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Thursday, December 18, 2008

Nullo e ignobile l'atto di Sacconi

Ecco il testo integrale dell'atto di indirizzo sulla nutrizione e l'idratazione delle persone in stato vegetativo persistente con il quale il ministro Sacconi ha per lo più tentato di intimidire le strutture sanitarie pubbliche e private.

Temevo di peggio, perché l'atto in sé dimostra che non esiste alcuna legge dalla quale si possa anche lontanamente desumere qualche impedimento etico e normativo all'esecuzione delle volontà di Eluana Englaro e dei pazienti nella sua stessa situazione.

Già nella premessa il ministro sembra mettere le mani avanti, chiarendo che l'atto intende «richiamare principi di carattere generale, al fine di garantire uniformità di trattamenti di base su tutto il territorio nazionale e di rendere omogenee le pratiche in campo sanitario con riferimento a profili essenziali come la nutrizione e l'alimentazione nei confronti delle persone in Stato Vegetativo Persistente (SVP)». Principi generali, dunque. E «si fa rinvio» al «parere» del Comitato nazionale di Bioetica «per un orientamento rispetto al necessario esercizio della responsabilità secondo scienza e coscienza della funzione medica».

Insomma, si vede lo sforzo del ministro di non sconfinare nell'illegalità. Se sia o no legittimo quest'atto, e se il ministro sia passibile di incriminazione, lascio stabilirlo ai più esperti di me in diritto. Di sicuro è carta straccia rispetto all'esecutività della sentenza sul caso Englaro. Certo, ciò non toglie la gravità di un atto che porta con sé tutto il peso di una sgradevole minaccia nei confronti delle strutture sanitarie pubbliche e private convenzionate e che ha soprattutto il valore di manifesto politico-ideologico del Ministero, che come potere esecutivo dovrebbe limitarsi a far eseguire la legge e non pareri di organi consultivi.

Sui corpi dei cittadini, e su quello di Eluana in particolare, un ministro e i suoi sottosegretari tutelano se stessi e rivendicano la loro posizione politica agli occhi delle gerarchie vaticane. A dispetto della legge, della Costituzione, e di una sentenza inappellabile che ad esse si richiama.

Quanto, poi, al riferimento alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, mi pare del tutto fuori luogo. Laddove si stabilisce che «gli Stati Parti riconoscono che le persone con disabilità hanno il diritto di godere del migliore stato di salute possibile, senza discriminazioni fondate sulla disabilità» e, in particolare, che devono «prevenire il rifiuto discriminatorio di assistenza medica o di prestazione di cure e servizi sanitari o di cibo e liquidi in ragione della disabilità», mi sembra che venga detto qualcosa di ovvio per la nostra coscienza nazionale. La sospensione della nutrizione e dell'alimentazione nel caso Englaro non sarebbe certo un «rifiuto discriminatorio di assistenza», ma l'assecondare la volontà del "disabile". Qui la convenzione sembra piuttosto rivolgersi a quelle nazioni totalitarie o culturalmente arretrate in cui i disabili vengono addirittura soppressi o la loro cura viene considerata uno spreco.

Non solo il passaggio della Convenzione Onu sui disabili citato da Sacconi ci ricorda un principio per noi italiani ovvio, ma può persino essere interpretato a sostegno della sospensione della nutrizione e dell'idratazione artificiali ad Eluana. E' ovvio, infatti, che sia fatto «divieto di discriminare la persona in stato vegetativo rispetto alla persona non in stato vegetativo», ma proprio per questo, come qualsiasi persona «non in stato vegetativo», anche il paziente «in stato vegetativo» ha il diritto di rifiutare o di far cessare i trattamenti medici sul suo corpo. E non può essere discriminato solo per il fatto di essere "disabile" e quindi di non poter comunicare di persona la propria volontà. a Convenzione Onu sui disabili verrebbe violata dalle strutture sanitarie a cui si rivolge Sacconi nel momento in cui la volontà di Eluana non venisse rispettata in quanto disabile.

La richiesta indirizzata alle strutture sanitarie pubbliche e private perché «si uniformino ai principi sopra esposti» - essendo quei principi ricavati in un caso dal «parere» di un organo consultivo del governo, nell'altro da una convenzione internazionale - non toglie l'obbligo delle strutture medesime a dar seguito alla sentenza della Cassazione sul caso Englaro.

2 comments:

Anonymous said...

Ho letto un articolo incredibile sul Foglio riguardo degli interventi al cervello che sta subendo una ragazza di vent'anni in coma vegetativo grazie ai quali è passata in coma “minimamente conscio" e adesso stringe le mani a comando. Il tutto senza sapere che progressi potrà fare tanto che il medico parla di possibili fututi interventi al midollo per vedere cosa succederà. Il tutto sa incredibilmente di esperimenti scientifici su una "disabile" come la chiama il Foglio e leggendo sorge il terrore che a questa poveretta possa un giorno essere riattivata la sfera del dolore senza alcun miglioramento delle condizioni di vita. Insomma un orrore. Ora mi chiedo CHI abbia dato il consenso a questi esperimenti, dubito che sia stata quella ragazza e se ai giornalisti del Foglio non sembra sensato che una persona possa con un testamento biologico impedire dei trattamenti simili sulla propria persona. Io da quando ho letto quell'articolo non penso ad altro.

Giancarlo said...

Sono come i nazisti di Mengele, solo lo fanno in nome della vita. L'individuo, al contrario di quanto sostengono, per loro non conta nulla.