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Monday, November 19, 2007

Moratoria, un successo che traccia i limiti dei radicali

La risoluzione per la moratoria Onu della pena di morte ha compiuto nei giorni scorsi un passo decisivo verso l'approvazione definitiva da parte dell'Assemblea generale, cui giunge senza modifiche dal Comitato per i Diritti umani. Una vittoria limpida innanzitutto dei radicali, che si battono da 13 anni per questo risultato. Hanno avuto ragione nel procedere con questo strumento, piuttosto che con la velleitaria e controproducente proposta abolizionista. Senza la loro determinazione il governo italiano e la nostra diplomazia non avrebbero certo superato tutti gli ostacoli e l'inerzia europea alla passività. Vedremo ora se i loro calcoli sul consenso alla risoluzione in aula erano esatti.

Non occorre qui ricordare il carattere non vincolante di tale risoluzione. Abbiamo tutti a mente le decine, forse centinaia di deliberazioni dell'Assemblea generale volute dai paesi arabi (e spesso passate con la complicità europea) che per fortuna Israele ha sempre ignorato. Si tratta di una prima affermazione di principio, e forse non l'ultima, contro la pena di morte.

La scomparsa di questa pratica non è inevitabile, non è un esito scontato del progresso umano. Ma continuo a ritenere che non sia l'Onu la sede più appropriata dove condurre questa battaglia. Perché l'Onu è un ente inutile e screditato. Perché è nella disponibilità degli Stati prevedere nel proprio ordinamento la pena di morte, senza che ne derivi una loro illegittimità.

E' più importante, a mio avviso, attraverso la diffusione della democrazia e della rule of law, della libertà, restituire nelle mani di molti essere umani cui è stato tolto e a cui viene negato, il diritto naturale a farsi un'opinione sulla pena di morte (e non solo), eventualmente a battersi liberamente per la sua abolizione, e infine a decretarla attraverso il voto. Esercitando questi diritti, per esempio, proprio in questi giorni negli Usa la pena capitale viene messa in discussione ed è sempre più tema caldo del dibattito pubblico. La mancanza della democrazia e dello stato di diritto, non la pena di morte in sé, rende illegittimo il potere dei governi.

Ad essere ancora più chiari, come scrive Bill Emmott sul Corriere della Sera, «iniziative come questa mirano al bersaglio sbagliato. I nodi cruciali sul piano dei diritti umani e del diritto penale non riguardano il tipo di pena adottata, bensì il procedimento attraverso cui un criminale è accusato e condannato». E l'effetto che si determina è mettere sullo stesso piano gli ordinamenti di paesi come America, Giappone e India da un parte, e quelli di Cina, Iran e altre dittature dall'altra, che è un assurdo logico e un peccato di ingenuità politica.

L'arrivo all'Assemblea generale della proposta di moratoria è l'unico successo dei radicali nella loro prima esperienza di governo. E il fatto che in questo anno e mezzo abbiano puntato gran parte del loro tempo e delle loro (scarse) energie su questo obiettivo, commettendo invece gravi errori di valutazioni sull'operato del governo, mi costringe ad ammettere ciò che sono sempre stato restìo ad ammettere: sono più una ong che un vero e proprio partito, sanno portare avanti forse come nessun altro singole campagne, ma perdono di vista il quadro generale e, soprattutto, non sanno esprimere politicamente, rappresentare e comunicare, una visione, un progetto compiuto di società. L'unica volta che ci riuscirono, nel '99, presero l'8,5% alle elezioni europee, tesoretto subito dilapidato.

7 comments:

NicPic said...

Magari bastasse quello che dici: quell'8,5% fu ottenuto grazie alla visibilità ottenuta con una campagna pubblicitaria televisiva senza precedenti per la piccola baracca radicale, incentrata sullo slogan "Emma for President" ma ottenuta vendendo i gioielli di famiglia e indebitando il partito in maniera irreparabile.

Anonymous said...

JIm per favore:
la moratoria dichiarata dall' Onu, non vale niente.
Mera dichiarazione d'intenti fatta da un organismo abbastanza screditato come l' onu.
Non vale e non valeva la campagna monomaniaca dei radicali.
Poteva essere una delle battaglie più simboliche che altro,ma non "la battaglia" politica prinipale dei radicali degli ultimi mesi.

Anonymous said...

Abbott sostiene che il tipo di pena adottata non è un nodo cruciale. Non avrà dunque nulla in contrario se per i reati a mezzo stampa si introduce la pena di 100 frustate. Tanto c'è l'appello.

Ma come può scrivere una sciocchezza del genere? Avrebbe un po' di senso solo se fossero solo le democrazie ad avere la pena di morte. Invece sono anche e soprattutto le dittature ad averla, e condannano a morte senza alcuna garanzia. Dunque non è affatto un bersaglio sbagliato, ma è uno dei bersagli giusti.

Anonymous said...

Emmott, non Abbott.

Anonymous said...

Non saprei da dove cominciare. Conosci qualcosa, JimMomo, della pena di morte in Giappone? Evidentemente no, altrimenti non lo accomuneresti agli USA (e magari!).

Chissa' se prima di morire qualcuno ha mai detto "Meno male che mi sta uccidendo uno Stato democratico!"...

Dire poi che bisognerebbe ispirare la democrazia e la legalita', invece che chiedere all'Assemblea Generale di votare una moratoria, significa non aver seguito il dibattito in America (che non per caso si svolge fra un tribunale e l'altro, Corte Suprema inclusa: e non al seggio elettorale).

Cosa facciamo poi, affidiamo la liberta' dell'individuo alla volonta' della maggioranza dei cittadini? Possiamo allora stare freschi. E' per evitare questo che esistono le Costituzioni, che nei Paesi seri non si cambiano certo a colpi di maggioranza semplice. Non c'e' democrazia laddove e' tiranna la maggioranza.

E' "inutile", la moratoria sulla pena di morte? Un po' come sono "inutili" le Convenzioni di Ginevra. E come e' stato "inutile" il Tribunale Criminale Internazionale per l'ex-Yugoslavia. E la Convenzione dell'ONU sulla Prevenzione e Repressione del Delitto di Genocidio. E la Croce Rossa. E l'ONU stessa, tutto sommato.

Tanto "inutile" da aver avuto uno stuolo di oppositori, in questi anni di lotta per farla arrivare all'"inutile" voto in Assemblea Generale: oppositori che non si sono certo ancora dichiarati sconfitti.

JimMomo said...

Signor Morabito, padronissimo di continuare ad affidarsi all'Onu, ma non di commentare un post che non ha letto, o non ha capito.

Rule of law. Ho parlato di rule of law, non di "tiranna della maggioranza".

E' ridicolo attribuirmi di voler affidare "la libertà dell'individuo alla volontà della maggioranza". Vorrei che fosse affidata allo stato di diritto. Assicurato questo a chi non ce l'ha - che è a mio avviso l'obiettivo urgente - la pena di morte passa in secondo piano, perché può accadere altrove proprio ciò che accade negli Usa.

E che negli Usa il dibattito sulla pena di morte si svolge "fra un tribunale e l'altro, Corte Suprema inclusa", sta proprio a confermare quanto cercavo di spiegare.

saluti

Anonymous said...

Ma dire che "la diffusione della democrazia e della rule of law" e' piu' importante del voto all'Assemblea Generale, al punto che l'ONU non e' la "sede più appropriata dove condurre questa battaglia", non e' un altro modo per dire che per eliminare la pena di morte dal mondo dovremmo ispirare democrazia e legalita', invece che cercare una strada "legale" anche se non vincolante?

E non e' quello un modo per affidare quindi "la libertà dell'individuo alla volontà della maggioranza" (visto che vengono prima la democrazia, e la rule of law, della moratoria)?

Ripeto: prima di morire ha mai detto qualcuno "Meno male che mi sta uccidendo uno Stato democratico!"?

Come scritto nel blog infatti "è nella disponibilità degli Stati prevedere nel proprio ordinamento la pena di morte, senza che ne derivi una loro illegittimità".

E quindi ne' la democrazia ne' la rule of law porteranno necessariamente alla fine delle esecuzioni statali, cosi' come la moratoria non portera' alla democrazia e alla rule of law.

Insomma si tratta di concetti quasi ortogonali fra loro. Se parlassimo di sport, sarebbe come confrontare il calcio e il basket. A parte il fatto che ci sono due squadre, non c'entrano niente l'uno con l'altro.

La pena di morte infatti, sbagliata in se' e che va interrotta il prima possibile, non deve necessariamente passare dal seggio elettorale.

Lo Stato di diritto, invece, per sua stessa natura deve diventare indigeno alla popolazione, altrimenti torniamo ai sogni sull'esportazione della democrazia. Ed e' basato sulle elezioni.

L'unico punto su cui le due cose si incontrano e' quello legale. Ma se in uno Stato con la rule of law ci puo' essere la pena di morte, cosi' in un altro Stato senza rule of law puo' essere (almeno, per ipotesi) in vigore una moratoria sulla stessa.