Mentre per molti nel nostro paese la battaglia per una giustizia giusta ed efficiente si combatte sulla possibilità di intercettazioni ad libitum, visto dall'estero, e più precisamente dagli Stati Uniti, il nostro sistema giudiziario mostra lacune e distorsioni ben più gravi. La stampa americana, con un articolo di Timothy Egan per il New York Times, torna sul processo di Perugia, contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito, denunciando gravi scorrettezze e incapacità nel modo di condurre le indagini e il processo, che dovrebbero suscitare indignazione e scandalo. E invece niente, tutti sulle intercettazioni.
«Il caso contro Knox ha così tanti buchi, ed è così legato alla carriera di un potente procuratore italiano incriminato per condotta professionale scorretta, che qualunque giuria imparziale lo avrebbe archiviato mesi fa», scrive Egan riferendosi al pm Giuliano Mignini. «Non voglio dire che i tribunali italiani non siano imparziali...», precisa. Egan vuole solo parlare di Amanda Knox, «la cui vita è stata quasi distrutta da questa collisione di giornalismo rapace e procedimento malcondotto».
Il giornalista deplora in particolare l'interrogatorio ad Amanda durato tutta la notte senza avvocato né un interprete professionista; che non ci sia testimone affidabile o prova credibile che collochi i due accusati sulla scena del crimine; che non una sola traccia fisica degli accusati sia stata trovata sul corpo della vittima e che tutte quelle trovate appartengano a qualcun altro; che la scena del crimine sia stata di fatto «contaminata»; che dettagli scabrosi siano stati fatti trapelare sulla vita sessuale della Knox, «una cosa che non avrebbero mai fatto con un uomo».
Ma Egan coglie nel segno quando si concentra sulla figura del pm, per il quale la tesi dell'«orgia a base di droga» è una «ossessione ricorrente». Infatti ricorda che Giuliano Mignini è lo stesso Mignini che ha riaperto il caso sul "mostro di Firenze" a caccia di pratiche sataniste, ma senza cavare un ragno dal buco. Anzi, riuscendo solo a intimidire e minacciare d'arresto, facendolo fuggire dall'Italia, un romanziere americano, Douglas Preston, e a incriminare un giornalista italiano, Mario Spezi, colpevoli a suo dire di intralciare le sue importanti indagini solo perché stavano lavorando a un libro sul caso.
L'ossessione e i metodi sono gli stessi applicati oggi nel caso Knox, «un metodo che ora sta venendo alla luce nel caso di comportamento scorretto istruito contro di lui». Anch'io sono convinto che è lì, nella caccia ai fantasmi tutta all'interno della mente di Mignini, che va ricercata la causa di questo ennesimo esempio di malagiustizia all'italiana. E per cominciare a risolvere i problemi del nostro sistema giudiziario dovremmo cominciare a chiederci come sia possibile che certi soggetti facciano carriera.
1 comment:
infatti ad ammazzare meredith fu il mago zurlì
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