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Tuesday, November 06, 2007

Iraq: "No news is good news"

Quando avete visto l'ultima volta un elenco dettagliato di vittime americane e irachene sulle colonne del New York Times o del Washington Post? Per il colonnello Gordon Cucullu resta valido il motto "no news is good news". Da un po' di tempo non compare alcuna scena di morte e devastazione sui nostri teleschermi? Segno che le cose in Iraq stanno migliorando, grazie all'aumento di truppe e alla nuova strategia sotto la guida del generale David Petraeus. I mainstream media non riportano le buone notizie, per cui gli americani continuano ad avere l'impressione che la guerra in Iraq stia proseguendo malamente, come un anno fa, ma ciò non corrisponde al vero, scrive Cucullu su FrontPageMagazine.

Il numero delle vittime tra i soldati americani e alleati, tra i militari e i civili iracheni, è al livello più basso che si sia mai registrato da anni. Sono in aumento, invece, le perdite tra i militanti di al Qaeda in Iraq, che stanno diminuendo anche perché sempre meno elementi si uniscono alla lotta. In parte a causa dell'alto numero di perdite, il richiamo di al Qaeda sui combattenti dell'Arabia Saudita, della Cecenia e di altre zone nella regione, ha perso vigore e attrattiva. Certo, i campi di addestramento dei terroristi in Siria sono ancora in attività e Damasco fa poco per impedire ai jihadisti di attraversare i confini, ma sembra che questi siano in attesa di un momento propizio o cercando un fronte più favorevole, come la Cecenia e l'Afghanistan.

La maggior parte della popolazione nella provincia di Anbar, una delle zone più calde, ha «moralmente e fisicamente abbandonato al Qaeda», ha spiegato lo scorso 31 ottobre l'ammiraglio Greg Smith, portavoce della Forza Multinazionale. I leader tribali e gli sceicchi delle aree a maggioranza sunnita, fino ad oggi vere e proprie roccaforti di al Qaeda, hanno accettato di lavorare con il governo iracheno per trovare una soluzione ai loro problemi, senza ricorrere alla violenza.

Questo nuovo atteggiamento ha permesso alle forze armate di prendere vantaggio su un più ampio raggio di obiettivi, come le reti di finanziamento e di propaganda di al Qaeda: «Con la cattura dell'ottava cellula mediatica, è stata duramente colpita la capacità di al Qaeda di trasmettere o produrre video di propaganda in Iraq».

Non bisogna tuttavia sovrastimare questi progressi. La prudenza è d'obbligo, perché il lavoro da fare è ancora molto, avverte Smith: «Otto province su 18 sono ora sotto il controllo iracheno. Ci aspettiamo che altre due possano esserlo in tempi brevi», mentre le otto province rimanenti potrebbero tornare sotto il controllo iracheno entro il 2008.

Per quanto riguarda gli sciiti, Muqtada al-Sadr ha ordinato ai suoi di sostenere il governo iracheno. Un generale britannico ha di recente riferito che le attività delle armate del Mahdi nella zona di Bassora stanno assumendo connotati di tipo mafioso, più che religioso o settario. E le gang sembrano orientate a tenere gli agenti iraniani fuori dai loro affari. Se questo tipo di criminalità presenta le sue sfide, almeno, per il momento, la minaccia di una guerra civile e di una ripartizione del paese sembra farsi più remota. L'ammiraglio Smith conferma che dai colloqui avuti a tutti i livelli con i rappresentanti dei vari gruppi, «nessuno si dichiara a favore di una divisione o di una disgregazione del paese, tutti identificano se stessi come cittadini iracheni prima di tutto, poi come appartenenti a un gruppo tribale o religioso».

Per quanto riguarda le infrastrutture, oggi viene generata più energia elettrica rispetto ai livelli pre-bellici, ma è ancora insufficiente. Di tanto in tanto manca persino a Baghdad, ma solo perché a differenza di Saddam, che ordinava di concentrare tutta l'energia nella capitale, adesso «stiamo diffondendo l'energia a tutto il paese», senza discriminazioni.

Queste sono le buone notizie dall'Iraq, conclude Gordon Cucullu. Niente di eccezionale, ma sono «indicative di un crescente livello di fiducia e di sicurezza per un popolo che ha vissuto per troppo tempo con un coltello alla gola».

3 comments:

gabbianourlante said...

Infatti.... oramai si parla di più degli scontri tra turchia e kurdi. e questo dimostra come sono parziali e falsi, la stragrande maggioranza della stampa italiana ed estera. AH! JIM: CAMBIA i colori del background, che COSì non si leggono....
ciao

Anonymous said...

Sgrena e Gruber tacciono....
le infingarde!

Anonymous said...

Epperò......

manco un cenno a ciò che sta scrivendo Malvino su Capezz e portaborse.....