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Friday, November 02, 2007

Veltroni leghista per un giorno

E' su tutti i giornali, è sulla bocca di tutti: Veltroni ormai è «premier-ombra». Il governo «veltronizzato», lo definisce Stefano Folli, sul Sole 24 Ore. Altro che diarchia, un governo ormai eterodiretto dal segretario del Pd.

E' evidente a tutti dopo che, caso più unico che raro, un Consiglio dei ministri è stato convocato due sere fa a tempo di record per approvare un decreto legge su cui il Governo titubava da mesi. L'impressione, spiacevole ma assai fondata, è che Prodi e Amato si siano convinti sull'espulsione dei criminali stranieri soltanto perché l'ultimo episodio (una donna violentata e uccisa da un balordo rumeno nei pressi di una stazione) è avvenuto nella città di Veltroni.

Se fosse accaduto a Milano, a Verona, o anche nella Torino di Chiamparino e la Bresso, la reazione sarebbe stata così immediata? La domanda serpeggia non solo nel mondo politico, ma anche tra la gente, e la risposta non getta buona luce né su Prodi né sul leader del Pd.

Veltroni ha dettato la linea al governo, che ha eseguito senza battere ciglio e con un riflesso degno di più importanti riforme. Il segretario del Pd ha telefonato praticamente a tutte le cariche istituzionali. Dal premier al ministro dell'Interno, fino al presidente della Camera Bertinotti. "Caro Prodi, o mi dai una mano adesso, o ti faccio cadere all'inizio della prossima settimana". No, non abbiamo intercettato le telefonate, ma il senso non può che essere stato quello. Il decreto è stato alla fine imposto «per proteggere l'immagine della "sua" capitale e schivare le critiche».

Ha scritto Folli sul Sole 24 Ore: «Una donna violentata e ridotta in fin di vita da un immigrato potrebbe essere un grave infortunio per il sindaco di Roma. Viceversa, con un abile colpo di reni, un momento difficile è stato trasformato in un'opportunità. Viene rovesciata l'immagine del governo irresoluto, in cui vige la regola della mediazione permanente, e si propone il profilo inedito di un esecutivo che decide senza perdere tempo». E «vestire i panni dell'uomo forte della coalizione» fa gioco a Veltroni per «recuperare consensi nell'opinione pubblica moderata, tra i ceti che hanno sostenuto fin qui Forza Italia. Il tema della sicurezza è il più adatto per avviare questo lungo cammino verso l'elettorato del centro-destra», osserva Folli.

La conferma che uno dei tabù della sinista, la sicurezza, Veltroni ha tutta l'intenzione di infrangerlo. Ma a questo punto l'effetto può essere duplice: o gli elettori daranno credito alla svolta del Pd veltroniano sulla sicurezza (e presto anche sulle tasse); oppure Veltroni pagherà ancor più cara la centralità concessa a due istanze rappresentate storicamente, seppure in modo demagogico, dai suoi avversari, se gli elettori preferiranno affidarsi ai "più esperti" in quelle materie.

Il decreto, approvato in tutta fretta per tutelare l'immagine del sindaco di Roma, di fatto accoglie né più né meno ciò che da anni invocano i sindaci leghisti e gli esponenti di An. Ma quelli passano per razzisti mentre Veltroni, sotto l'ondata emotiva di un episodio, può permettersi opportunisticamente di diventare leghista per un giorno senza perdere il patentino dei "buoni" e moralmente superiori.

Perché i media si accorgessero del problema della sicurezza - che non va trattato in modo allarmistico me nemmeno scartato perché colpisce spesso i ceti più popolari della nostra società - ci sono volute due vittime illustri, il regista Tornatore e il giornalista Sposini. E perché il governo prendesse provvedimenti seri, ha notato Giordano Bruno Guerri, ci è voluto «che Veltroni diventasse segretario del Partito democratico e che, come possibile, futuro capo del governo, invocasse i provvedimenti rigorosi che avrebbe potuto chiedere - e non lo ha fatto - come sindaco».

La coincidenza del nuovo ruolo nazionale di Veltroni con l'inedita risolutezza sua e del Governo Prodi non è un'illazione. Poco prima che si tenessero le primarie fu altrettanto brutale l'episodio, sempre a Roma, di un ciclista ucciso a bastonate da un rumeno su una pista ciclabile, solo per ottenerne l'ipod. Ma rimase un fatto di cronaca. Come a nulla sono valse le migliaia di segnalazioni dei cittadini romani sui campi rom che sorgono come funghi sulle sponde del tevere, anche in corrispondenza di zone piuttosto centrali, popolandosi di centinaia di potenziali rapinatori e stupratori e con gravi rischi sanitari e pericolo di incendi. Solo oggi le forze di polizia irrompono nei campi per lo sgombero.

Da sindaco, per sei anni, Veltroni ha trattato con leggerezza i temi della legalità e della sicurezza in città. Oggi, all'improvviso, assumono centralità. La manovra è astuta, ma davvero troppo scoperta perché l'opportunismo del Caro Sindaco non emerga.

Cofferati almeno, eletto sindaco, ne ha fatto una sua politica. Veltroni no. Ha governato Roma per anni badando alle feste. La critica che gli si muove da queste parti è diffusa, nonostante gli ampi indici di consenso di cui gode: degrado nelle periferie, nei traporti, nella raccolta dei rifiuti; illuminazione notturna che va e viene anche in zone centralissime; buche assassine sulle strade, tanto che a volte sembra di guidare a Baghdad; allagamenti che puntualmente, alle prime piogge, bloccano la città, perché il Comune non effettua in tempo la manutenzione dei tombini. Persino gli escrementi degli uccelli in autunno ricoprono il lungotevere o il piazzale della stazione Termini, rilasciando un fetore che può rimanere per mesi e, credo, fa rimanere allibiti i viaggiatori.

Si dirà che sono piccoli particolari, ma in nessuna città d'Europa si vedono cose simili e certamente i turisti che arrivano copiosi nella nostra città continueranno ad amarla, ma quei difetti non sfuggono e la percezione di essersi avvicinati al Terzo Mondo rimane impressa.

Insomma, magari Veltroni potrà rivendicare di aver aperto una biblioteca in qualche periferia, ma il degrado ha ormai raggiunto il centro mentre il sindaco era troppo occupato a inagurare festival (che ci piacciono anche).

Siamo sicuri, poi, che sia davvero questione di leggi, decreti e inasprimento delle pene? Non basterebbe, forse, un maggiore controllo del territorio, far rispettare le leggi che già ci sono, rendere i sindaci, nello spirito del federalismo, pienamente responsabili di fronte ai loro cittadini dell'ordine pubblico?

1 comment:

Anonymous said...

Non credo che i Romani e gli Italiani in generale, in maggioranza, si facciano abbindolare così facilmente.
Ha iragione quando evidenzi l'ultimo sfacciato "contrordinecompagni" del sindacobbbbuono.
Dobbiamo, per forza, aver fiducia nel buon senso dei nostri concittadini. In ispecie del ceto medio, che vuoi per l'impoverimento progressivo vuoi per il disagio quotidiano nei confronti di un'immigrazione abbandonata alle già povere periferie metropolitane (la casta buonista abita in centro a prezzi di favore), non integrata neppure come comunità e difficilmente integrabile, non è più ceto moderato come un tempo.
Da qui a credere alla fandonia del risveglio della tigre xenofoba, paventata pelosamente da qualcuno, ce ne corre. E' solo bieca propaganda insultante ed ipocrita.
Fatta da chi farebbe meglio a rassegnare le proprie dimissioni.
A proposito, perchè nessuno le ha chieste? Che cosa c'è sotto?