
Pare che con Mousavi, privatamente, Khamenei abbia toccato il tasto del suo passato, per convincerlo a non unirsi a Rafsanjani contro di lui, suggerendogli che Rafsanjani e i suoi ambienti lo stanno semplicemente usando. Gli avrebbe ricordato i suoi anni da primo ministro (1981-89), quando era uno dei più radicali, un po' come Ahmadinejad oggi, e quando Rafsanjani, da presidente del Parlamento, lo boicottava sistematicamente, finché eletto presidente lo fece del tutto fuori dalla vita politica del paese.
Se a ciò si aggiunge che la Guida Suprema nel suo discorso ha lanciato un chiaro messaggio di pace a Rafsanjani, in sostanza rassicurandolo che nessuno intende toccare lui o la sua famiglia - l'unico passaggio in cui ha contraddetto Ahmadinejad («Non accetto le accuse di corruzione lanciate a Hashemi Rafsanjani. Rafsanjani è un'alta personalità che ha dato il suo sostegno alla Rivoluzione e non si può parlare male di lui») - potrebbe essere davvero riuscito a rompere il cartello dei suoi oppositori (Mousavi-Rafsanjani-Khatami).
Da pragmatico quale è, infatti, è probabile che Rafsanjani recepisca il messaggio e si ritiri nell'ombra, aspettando la prossima occasione, se ce ne sarà, e nel frattempo continuando a tessere i suoi rapporti negli apparati clericali per contenere Khamenei o giungere ad un compromesso. Senza troppi problemi potrebbe quindi voltare le spalle a Mousavi e all'ex presidente Khatami, con i quali dopo tutto aveva stretto un'alleanza tattica.
Mousavi a questo punto deve compiere la sua scelta. Se piegherà la testa, tradirà le aspettative di cambiamento di milioni di iraniani come già in precedenza Khatami; se sfiderà l'autorità di Khamenei guidando la manifestazione di domani, va incontro alla repressione, ma nonostante il suo passato oscuro sarà accaduto in Iran qualcosa di veramente nuovo: le istanze di libertà avranno finalmente trovato un leader anti-sistema e a quel punto a Washington e in Europa ho l'impressione che qualche strategia dovrà essere riconsiderata.
E' senz'altro vero che Mousavi, almeno fino ad oggi (e se domani non ci sorprende), non è un leader democratico da cui ci si possa aspettare un regime change, e che rappresenta un cartello tutt'altro che anti-sistema, come ho cercato di spiegare in tutti i post precedenti su questa crisi. Ma è pur vero che non si possono liquidare allo stesso modo le manifestazioni oceaniche viste da lunedì a ieri (per la prima volta dal 1979). Ed è quello, finora, l'unico fatto nuovo, che dovrebbe essere maggiormente considerato. Non mi sembra verosimile che i milioni di iraniani che hanno votato per Mousavi dopo quella campagna elettorale, in cui centrale è stata la figura della moglie, e il milione di persone scese nelle strade per giorni nella sola Teheran, possano considerarsi alla stregua di un esercito personale di una figura per altro semi-sconosciuta perché assente dalla scena da vent'anni.
Quelli non sono numeri da scontro tra fazioni e dignitari del regime, ma da "rivoluzione". E' probabile che quei milioni di iraniani domani mattina si ritroveranno di nuovo senza un leader, ma non c'è dubbio che le elezioni e i brogli hanno fornito lo spazio politico, il pretesto, per l'eruzione di istanze e sentimenti repressi che vanno ben oltre l'elezione di Mousavi e le sue stesse intenzioni. Sono istanze di libertà e sentimenti anti-regime, che vanno oltre il programma e il passato politico di Mousavi, che per ora è solo un accidente, un pretesto. E' una crisi che investe per la prima volta l'autorità della Guida Suprema, la legittimità del regime, e quindi la sua tenuta. Indipendentemente da come andrà a finire, oggi sappiamo che per davvero gli iraniani detestano il regime, che tra la società iraniana e la sua leadership c'è ormai una distanza incolmabile, che il fondamento stesso dell'autorità è in crisi profonda. Queste sono cose sulle quali fino a ieri forse solo Ledeen scommetteva. Forse davvero non bisogna chiedersi se, ma quando.
No comments:
Post a Comment