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Friday, November 27, 2009

Napolitano argina la magistratura

Inutile girarci attorno. Per quanto i siti di Corriere e Repubblica (e domani vedremo anche sui giornali) cerchino di addolcire la pillola, evidenziando la parte generica dell'appello di Napolitano, laddove parla di fermare le tensioni tra istituzioni, il cuore politico del suo intervento è il fermo richiamo rivolto ai magistrati ad attenersi «rigorosamente» allo svolgimento delle loro funzioni. Evidente l'imbarazzo del segretario del Pd e della capogruppo al Senato, leader di un partito (lo stesso cui, per la sua storia personale, fa riferimento il presidente) che ieri, ancora una volta, ha aggredito il premier per le sue dichiarazioni offrendo una sponda politica agli sconfinamenti dei magistrati.

Bersani ha letto nelle dichiarazioni del capo dello Stato un richiamo alla «centralità del Parlamento», «sede nella quale deve condursi un confronto trasparente e leggibile dai cittadini tra le diverse posizioni politiche sia in termini di riforme sia per quel che riguarda le grandi scelte economiche e sociali», mentre la Finocchiaro alla «responsabilità della politica». Entrambi nei loro commenti hanno volutamente evitato di prendere atto del richiamo ai magistrati. Ma il senso politico del messaggio del presidente è chiaro e inequivocabile. Non ha richiamato il governo, o la politica, a rispettare il lavoro dei magistrati. Al contrario, chiedendo a «tutte le parti», com'è naturale, uno «sforzo di autocontrollo», si è rivolto direttamente a «quanti appartengono alla istituzione preposta all'esercizio della giurisdizione», perché «si attengano rigorosamente allo svolgimento di tale funzione».

E non a caso il termine che ha usato è «funzione», a sottolineare che quella esercitata dalla magistratura è per la nostra Costituzione una «funzione» e non un potere. Ha difeso con forza dagli sconfinamenti di certi magistrati il governo che gode della fiducia della maggioranza del Parlamento («nulla può abbatterlo») e le prerogative delle Camere in una democrazia parlamentare (a loro spetta «definire i corretti equilibri tra politica e giustizia»). E il fatto che abbia citato non solo la fiducia del Parlamento al governo, ma anche la «coesione della coalizione che ha ottenuto dai cittadini-elettori il consenso necessario per governare», può significare che in caso di crisi il capo dello Stato intende tenere in massima considerazione il legame tra il governo e la coalizione uscita vincitrice dalle urne, in funzione anti-ribaltone.

Non si può ignorare che il tutto rappresenti un argine forte nei confronti della pretesa, da parte di alcuni settori della magistratura, di farsi "potere" anziché ordine dello Stato. L'ultima palese dimostrazione di tale tentazione si è avuta ieri sera, quando a caldo, dopo che le agenzie avevano da poco battuto alcune parti dell'intervento di Berlusconi alla direzione del Pdl, un consigliere togato del Consiglio superiore della magistratura in quota ad una corrente di sinistra, Mario Fresa, ha annunciato che avrebbe chiesto alla prima commissione del Csm di «acquisire» le ultime dichiarazioni del premier, «anche riportate attraverso gli organi di stampa», nell'ambito di una «pratica a tutela» dei pm di Milano e di Palermo già aperta. Dev'essere stata l'ultima goccia che ha indotto il presidente Napolitano a intervenire così energicamente.

Come ha spiegato Michele Saponara, infatti, consigliere laico del Csm, «minacciare a nome del Csm di "acquisire" le dichiarazioni, vere o presunte, fatte da un politico, da uno qualsiasi (e ancora peggio se fatte dal presidente del Consiglio e capo di una forza politica), in una sede di partito, significa far saltare ogni regola democratica. Significa mettere sotto "tutela giudiziaria" il bene più sacro di una nazione che è quello del dibattito politico, anche del più acceso». Le parole di Fresa sono «la plastica conferma che alcuni settori della magistratura sono fuori da ogni regola costituzionale» e che da ordine quale sono tentano invece di «farsi "potere" e contestare ogni giorno il potere assegnato dalla Costituzione alla politica».

4 comments:

Unknown said...

Già! Dovremmo proprio essere imbarazzi noi del PD... voi azzurrini invece, chi sa come sarete orgogliosi di aver eletto come Presidente del Consiglio un corruttore di giudici, testimoni e ufficiali della GdF! Che soddisfazione si deve provare guardandosi allo specchio al mattino e ricordarsi di aver consentito con il proprio voto che divenissero ministri uomini del calibro di Maurizio Gasparri o Cesare Previti! Magari potessimo noi rivendicare lo scudo fiscale! Oppure una legge ammazzaprocessi per salvare le chiappe al padroncino di Arcore... legge che però, si badi, escluda quei puzzoni malvestiti degli immagrati clandestini, che magari non hanno mai corrotto nessuno o evaso un euro di tasse... tzè...

Anonymous said...

sig. giovanni, ella è mooooolto stupido.

ha più dignità questo mio intervento che le cazzate da ella partorite sopra.

il guaio, però, è che non solo vengono partorite le cazzate ma pure i cazzari.

ma che avrò voluto dire?

qui, idiota, è in ballo la libertà di tutti, mica solo del regno di arcore!

cazzaro...


io ero tzunami

Anonymous said...

Ormai il clima tra istituzioni è da Far West,il popolo osserva chi riuscirà a sparare per primo o con più precisione.Riuscirà Berlusconi a fare una riforma della magistratura con separazione delle carriere e responsabilità dei magistrati per le loro azioni(se un magistrato pagasse per le propie azioni ci penserebbe quattro volte prima di accusare per sentito dire il Presidente del Consiglio),oppure la magistratura gli organizzerà un bel processo per le stragi mafiose e perchè no,per l'assassinio di Aldo Moro?
Sinceramente pero che almeno uno dei due piazzi il colpo decisivo,sarebbe un peccato se dopo tutto questo indegno spettacolo le cose rimanessero le stesse.
Toni

Anonymous said...

Caso Cucchi: la cartina tornasole di una dirigenza incapace!

Sono stati reintegrati, nel reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini, i tre medici indagati per omicidio colposo nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni, arrestato il 15 ottobre scorso dai carabinieri per detenzione di droga e deceduto una settimana dopo nell'ospedale romano. La decisione "ibrida" di trasferire i tre medici in un altro ospedale era stata adottata il 18 novembre scorso dalla direzione sanitaria del nosococomio, che con quel procedimento aveva deciso di prendere le debite distanze dall'accaduto, trasferendo d'ufficio i tre medici senza far valere la benchè minima "presunzione d'innocenza": un principio del diritto penale secondo il quale un imputato è innocente fino a prova contraria! Non sarebbe stato più giusto aspettare gli esiti dell'indagine giudiziaria per stabilire eventuali colpe e se colpe c'erano perchè il trasferimento e non il licenziamento? Comunque, se la decisione del "trasferimento" è stata affrettata e profondamente sbagliata, pure quella di oggi - che lo "revoca" - arriva in maniera altrettanto "discutibile"! Tant'è. Il reintegro è stato deciso dal direttore generale dell'Asl Rmb, Flori Degrassi. Riguarda Aldo Fierro, responsabile del reparto penitenziario, ed i medici Stefania Cordi e Rosita Caponnetti. Nel provvedimento appositamente emesso, si leggono le risultanze dell'indagine interna effettuata dalla Uoc Risk Management aziendale che nella relazione depositata il 30 novembre 2009 ha concluso: "Il gruppo audit ha individuato nel carattere improvviso e inatteso del decesso, in rapporto alle condizioni generali del paziente, l'elemento dell'avversità in oggetto delle indagini. L'analisi non ha messo in luce, sul piano organizzativo e procedurale, alcun particolare elemento relativo ad azioni e/o omissioni da parte del personale sanitario con nesso diretto causa-effetto con l'evento avverso in questione. Contestualizza e configura pertanto l'oggetto dell'indagine sotto il profilo dell'evento non prevenibile". È davvero sconcertante l'operato della Asl che prima condanna, poi assolve i suoi dipendenti in maniera del tutto arbitraria, chiude la propria inchiesta interna, ancor prima di quella penale e, oltretutto, sostiene che la morte di Cucchi sarebbe stata "improvvisa e inattesa". Ma, allora, cosa dovrebbe fare un ospedale se non prevenire un decesso e individuarne le cause? Nessuno vuole provvedimenti punitivi nei confronti dei medici prima che si concludano le indagini e quindi il processo. È evidente, tuttavia, che anche in questo caso, come in altri mille che passano inosservati in altrettante corsie d'ospedale, ma pure tra le scrivanie e le scartoffie della P.A. in senso lato, si è tristestemente misurato il peso di una classe dirigente a dir poco "leggera"! Ancora una volta, dobbiamo denunciare una dirigenza assai "confusa" e poco "preparata"!