il Velino
Fanno discutere i dati di un "occasional paper" della Banca d'Italia secondo cui il costo della vita al Sud è del 16,5 per cento inferiore rispetto al Nord. Subito il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, ha rilanciato la proposta della Lega di «buste paga parametrate sul reale costo della vita nelle diverse aree del Paese». Il ministro in effetti non ha usato l'infelice espressione «gabbie salariali», una semplificazione giornalistica che fa riferimento a un sistema di oltre sessant'anni fa, abolito negli anni '68-'69, quando le retribuzioni venivano determinate a livello centrale secondo 14 parametri zonali, chiamati "gabbie". Oggi a SkyTg24 Calderoli ha infatti precisato che «nessuno vuole riportare le gabbie salariali. E' chiaro che è un discorso di contrattazione».
La sensazione quindi è che il dibattito sia entrato in un vicolo cieco di nominalismi che non hanno più attinenza con la realtà di oggi. Se si sgombra il campo dall'equivoco di stipendi differenziati per legge, o per effetto di una contrattazione centralizzata, anche i settori più aperti e riformisti del mondo sindacale e del Pd ritengono opportuno che al Sud le retribuzioni minime possano essere inferiori rispetto al Nord. Ma ciò dev'essere il risultato di una contrattazione d'area e aziendale, basata sulla produttività e sulle condizioni del mercato.
La prima proposta concreta in questi termini, tra l'altro, è arrivata solo pochi giorni fa dal segretario confederale della Uil Guglielmo Loy, che sul Sole 24 Ore ipotizzava un «contratto straordinario di accesso»: nelle otto regioni meridionali, in cambio di assunzioni a tempo indeterminato, il sindacato si impegnerebbe ad accettare retribuzioni inferiori ai minimi, derogando temporaneamente - per un periodo di 5 anni - ai contratti nazionali di categoria. Minore costo del lavoro, per creare più occupazione. Una proposta oggi finalmente realizzabile grazie alla maggiore flessibilità introdotta nella contrattazione con l'intesa sulla riforma del modello contrattuale promossa dal governo e siglata dalle parti sociali (tranne la Cgil).
Dato il più basso costo della vita, il nostro Mezzogiorno potrebbe sfruttare il basso costo del lavoro per attrarre gli imprenditori del Nord, che spesso oggi preferiscono trasferire le loro produzioni in Romania e in altri paesi dell'est europeo, scavalcando il Sud d'Italia. E d'altra parte già oggi al Sud in molti accettano di lavorare per molto meno dei minimi nazionali, solo che "in nero".
CONTINUA
No comments:
Post a Comment