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Monday, May 02, 2011

Un giorno di primavera

Come spesso capita la realtà è più banale di quanto si pensi. E a dispetto delle varie leggende che in questi anni si sono moltiplicate sulla sua sorte (dato ormai per morto; nascosto dentro chissà quale grotta di chissà quale inaccessibile catena montuosa; reso ormai irriconoscibile da svariate plastiche facciali; o addirittura a godersi i suoi milioni in qualche luogo esotico), Osama Bin Laden se ne stava asserragliato in una villa superprotetta, cercando di non dare troppo nell'occhio, in una ridente cittadella militare a soli 50 chilometri da Islamabad, la capitale del Pakistan. Più o meno come uno dei boss dei casalesi. Questo almeno il suo ultimo domicilio conosciuto, perché è probabile che in questi dieci anni abbia cambiato periodicamente più nascondigli, cercando però di limitare al massimo i suoi spostamenti.

A lungo si parlerà delle complicità pachistane, data la località in cui è stato scovato e le modalità dell'operazione (condotta pare all'oscuro dell'Isi e delle autorità civili pachistane). Complicità deve averne avute eccome, e chissà quante volte sarà sfuggito grazie ai depistaggi dei suoi amici pachistani. Materia per i libri di storia ormai. Come quel paio di occasioni per andare a prendere Bin Laden perse da Clinton sul finire degli anni '90 e il ruolo ormai più che trentennale dei servizi di sicurezza pachistani, veri e propri "padrini" dei talebani e delle reti del terrore, come quella di Haqqani, operanti ai confini con l'Afghanistan.

Nunc est bibendum - Ci sono voluti dieci anni, ma alla fine giustizia è fatta. Sì, possiamo affermarlo e almeno per oggi ingenui e ipocriti si asterranno dal parlare a vanvera di diritto internazionale, di multilateralismo, di processi o di esilio. E senz'altro oggi, almeno per un giorno, si può dire anche che il mondo è un posto migliore. E giusto un pizzico più sicuro. Solo un pizzico però, perché se è vero che l'uccisione di Bin Laden non ha un valore solo strettamente simbolico e avrà anzi conseguenze pratiche, soprattutto nei termini di un minore appeal della causa jihadista, non bisogna tuttavia commettere l'errore di credere che la guerra al terrorismo, al fondamentalismo e alle altre forme di tirannia si sia conclusa oggi.

E' più che probabile che da tempo ormai Osama non svolgesse più un ruolo operativo, né bisogna dimenticare la particolare struttura asimmetrica, sfuggente e tentacolare di al Qaeda. L'ideologia jihadista si nutre di figure carismatiche, quasi mitologiche, ma averne abbattuta una, anche se quella leader, non porta con sé il suo inevitabile e automatico esaurimento.

Del successo dell'operazione va dato merito senz'altro ad Obama, per la determinazione e la prontezza dei suoi ordini in tutte le fasi, così come a tutta la catena di comando fino a quegli eroici 14 uomini che sono penetrati nel compound senza avere la certezza di uscirne, né di avere il viaggio di ritorno assicurato (uno dei due elicotteri non era in grado di ridecollare). Corretta la scelta di andare a prenderlo e di non bombardare, per avere la certezza della sua fine. Ma è stato un lavoro lungo anni, iniziato durante la presidenza di G. W. Bush, cui forse va dato il merito di aver elaborato il "metodo" che sintetizziamo nell'espressione "Guantanamo", che tanto pubblico disprezzo ha attirato sull'ex presidente repubblicano e sugli Stati Uniti, ma che il Premio Nobel per la pace Obama non ha affatto smantellato, nonostante le promesse in campagna elettorale, e che forse si è rivelato una preziosa fonte di informazioni per aggirare i depistaggi pachistani.

Ci tranquillizza non poco, infine, sapere che nonostante gli errori e la mancanza di visione che rimproveriamo al presidente Obama in politica estera, l'America sa ancora essere unita nel perseguire gli obiettivi più importanti ed è ancora capace di rendere questo mondo più sicuro e più libero.

5 comments:

Jean Lafitte said...

la morte di Bin Laden, per quei fessi che ci credono (perché tutta questa fretta a sbarazzarsi del corpo? e poi i tempi non quadrano, tutto troppo instantaneo) non renderà, dal punto di vista degli americani il " mondo più sicuro e più libero", al contrario. per quel che riguarda Bin Laden , questa "morte" non fa altro che ripulirlo dall'infamia di essere un collaborazionista degli americani, un loro fantoccio , lo trasforma da eroe, da mito, in martire, in santo ricompattando tutti coloro che lo avevano sostenuto a chi aveva guardato a lui con sospetto. veramente un capolavoro.

Anonymous said...

Volevo sapere se avete notizie anche di come procedono le ricerche al fine di catturare Macchianera, Gambadilegno ed Ezechiele Lupo, che si nascondono fin dagli anni '40. Cosa dite, siamo vicini alla cattura?

Giovanni said...

@Anonymous: e le ricerche del tuo cervello come procedono? Le autorità ti hanno dato qualche speranza?

Anonymous said...

"E senz'altro oggi, almeno per un giorno, si può dire anche che il mondo è un posto migliore"

Questa tua frase mi fa ridere, sei una pecora (come me) che segue il gregge, e scrivi quello che alla gente piace leggere.E così adesso che Osama è morto, l'economia di tutto il mondo riprenderà.I Soros spariranno, i mercati non giocheranno più con i CDS e le leve finanziarie saranno bandite, di bolle speculative che fanno fallire le banche (a spese nostre) manco a parlarne, solo un ricordo, però...però... guarda caso il dollaro ha ripreso le quotazioni al rialzo, ma che strano.Metti il pesce... in freezer... che poi lo tiriamo fuori al momento giusto.... Ma daiiiii, sii serio.

Alvise

JimMomo said...

Il dollaro, le banche, i cds? ma chi ha parlato di tutte queste cose? Vaneggi? Mi sono limitato a dire che senza Bin Laden il mondo è un posto migliore. Migliore, non perfetto. Migliore anche solo di un granello, ma migliore, sarà banale ma è indubitabile. L'unico a far ridere è il tuo commento.