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Thursday, November 17, 2005

Get real. Rummeliano, chiaramente

E' un dibattito che ce ne fossero, quello tra 2twins e 1972 su realismo vs. idealismo in politica estera. Qui la si pensa decisamente come Enzo, ma i contributi di tutti sono davvero istruttivi. Posso dire di aver appreso cose nuove. Mi pare che tutto giochi intorno ai concetti di interesse nazionale e moralità delle scelte politiche.

Tutto parte da un post di 1972 sul blog «imprescindibile» (concordo) del professor Rummel (Democratic Peace): «I veri realisti sono i cosiddetti idealisti e l'unico realismo possibile consiste nell'espansione della democrazia». Rispondono i 2twins, che si sentono chiamati in causa. Definirei perfetta la replica di Enzo. Ma aa ed m+ non si danno per vinti. Per Enzo un'«involuzione»: «Si comincia realisti e si finisce bertinottiani o relativisti». Ugh.

LF ha spiegato nei commenti che «ogni azione richiede un giudizio di valore», ma espandere la democrazia non è solo un'opzione morale, semplicemente funziona (per questo è una politica realista, anzi direi più correttamente realistica) a tutelare il nostro vitale interesse alla sicurezza. E' questa la più preziosa intuizione dei neoconservatori e, permettetemi, dei radicali in Italia fin dai primi anni '80. E abbiamo scoperto che è anche possibile, che spesso le dittature si rivelano giganti dai piedi d'argilla che non vengono giù solo per la nostra miopia, solo perché non mettiamo in pratica politiche coerenti. Questo vuol dire andare a sfrangiarsi come pazzi sulle trincee nemiche? Proprio no, troppo facile liquidare così l'idealismo che è l'unico realismo.

Sono profondamente convinto che la guerra non sia l'unico strumento, e certo non il primo ma l'ultimo, per espandere la democrazia. E non solo per motivi morali, ma perché è il meno efficace. Quando scoppia una guerra non si può sapere come andrà a finire. Cioè la puoi vincere, ma ti può scappare di mano e allora l'obiettivo della democrazia si allontana. Sappiamo invece che ben altre politiche se portate avanti con coerenza e determinazione sono più efficaci.

E' solo un'illusione da ingenui quindi pensare di lavorare a un'apertura democratica della Cina? Il pericolo cinese deriva da un mix esplosivo che si sta preparando: sviluppo economico / nazionalismo / riarmo / ingresso delle masse nella politica. Ricordo qualche altro mix simile che è degenerato. Decisivo l'ultimo fattore: le masse faranno il loro ingresso in un sistema politico ideologico o minimamente aperto e democratico? Voler democratizzare la Cina non significa dichiararle guerra, ma mettere fin d'ora in campo politiche coerenti con l'obiettivo. Certo, se rinunciamo in partenza...

1 comment:

perdukistan said...

mai sentito i radicali porre la sicurezza neanche tra i benefici collaterali, dell'eventuale promozione della democrazia. se ne parla sul forum radicali.it ;)