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Wednesday, July 06, 2011

Governo tassa e spendi

Incredibile ma vero. Alla fine della fiera, analizzata nei dettagli, anche quella del centrodestra è una manovra tassa-e-spendi, come le manovre di tutti i governi precedenti. Non si limita infatti a corposi e quanto mai opportuni tagli alla spesa pubblica (circa 20 miliardi tra ministeri ed enti locali; oltre 10 tra sanità, pensioni e pubblico impiego) con l'obiettivo di azzerare il deficit nel 2014. Anche se in misura minore rispetto alla stangata da 40 miliardi che ci hanno inflitto Prodi e Padoa-Schioppa nel 2006, pur potendo contare su un cospicuo "tesoretto", anche questa manovra prevede nuove entrate, nuove tasse, per finanziare non il rientro dal deficit, bensì ulteriori nuove spese. I miliardi della manovra che serviranno a questo nobile scopo sono infatti 43,4, ma altri 6,1 miliardi di tasse serviranno a coprire maggiori spese di analogo importo.

E un ruolo fondamentale per permettere allo Stato di spendere questa somma l'avrà la patrimoniale escogitata da Tremonti, che si calcola nel quadriennio porterà nelle casse dello Stato ben 8,8 miliardi (sempre che i risparmiatori nel frattempo non fuggano, chiudendo i loro depositi titoli), cui vanno sommati 1,8 miliardi di aumento dell'Irap su banche e assicurazioni, le quali ovviamente trasferiranno il nuovo aggravio sui loro clienti. Tradotto: circa un quarto della manovra è costituito da nuove tasse. E che tasse: una vera e propria patrimoniale sui risparmi del ceto medio.

Anche Francesco Forte, su il Giornale, paragona il superbollo sui depositi titoli alla rapina sui conti corrente effettuata da Amato nel '92. La scuola è inconfondibile, è quella socialista. Ma come dicevamo nei post dei giorni scorsi, l'operazione di Tremonti è più sottile: si spingono i risparmiatori ad allontanarsi dal mercato dei titoli, o se proprio vogliono investire, ad affidare la loro liquidità alle banche, le vere beneficiarie di questa manovra. E' evidente, infatti, che alla luce del nuovo salasso fiscale i cittadini opteranno per mettere i loro risparmi nei conti di deposito vincolato delle banche, o al più nei fondi comuni di investimento, gestiti sempre dalle banche (con rendimenti ridicoli). In questo modo Bot e Btp sono salvi, essendo questi fondi costituiti per lo più da titoli di Stato, e si fanno felici le banche che si ritrovano con un fiume di liquidità, dal momento che lo Stato spinge a calci in culo il gregge a portare i soldi da loro.

Il Foglio si accontenta di denunciare gli «effetti perversi» di aver annunciato aumenti futuri del bollo e si stupisce che il governo non parli delle piccole liberalizzazioni presenti nel decreto. Già, come mai non se ne parla? Che sia rimasto un minimo di senso del pudore? Antonio Martino, oggi su Il Tempo, centra il vero nodo:
«Pensare che si possa crescere quando lo Stato e le altre amministrazioni pubbliche assorbono oltre il 51 per cento del reddito nazionale è semplicemente donchisciottesco e del tutto irrealistico. Mai nessun paese al mondo ha avuto uno sviluppo sostenuto quando la spesa pubblica supera il 40 per cento del reddito nazionale».

7 comments:

Anonymous said...

Dal TELEVIDEO delle 14.00 circa di oggi. "Pensioni: il Ministro Sacconi dichiara: norme come queste le ha fatte anche il centrosinistra."

ED ALLORA CHE C... TI HO VOTATO A FARE QUANDO HO VOTATO CENTRODESTRA?

L'unica differenza rimane quella tra PRODUTTORI e PARASSITI. Tutto il resto è solo fuffa!!!

Anonymous said...

"...corposi e quanto mai opportuni tagli alla spesa pubblica (circa 20 miliardi tra ministeri ed enti locali; oltre 10 tra sanità, pensioni e pubblico impiego) con l'obiettivo di azzerare il deficit nel 2014".
Questo aspetto "positivo" della manovra è solo uno specchio per le allodole. Il piano dei tagli è assurdo (dal Corriere):
"L'entita complessiva del provvedimento messo a punto dal ministro Giulio Tremonti sarà di 47 miliardi: 2 per il 2011, 5 per il 2012 e 20 rispettivamente per il 2013 e 2014."
O meglio, sarebbe assurdo se si volesse davvero tagliare qualcosa, ma è evidente che il governo così facendo ha voluto lasciare il problema dei tagli al governo che si insedierà dopo le elezioni del 2013.

Flx

Anonymous said...

Chiedo scusa per i due commenti di fila, ma proprio ora vedo che Phastidio.net ha dati ancor più precisi (e preoccupanti):
"La manovra economica vale 43,398 miliardi in 4 anni. A tanto ammonta la correzione del deficit, secondo quanto risulta da una tabella allegata al testo con tutti numeri della manovra. La correzione dell’indebitamento è di 5,3 milioni nel 2011, 151,8 milioni nel 2012. Sale a 17,876 miliardi nel 2013 e a 25,364 miliardi nel 2014".

Flx

JimMomo said...

No Flx, è l'unica critica che non si può fare alla manovra. Le misure prese oggi sono legge da oggi, non promesse di tagli. E' vero il contrario: chiunque governerà si troverà con i tagli già legge - e i relativi costi politici già pagati dal governo precedente. Inoltre, l'entità sembra maggiore per il 2013 e 2014 per un effetto ottico. Infatti per il 2011 e 2012 bisogna considerare gli effetti dei tagli già decisi negli anni scorsi.

Piuttosto, si potevano accelerare, questo sì, riforme rinviate al 2032, come l'aumento dell'età di pensionamento per le donne.

Anonymous said...

Che i tagli siano già legge non significa nulla (si può benissimo cambiare la legge, tra l'altro). Vedremo al momento di rendere effettivi questi tagli cosa si farà davvero. Anche se leggi, ora, sono solo promesse.
Sui costi politici poi non sono d'accordo: la gente (gente comune, non economisti) non protesta ora per i tagli del 2014, il cui peso finirà sul governo del 2014.
L'aumento dell'età di pensionamento per le donne NON è stato fatto in pratica. Dire "nel 2030" è come dire "non vogliamo farlo". O davvero crediamo che i governi per i prossimi venti anni rispetteranno questa decisione?

Flx

JimMomo said...

Sull'età di pensionamento diciamo la stessa cosa, sul resto vedo che non hai capito un'acca. Provo a rispiegartelo, ma per l'ultima volta.

I tagli sono effettivi: per legge. Punto. Questo un governo può fare. Nel 2014 la gente neanche si ricorderà dei tagli DECISI NEL 2011. Esattamente come oggi - 2011 - la gente - e tu stesso a quanto pare - non si ricorda dei tagli decisi nel 2008 e nel 2009 per oggi. Il futuro governo quindi se li ritroverà e credimi non cambierà la legge.

Poi si può discutere se questi tagli ci consentiranno davvero di azzerare il deficit, ma questo è un altro discorso. I tagli sono legge tutti, sia quelli per il 2011 che quelli per il 2014.

Anonymous said...

Ciò che voglio dire io è:
- i tagli andavano fatti subito, 2011.
- il peso dei tagli viene subìto dal governo in carica nel momento in cui i tagli si ripercuotono sui cittadini. La manovra di Tremonti, spostando la quasi totalità dei tagli a dopo il 2012 vuole scaricare la responsabilità sul prossimo governo.
Non è questione di memoria: la gente nel 2013 vedendo i minori servizi offerti ecc. se la prenderà con il governo in carica, non con Tremonti (sperando non sia più ministro).

Flx