Il caso Strauss-Kahn ci ricorda che il garantismo è un imperativo ovunque e per chiunque, a cominciare dagli operatori dei media. Adesso, certo, metteranno sotto accusa il sistema giudiziario americano. Sicuramente, se dovessero cadere del tutto le accuse nei suoi confronti, l'errore sarebbe clamoroso. DSK avrebbe subito una tremenda ingiustizia, oltre a un danno incalcolabile alla sua carriera, tanto da legittimare il sospetto di un complotto ai suoi danni.
Ma attenzione prima di puntare l'indice contro il sistema giudiziario Usa, la cui credibilità ha indotto molti ad un giudizio affrettato. Soprattutto noi, in Italia, per lo spettacolo cui si assiste nei nostri tribunali e ciò che si legge sui giornali, dovremmo avere il pudore di non dare lezioni. E non parlo dei processi al premier, del moralismo e il colpevolismo che si respira, basti ricordare il vero e proprio scandalo del processo ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito a Perugia, smontato pezzo per pezzo proprio in questi giorni perché i due reperti decisivi - presunta arma del delitto e reggiseno della vittima - risultano contaminati.
Prima di tutto, nel caso DSK, sono stati gli stessi investigatori ad aver sottoposto ad una scrupolosa verifica le dichiarazioni della sua accusatrice. Secondo, la prima testa è già saltata: Lisa Friel, infatti, da 10 anni a capo dell'unità per i crimini sessuali della procura distrettuale di Manhattan, ha presentato le prorie dimissioni. Inoltre, almeno DSK non dovrà attendere né 5 né 15 anni perché sia scagionato dalle accuse, come invece capita in Italia; non dovrà sopportare nemmeno un processo, se le accuse verranno ritenute, come sembra, «non sostenibili».
E badate bene, ha un significato profondo anche che si parli non di infondatezza delle accuse, ma di «non sostenibilità». Ciò significa che nel sistema giudiziario Usa, prima di mettere sotto processo qualcuno, i procuratori si preoccupano non solo di essere convinti almeno loro della sua colpevolezza, ma anche della sostenibilità delle prove di fronte ad una giuria. Mentre in Italia siamo capaci di mettere sotto processo il presidente del Consiglio persino in assenza di una presunta vittima che lo accusi, oltreoceano è ipotizzabile che la pubblica accusa decida di non procedere nei confronti di qualcuno, anche se considerato colpevole, se le prove sono ritenute troppo deboli. Perché lì, negli States, il denaro dei contribuenti conta e le carriere si giocano - com'è giusto che sia - sui processi che si vincono o si perdono. E i procuratori ci pensano due volte prima di imbarcarsi in un'impresa che potrebbe distruggergli la carriera.
4 comments:
"Non sostenibilità delle accuse": un abisso di cultura giuridica rispetto all'Italia.
Da noi c'è gente come Marco Travaglio che sostiene che il pm abbia il diritto/dovere di portare in giudizio l'imputato anche in assenza di prove certe, così, tanto vedere se salta fuori qualcosa.
Tanto l'assoluzione per insufficienza di prove viene spacciata come una condanna morale...
Un'altra lezione del caso Strauss-Kahn è che forse non è moralismo desiderare che una persona che riveste una carica importante utilizzi un po' di discrezione, di auto-controllo e di buon senso nella propria vita privata... se veramente Strauss-Kahn ha avuto con la cameriera un rapporto consensuale, vuol dire che per la sua fregola ha creato un vuoto di potere al vertice dell'FMI in uno dei momenti più difficili della storia economica recente.
Come si è detto per Berlusconi (ma anche per Marrazzo, o per Sircana) se uno ha posizioni di estrema responsabilità non può mettersi nelle condizioni di essere ricattato nè in situazioni al limite della legalità.
Bene. Però ti sei dimenticato di dire che DSK si è dimesso anche se innocente.
Già, perché il sistema giudiziario Usa non è una barzelletta.
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