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Monday, July 11, 2011

La manovra dei pm su Tremonti

Sì, vabbè, la lite, il riferimento al «metodo Boffo», è roba ghiotta per la stampa, ma il succo è che nell'interrogatorio il cui verbale è finito sui giornali sabato scorso, Tremonti smentisce il teorema di Curcio e Woodcock. I due pm cercano di fargli dire che Berlusconi ha usato la Gdf contro di lui, ma il ministro risponde tutt'altro: «Mi permetto di notare - mia impressione - che, dal tono della telefonata che ho ascoltato, le parole del presidente del Consiglio mi sembrano ispirate dal desiderio di un chiarimento in buona fede nei miei confronti».

Cosa è successo? Berlusconi e Tremonti discutono in modo acceso sulla politica economica, mentre sulla stampa di centrodestra il ministro viene criticato aspramente, fino a spingere per le sue dimissioni. Il ministro allora si «sfoga» con il premier dicendo che non ci sta a subire il «metodo Boffo» e accennando ai rapporti amichevoli tra Berlusconi e il gen. Adinolfi. Pesante allusione, ma allusione, come conferma lo stesso Tremonti: «Si trattò di uno sfogo non avendo io elementi per valutare i comportamenti di Adinolfi sotto il profilo deontologico»; con il «metodo Boffo», «non alludevo dunque come voi mi chiedete all'utilizzazione di notizie di carattere giudiziarie e riservate per fini strumentali»; «non ho mai detto a Berlusconi che lui mi voleva far fuori tramite la Guardia di Finanza. Ritengo che Berlusconi abbia fatto un erroneo collegamento fra diverse frasi da me pronunciate». E a quanto pare alcuni giorni dopo Berlusconi prende il telefono e chiama il gen. Adinolfi, che è sotto controllo, finendo dunque intercettato anche lui. Telefonata che i pm fanno ascoltare a Tremonti il quale così la interpreta: «Dal tono le parole del presidente del Consiglio mi sembrano ispirate dal desiderio di un chiarimento in buona fede nei miei confronti».

Se ne deduce che: 1) i pm tentano di strumentalizzare le divisioni politiche in seno all'Esecutivo, e in particolare fra Berlusconi e il ministro Tremonti, inducendo quest'ultimo ad accusare il primo di un comportamento illecito, cosa che non fa; 2) il tentativo getta ombre sul ministro e accresce i dubbi sulla sua permanenza alla guida del Tesoro, cosa che rischia di avere un effetto destabilizzante sui mercati. Chi ne risponderà se la sua chiamata in causa si rivelerà nient'altro che fuffa?; 3) ma siamo sicuri che l'intercettazione in cui dall'utenza di un indagato (il gen. Adinolfi) veniva ascoltata la voce del presidente del Consiglio poteva essere utilizzata in un interrogatorio, e quindi nell'inchiesta, senza prima l'autorizzazione della Camera e non andasse, invece, cestinata?

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