Diciamoci la verità: forse per la prima volta, almeno così platealmente, il governo Berlusconi è venuto meno alla promessa aurea fatta agli italiani, quella di non mettere le mani nelle loro tasche. Balzelli marginali erano stati introdotti anche negli anni di governo precedenti, ma mai una vera e propria tassa patrimoniale. E quella che sta decretando Tremonti con la sua manovra "comunista" - complici un Berlusconi ormai assopito e disinteressato e ministri attenti solo al loro orticello - è la morte politica e culturale del centrodestra per come, almeno a parole, lo abbiamo conosciuto. Non c'è alcun dubbio: il superbollo tremontiano sui depositi titoli equivale al prelievo notte tempo sui conti corrente effettuato da Amato nel '92. E' una patrimoniale a tutti gli effetti e una patrimoniale che colpisce soprattutto i piccoli risparmiatori, chi ha patrimoni modesti e fa scelte di investimento a basso rischio. Una rapina con ben due aggravanti: perché colpisce indistintamente sia chi dai propri titoli ci guadagna sia chi ci perde; e perché i conti corrente sono soldi messi sotto il materasso, mentre punire i possessori di titoli - di Stato e privati - significa scoraggiare l'investimento dei risparmi nel debito pubblico nazionale e nelle attività produttive collocate in Borsa.
Ma siccome Tremonti non fa cose a caso, vediamo chi in particolare viene scoraggiato. Da subito si passa a 120 euro l'anno rispetto ai 34,20 attuali per i depositi di titoli sopra ai mille euro. Ciò significa che 10 mila euro di Bot annuali sono appena sufficienti per coprire il nuovo bollo. Nel caso di 30 mila euro investiti in Bot, 120 euro rappresentano lo 0,4% del capitale e si mangiano un terzo abbondante dei 450 euro di interessi netti assicurati oggi. Dal 2013 un rincaro a 150 euro per chi possiede fino a 50 mila euro di titoli e fino a 380 euro per chi supera la soglia dei 50 mila significa che ai valori attuali il risparmiatore con 10 mila euro sul deposito titoli restituirebbe in bolli tutto il suo rendimento.
«Quel passaggio dagli attuali 34,20 euro ai 150 euro minimi a regime dal 2013 sono equivalenti - calcola Franco Bechis su Libero - per la stragrande maggioranza dei risparmiatori italiani a un aumento della tassazione sui Bot dall'attuale 12,5% al 35%». Con una decisiva differenza, però: un'aliquota del 35% si sarebbe abbattuta in egual misura su tutti gli investitori, grandi e piccoli, mentre con il superbollo Tremonti ha voluto colpire i piccoli e piccolissimi risparmiatori. Non fatevi ingannare dall'enormità della cifra (380 euro) richiesta a chi ha titoli per un valore superiore ai 50 mila euro, a fronte dei 150 richiesti ai possessori di portafogli di valore inferiore a quella soglia. L'impatto del bollo - essendo un importo fisso - decresce al crescere del capitale investito. Per chi supera appena la soglia dei 50 mila euro, infatti, il nuovo bollo significa un esborso pari allo 0,76% del capitale, ma con 300 mila euro il prelievo si riduce a poco più dello 0,1%. Dunque, nonostante i 380 euro sembrano concepiti apposta per far credere che gli investitori più ricchi vengono tassati di più, in realtà è proprio a chi possiede titoli per meno di 50 mila euro che conviene chiudere i conti. Bechis non usa mezzi termini: «La stangata di Tremonti su quel bollo è di fatto una vera e propria patrimoniale sulla ricchezza finanziaria delle famiglie come non aveva mai osato immaginarla nemmeno un Nichi Vendola».
Alla luce anche dell'annunciata «armonizzazione» della tassazione sulle rendite finanziarie, in base alla quale l'aliquota sui conti corrente e i depositi bancari dovrebbe scendere dal 27 al 20%, è chiaro che Tremonti sta spingendo i piccoli e piccolissimi risparmiatori ad uscire dal mercato dei titoli e ad accontentarsi dei depositi vincolati: non vi avventurate nel diabolico e indecifrabile mercato, roba per oscure e ristrette élite. Un approccio paternalistico, forse per evitare che una prossima crisi faccia perdere alle famiglie i pochi risparmi investiti, impoverendole, ma che rivela una profonda sfiducia nel mercato. Già sono pochi coloro che investono i propri risparmi in titoli. Con misure del genere si allontanano ancor di più gli italiani dal mercato azionario e obbligazionario, vissuto con sempre maggiore diffidenza e pregiudizio negativo, ma è ancor più grave che così facendo si incoraggia un utilizzo del risparmio "conservativo" e improduttivo, a scapito della crescita economica già asfittica del nostro Paese.
Ci si dilunga in interessantissimi quanto sterili dibattiti su "rottamazioni" e primarie, sulla svolta di Alfano nuovo segretario del Pdl eccetera, perdendo di vista che nel 2013 gli italiani giudicheranno questa maggioranza sulla base di che cosa avrà fatto e non avrà fatto al governo del Paese, e non su come il Pdl sceglie i propri coordinatori regionali. Certo, le primarie per la selezione dei candidati e della classe dirigente sono ormai imprescindibili, ne sono straconvinto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo: il centrodestra - e ovviamente il Pdl - muore o si rilancia a Palazzo Chigi e a Via XX Settembre. E alla luce delle ultime follie tremontiane sarà bene iniziare a scavare la fossa. Questa patrimoniale potrebbe essere il colpo di grazia.
C'è da riconoscere che non è tutta colpa di Tremonti. Ormai tutti ne conoscono le idee. Occorre prendere atto che, come temevo, le critiche e il pressing sul ministro del Tesoro da parte dei suoi colleghi non hanno prodotto alcun sussulto di riforme liberali, sia sulla spesa che sulle tasse. E' disgustoso, ma mentre Giulio inseriva la peggiore delle tasse patrimoniali, gli altri ministri erano troppo preoccupati a difendere i propri portafogli ministeriali. E Berlusconi sembra ormai essersi arreso. Le cronache lo descrivono addirittura assopito. Non solo non credo si ricandiderà nel 2013, ha perso interesse per l'attività di governo e ha mollato l'ultima presa su Tremonti in cambio di un simulacro di «collegialità».
Anche oggi i commentatori vicini al centrodestra, come Giuliano Ferrara, si perdono in chiacchiere sulle magnifiche doti terapeutiche delle «primarie libere e aperte», per riconnettere il Pdl al suo elettorato, ma nel frattempo Tremonti cambia gli ultimi connotati al centrodestra rimuovendo anche le ultime parvenze liberali: non solo di riduzione delle tasse non si parla più, gli eccessi di Equitalia sono ormai tristemente noti a milioni di italiani e ora questa folle patrimoniale. Alfano pensi pure alle primarie, e soprattutto a blindare il bipolarismo con una riforma elettorale maggioritaria, come gli ha suggerito ieri Panebianco sul Corriere, e come più modestamente ripeto da tempo su questo blog, ma è sulla politica economica che va rifondata l'identità del centrodestra e del Pdl in particolare.
2 comments:
Non è vero che i risparmi lasciati sui conti correnti sono improduttivi. Entrano nel circuito dell'intermediazione creditizia e per il tramite di esso affluiscono alle imprese sotto forma di prestiti. Piuttosto è improduttivo il risparmio che va allo Stato che i soldi li usa per le puttane e le squillo o nella migliore delle ipotesi per un'infrastruttura che non serve a niente.
"Entrano nel circuito dell'intermediazione creditizia e per il tramite di esso affluiscono alle imprese sotto forma di prestiti". Questo in teoria. Ma viste le difficoltà delle imprese nell'accesso al credito mi sembra una teoria ottimistica...
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