Nonostante le smentite di Palazzo Chigi, quanto sia stata imprudente, avventata e costosa per la nostra immagine internazionale la passerella di tre giorni con tutti gli onori concessa a Gheddafi lo prova non solo la corrispondenza di un serio e attendibile cronista come Maurizio Molinari, su La Stampa, ma anche la logica. A pochi giorni dalla visita di Berlusconi a Washington, dove per la prima volta incontrerà il presidente Obama, le dichiarazioni anti-americane pronunciate dal leader libico a Roma rischiano di aggiungersi ai motivi di frizione già esistenti in questa fase tra Italia e Stati Uniti (i rapporti con Mosca e Teheran, il trasferimento dei detenuti di Guantanamo).
Nelle comunicazioni intercorse fra Via Veneto e Foggy Bottom i termini adoperati sono stati «pazzesco» e «incredibile», soprattutto per il fatto che l'Italia si è trasformata nel palcoscenico europeo di Gheddafi «grazie ad una visita che poteva essere più breve». Più breve, meno onori, meno visibilità, sarebbe stato più prudente oltre che più dignitoso per il nostro governo. Ed era proprio necessaria questa tempistica? Non si poteva almeno spostare a dopo il 15 giugno la visita di Gheddafi, soprattutto sapendo quanto la sua presenza sarebbe stata appariscente? L'incontro al vertice di lunedì rischia di trasformarsi in un poco simpatico esame di affidabilità per Berlusconi.
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