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Friday, May 13, 2011

Il vero picconatore

Una «supplenza necessaria», la definisce Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera. Tenderei piuttosto a definirla l'ennesima anomalia, di cui non sentivamo proprio il bisogno, di questa Repubblica delle banane. Se infatti, come osserva l'editorialista del Corriere, «il presidente della Repubblica è ormai diventato il dominus effettivo della scena politica del Paese», per questo oggetto di «consensi e dissensi», anche polemiche, tali da non poter più «apparire sempre super partes nella discussione pubblica», allora oltre a «necessaria» va riferito un altro attributo a questa «supplenza»: al di fuori del dettato costituzionale. Se anche fossero le circostanze ad indurlo, e non una scelta deliberata non dettata da reali necessità, riconoscere che il presidente della Repubblica non è più «super partes» significa che sta giocando un ruolo diverso da quello previsto dalla Costituzione. Ma se è così, occorre fare un passo successivo: per esercitare un ruolo così attivo, da giocatore, con i delicatissimi poteri che ha, il presidente dovrebbe essere investito direttamente dai cittadini della sua legittimità democratica, come avviene in Francia.

Da mesi su questo blog parlo dell'introduzione di fatto in Italia di un semipresidenzialismo a corrente alternata. Sempre più, infatti, nel dibattito politico quotidiano osserviamo le tensioni della coabitazione tipiche della Repubblica presidenziale francese. Come accadeva in Francia - accadeva, perché ormai l'eventualità di coabitazioni (l'ultima risale a Chirac) è stata praticamente ridotta a zero grazie alla quasi contestualità introdotta di recente tra elezioni presidenziali e legislative - quando Berlusconi si trova a Palazzo Chigi, chiunque si trovi al Quirinale - sia Scalfaro, Ciampi, o Napolitano, di culture diverse ma tutti di centrosinistra - si sente in diritto di esercitare, forse per l'inconsistenza della leadership del Pd, un ruolo di supplenza delle opposizioni. Quando al governo c'è il centrosinistra, invece, il Colle ritorna a lavorare come uno studio notarile. E c'è da dubitare che questo fosse il disegno originario dei nostri costituenti per quanto riguarda i rapporti tra Esecutivo e Quirinale.

Oltre a sconfinare dalle proprie prerogative costituzionali, così facendo il presidente della Repubblica danneggia in primis proprio le opposizioni, che vengono automaticamente bollate come deboli e incapaci, finendo quasi per scomparire dal dibattito politico. Interviene su tutto, dalla politica estera alle spiagge in concessione, dando l'impressione di reclamare un ruolo di indirizzo politico che la Costituzione espressamente gli nega. Non c'è decreto ormai che non venga sottoposto ai suoi uffici prima di arrivare in Consiglio dei ministri, e spesso persino i testi di legge prima di uscire dalle commissioni parlamentari. Esternazioni una al dì, convocazioni di singoli ministri e capigruppo, lettere e spifferatine ai giornali. Di tutto di più, oscillando tra arbitro ineccepibile e giocatore molesto, tanto da far pensare che la sua età lo esponga a qualche condizionamento di troppo da parte dei suoi consiglieri: l'opaca "Presidenza della Repubblica".

La novità di questi giorni è che ciò sta avvenendo anche in piena campagna elettorale per le amministrative. Napolitano batte un colpo al giorno, qualche volta uno alla mattina e uno alla sera, di controcanto alle parole del premier. Al protagonismo di Berlusconi, che ha comunque il diritto se lo ritiene di "politicizzare" il voto amministrativo, si contrappone quello di Napolitano. Il risultato è che la leadership del Pd e i candidati (di entrambi gli schieramenti, con l'eccezione di Milano per i noti motivi) escono dalle aperture dei tg e dalle prime pagine dei giornali. Speriamo che da domani si rispetti almeno il silenzio elettorale.

Inoltre si illudono quanti pensano di contrapporre la popolarità del presidente della Repubblica a quella del premier, perché si tratta di due cose qualitativamente molto diverse. Il protagonismo del Colle, da un punto di vista di un elettore di centrodestra, non fa che rafforzare la sensazione che non abbia tutti i torti Berlusconi quando si lamenta che dal presidente della Repubblica in giù tutti i poteri che in teoria dovrebbero essere "terzi" sono in realtà occupati "dalla sinistra".

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