Tutto qui? Se davvero le nuove sanzioni minacciate ai danni della giunta militare birmana per la condanna del Premio Nobel per la pace
Aung San Suu Kyi si riducono, come sembra, a colpire i quattro giudici responsabili del verdetto, aggiunti nella lista delle persone indesiderate, e i loro beni congelati, l'Unione europea si copre di ridicolo. Tanto tuonò che
non piovve. Né ha avuto gran forza la reazione americana, ma vedremo quali risultati porterà a casa il senatore Usa
Jim Webb, stretto collaboratore del presidente Obama - almeno così pare - in visita in Birmania per incontrarsi con la giunta. Per non parlare del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, organo ormai del tutto ininfluente che non fa che esprimere "preoccupazioni".
Tutto questo circo diplomatico viene preso di mira da
Claudia Rosett, che coglie il lato tragi-comico di una diplomazia ormai fine a se stessa, che accompagna una non-politica, con le sue parole vuote, rituali, senza alcun seguito, come i vari "concerned", disappointed", "unacceptable":
«There's a comic side to this, as over-use and misuse combine to empty this already vacuous jargon of any real meaning».
Qui non s'intende contestare le espressioni diplomatiche in sé, a volte la loro inevitabile inafferrabilità, ma il fatto che dietro di esse si nasconda molto spesso un vuoto politico.
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