Thursday, June 25, 2009
La lettera del silenzio dell'America
Ieri il Washington Times ha rivelato - citando fonti iraniane - che il presidente Obama avrebbe scritto una lettera all'ayatollah Khamenei prima delle elezioni del 12 giugno, auspicando un miglioramento delle relazioni tra Iran e Stati Uniti, e in particolare una «cooperazione nelle questioni regionali e bilaterali» e una soluzione al problema del nucleare. Nessun funzionario dell'amministrazione ha voluto commentare, ma se fosse vero, Khamenei potrebbe aver interpretato la lettera come un segno di debolezza e, soprattutto, come la garanzia che gli Stati Uniti, per migliorare le relazioni, sarebbero stati disposti a non mettere più bocca negli affari interni iraniani e, anzi, a fare o a tacere di tutto, per dimostrare di riconoscere la legittimità del regime. Ciò potrebbe aver contribuito a convincere Khamenei che Washington sarebbe rimasta in silenzio, non avrebbe reagito in alcun modo dinanzi al colpo di mano pianificato per garantire la rielezione al primo turno di Ahmadinejad. E infatti, così è stato, finché il coraggio dei manifestanti e la fermezza di Mousavi hanno costretto Obama a reagire nell'unico modo coerente con i valori americani.
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