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Friday, November 09, 2007

L'editto romano contro Filippo Facci

La Rai andrebbe smembrata o privatizzata o del tutto chiusa. Quando accadrà, se accadrà, sapremo di vivere in un paese finalmente diverso. Intanto, assistiamo a una commedia grottesca.

Filippo Facci, per aver espresso critiche durissime, ma fondate, nei confronti della Rai (per aver scritto ciò che quasi tutti gli italiani pensano), è stato epurato dalla Rai prodiana, che gli ha impedito di partecipare a una trasmissione, alla quale era stato invitato da Santoro, riguardante proprio i presunti epurati dalla Rai berlusconiana. Un capolavoro, anche perché la querela nei confronti di Facci non è frutto di una scelta autonoma dei vertici dell'azienda ma di una «sdraiata obbedienza politica», un altro editto, stavolta scritto e molto romano.

Prima che partisse la querela, ventun senatori dell'Unione avevano infatti sottoscritto una lettera pubblica contro Facci, colpevole di aver preso parte alle tante «iniziative che hanno sfacciatamente l'unico obiettivo di mortificare la Rai e delegittimare i suoi amministratori», poveretti. Tra i firmatari, Antonio Polito, Anna Finocchiaro, Nicola Latorre, Sergio Zavoli, Guido Calvi e Felice Casson. I quali aggiungevano: «Le opinioni pubblicate dal Giornale meriterebbero una querela e una congrua richiesta di danni da parte di chi ne ha titolo». Il CdA Rai ha agito di conseguenza a una lettera-editto, che non è neanche passata - come casomai avrebbe dovuto - per la Commissione di Vigilanza Rai.

Si, avete capito bene, un editto romano, molto simile a quello di Sofia su Biagi, Luttazzi e Santoro, ma ben più grave. Mentre in quel caso si allontanavano comici/giornalisti (non si sa chi dei tre dell'una o dell'altra categoria) che non avevano adempiuto al dovere di imparzialità a pochi giorni dalle elezioni politiche, in questo caso ci sarebbe da chiedersi se la Rai, impedendo a Facci di partecipare alla trasmissione di Santoro, escludendo quindi una delle posizioni su una vicenda politica, abbia soddisfatto il criterio di pluralismo e completezza dell'informazione al cui rispetto è per legge dovuta.