Le sberle che sta prendendo Bersani in questi giorni dimostrano inequivocabilmente che chi di giustizialismo ferisce, di giustizialismo perisce. Cavalcarlo contro i propri avversari politici - mentre ai "compagni" s'impone sì la gogna pubblica, nell'illusione di placare l'ira delle masse, salvo poi ripescarli sottobanco come è accaduto con Tedesco al Senato - non risparmia il Pd dal ricatto della magistratura e dal fango dei giornali. Bersani e la sinistra sono giustamente criticati per il loro insopportabile "doppio standard", ma agli esponenti coinvolti va riconosciuta la presunzione d'innocenza (a maggior ragione se ad accusarli è una magistratura screditata dai molti errori e dall'eccessiva politicizzazione) e il Pd non va sottoposto a demonizzazione e processi collettivi. Va piuttosto denunciato e combattuto politicamente il sistema di potere che soprattutto localmente i Democratici hanno ereditato dai tempi del Pci.
Ma non risolveremo i problemi di questo Paese con le «ghigliottine», evocate stamattina da Barbara Spinelli sul Fatto quotidiano, al pari di un Borghezio che giustifica il massacratore di Utoya. Fa ridere, certo, il balletto degli amministratori del Pd che si autospendono ma non si dimettono. Tuttavia, non si possono tacere anche nelle vicende che li riguardano comportamenti sospetti da parte dei magistrati che li indagano: nel caso di Tedesco, del quale si chiede l'arresto solo quando diventa senatore, e quindi un boccone improvvisamente appetitoso, per un'inchiesta che molto stranamente nemmeno sfiora il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola; e nel caso di Penati, il cui coinvolgimento (risalente alla fine del 2010) viene reso noto solo oggi, dopo le elezioni amministrative e, guarda caso, nell'imminenza del voto parlamentare su Papa e Tedesco.
Non scordiamoci, poi, il caso di Ottaviano Del Turco. In modo molto simile a quanto sta accadendo a Penati, l'ex presidente della Regione Abruzzo veniva accusato da un imprenditore nei guai di aver preso tangenti. Sembrava un'accusa a prova di bomba, eppure da lì a poco - dopo dimissioni, giorni di carcere e relativa gogna mediatica - sarebbe emerso come un tentativo dell'imprenditore di alleggerire e giustificare la sua situazione fallimentare.
Ma al di là degli aspetti penali, i casi Pronzato e Penati hanno almeno il merito di evidenziare in modo cristallino quale sia la vera radice politica, prima che morale, della corruzione e del malaffare. E' opportuno che un dirigente di partito sieda nel consiglio di amministrazione dell'Enac? Ed è buona politica che la Provincia di Milano guidata da Penati abbia acquisito azioni di una società autostradale, peraltro già a maggioranza di capitale pubblico? E' tutto qui (o quasi), non mi stancherò mai di ripeterlo, il punto. Il problema della corruzione e del malaffare non si risolve a colpi di campagne moralizzatrici condotto dalle Procure e sui giornali. Si tratta di un fenomeno che può essere drasticamente ridotto - non del tutto eliminato perché fisiologico ad ogni centro di potere - tagliando il nodo dell'ipertrofia della politica, della sua eccessiva intrusione nell'economia, nelle società a controllo pubblico, sia a livello statale che locale, le cosiddette municipalizzate.
La radice del male, insomma, è lo statalismo, in particolare nella sua versione municipale. E la cura sono privatizzazioni e liberalizzazioni. Chi non ci sta, si becca le caste. Infatti, il paradosso è che gli stessi cittadini più arrabbiati per le malversazioni, o presunte tali, e per i privilegi e gli sprechi della "Casta", sono gli stessi che si sono precipitati alle urne per garantire che le società di distribuzione dell'acqua rimanessero in mano pubblica, cioè nelle mani di quella stessa "Casta" di cui denunciano inefficienza e ruberie. E allora mi chiedo: non è che ce lo meritiamo quello che abbiamo?
4 comments:
Ottimo articolo, come al solito. Contiene un'imprecisione però: Ottaviano Del Turco è stato Presidente della Regione Abruzzo e non Umbria.
Giuseppe
Grazie per la correzione, Giuseppe.
senti fai una cosa: documentati !
segui il processo (su radio radicale ad es.)su Turco prima di dire che è un processo fondato sul nulla!
Sta lagna dei poveri politici perseguitati dai giudici sta francamente stufando
alessandro
da vvero un ottimo articolo;un perfetto esercizio in stile "siccome loro sono come noi allora noi siamo nel giusto"
Post a Comment