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Friday, August 21, 2009

Non è ancora troppo tardi

Oggi, sul Corriere della Sera, Piero Ostellino ricorre di nuovo a una classificazione che ci è cara, tra ceti produttivi e ceti improduttivi, burocratico-parassitari. Da una parte i "produttori", chi lavora e sta sul mercato rischiando in proprio, senza paracadute, chi da piccolo e medio imprenditore chi da lavoratore o da operaio, e chi nel mondo del lavoro cerca di entrarci scontrandosi con le incertezze della flessibilità e le mille barriere corporative, il familismo, il clientelismo - i cosiddetti "outsider"; dall'altra parte la grande industria assistita, pubblica e privata, le banche, i professionisti protetti dagli ordini, i dipendenti pubblici, gli amministratori degli Enti locali, insomma «le oligarchie che costituiscono la classe dirigente».
«Gli italiani della prima categoria sono anche la base sociale e il serbatoio elettorale del centrodestra. Ad essi Berlusconi aveva promesso la "rivoluzione liberale". Niente assistenzialismo, ma una radicale semplificazione legislativa che disboscasse la selva di leggi, regolamenti, licenze, divieti, che ne ostacolano la libertà d'azione; una forte riduzione fiscale, che lasciasse loro più risorse da destinare, oltre ai consumi, non solo alle proprie attività imprenditoriali, ma anche alla produzione di beni collettivi, nella sanità, nella scuola, nei servizi, che ora, in prevalenza, lo Stato fornisce con grandi sprechi. Sarebbe bastato questo per far lievitare il Paese».
Ma, come sappiamo, Berlusconi non ha ancora mantenuto la sua promessa più importante. Ieri, perché «frenato dai suoi alleati (Udc e An) e per carenza culturale sua propria», e perché «ha continuato a strizzare l'occhio anche agli italiani della seconda categoria che, contrari a ogni cambiamento, votano in prevalenza a sinistra». «Forse - conclude Ostellino - è tardi per rimediare, ma a Palazzo Chigi e dintorni farebbero ugualmente bene a rifletterci e, passata la nottata, a provvedere».

2 comments:

Cachorro Quente said...

Assunti indimostrati e per quanto mi riguarda discutibili di questa visione della politica italiana:
- che il ceto cosiddetto produttivo non goda di privilegi "parassitari" (non si spiegherebbe così un panorama dominato dalla piccolissima impresa, con una produttività di molto sotto la media europea)
- che la maggioranza (o anche una minoranza significativa) degli elettori di Berlusconi lo votino effettivamente per le promesse liberali, e non piuttosto per l'ostentato dirigismo ("ghe pensi mi") e la demagogia su temi come quello della sicurezza

Accusare Berlusconi di tradire i propri elettori è forse l'unica accusa che non gli si può muovere: la sua popolarità non si spiega solo con la scarsa capacità di azione e comunicazione degli avversari, evidentemente chi lo vota ottiene (quanto meno nel breve termine) quello che si aspetta, che non è certo una modifica dello status quo.

Anonymous said...

Totalmente d'accordo con Cachorro Berlusconi è la continuazione della democrazia Cristiana con altri mezzi