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Monday, November 12, 2007

La proposta furba di Veltroni

Tutto secondo copione? Pare di sì. Finalmente Veltroni si è degnato di avanzare una sua proposta di riforma elettorale. E, come temevamo, seppure rispetto al "porcellum" restituisca agli elettori la scelta dei candidati all'interno delle liste, si tratta di un'illusione, perché allo stesso tempo gli toglie la possibilità di scegliere il governo.

Uno "sciagurato ibrido", come l'ha definito Gianfranco Pasquino su l'unità, tra sistema tedesco (una quota di maggioritario e una di proporzionale) e spagnolo (circoscrizioni medio-piccole), che determinerebbe sul sistema politico e partitico italiano effetti ben peggiori del "porcellum".

Una proposta "furba". Innanzitutto, escogitata per dividere il centrodestra (Lega e Udc si sono già mostrati interessati) e rendere meno compatta la richiesta di elezioni anticipate nell'eventualità della caduta del Governo Prodi. Ma consentirebbe anche a Veltroni di presentare il Partito democratico da solo, senza però assumersi la responsabilità di una sconfitta e del ritorno al potere di Berlusconi, e senza precludersi la possibilità di governare il Paese. Solo dopo il voto, infatti, a seconda delle convenienze e dei numeri, potrebbe allearsi con i centristi, le cui file si ingrosserebbero grazie alla rendita di posizione che il sistema proposto gli attribuisce, oppure con la "cosa rossa". Nient'affatto da escludere, ovviamente, ipotesi consociative e "Grosse Koalition".

Se da solo un sistema elettorale non è in grado di garantire governi stabili e un sistema bipartitico, di certo un sistema proporzionale manderebbe in soffitta il bipolarismo, che per quanto in Italia sia imperfetto e pasticciato - proprio per la resistenza dei partiti e del ceto politico a completare le riforme istituzionali in senso anglosassone - almeno garantisce agli elettori un'alternativa chiara al momento del voto.

Oltre a una sistema elettorale uninominale (ad un turno o a doppio turno), o proporzionale dagli effetti fortemente maggioritari (come quello spagnolo), servirebbe infatti una reale separazione di poteri tra legislativo ed esecutivo, entrambi con una loro legittimazione popolare diretta. Con il superamento dello strumento della "fiducia", quindi del parlamentarismo, verso forme di presidenzialismo o premierato, allora sì, governi e legislature potrebbero giungere alla scadenza naturale dei loro mandati. Non si parlerebbe tutti i giorni di spallate, ma le opposizioni sarebbero costrette a fare politica.

Osserviamo, nel frattempo, due aspetti di deterioramento del centrodestra: un processo di sfarinamento e proliferazione partitica - ieri la nascita, benedetta da Berlusconi, della "cosa nera", La Destra di Storace, Buontempo, Santanchè - che sembra sempre più avvicinarlo ai livelli di frammentazione del centrosinistra; il logoramento della leadership berlusconiana. Se infatti Berlusconi gode ancora di un grande consenso popolare, che lo rende indispensabile come leader del centrodestra, appare sempre meno in grado, sicuramente meno di quanto lo fosse nei suoi ultimi e caotici anni di governo, di frenare la legittima aspirazione alla visibilità e alla leadership di Fini e Casini, quindi di garantire la compattezza della coalizione e la stabilità, l'efficacia, di un suo eventuale nuovo governo.

Insomma, mi sembra che Berlusconi, sempre più impegnato a circoscrivere il protagonismo altrui, e a rincorrere ogni piccola formazione e nuovo partitino, non sia più in grado di proporre ed esprimere una politica coerente e, quindi, che un centrodestra nel vuoto di idee si incammini verso l'immobilismo e la paralisi.

1 comment:

Anonymous said...

Su Berlusconi forse hai ragione tu.
Ma la prima differenza tra lui ed i leader degli altri partiti del cdx è che questi ultimi sono solo i leader dei propri partiti, mentre B., nell'immaginario collettivo, è il leader di un vasto popolo (molto variegato, senza dubbio) che non vuole più queste sinistre arretrate alla guida del Paese.
B. rappresenta ancora, per moltissimi, l'estraneo rispetto al mondo della partitocrazia e del sistema di potere economico-finanziario che decide di volta in volta chi sostenere all'interno della partitocrazia.

P.S.: comunque sia, B. non va mai sottovalutato. E soprattutto non va misurato col metro che si usa per cercare di comprendere il gioco politico nostrano. Proprio perchè lui è e resta, nonostante tutto, altro.