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Tuesday, November 08, 2005

La svolta che c'è ma non si deve vedere

Dunque è deciso: Prodi non farà come Zapatero. Fassino parla di «calendario per il rientro». Rientro, non ritiro, se le parole usate hanno un senso. Da discutere con iracheni, americani e inglesi. Tale da non mettere a repentaglio i primi passi della democrazia irachena. Insomma, questo non è un ritiro, somiglia più a un rientro per missione compiuta. Possiamo dire sottovoce che si tratta della svolta tanto a lungo attesa? No, ovviamente guai ad ammettere che una svolta c'è stata.
«Come Prodi ha detto più volte, se noi vinciamo le elezioni presenteremo al Parlamento un calendario per il rientro dei militari italiani dall'Iraq. Calendario che, naturalmente, sarà discusso con le autorità irachene, con gli altri paesi che sono presenti in Iraq, e in ragione tale che il rientro avvenga in un quadro ordinato e consentendo alla democrazia irachena di continuare a procedere». (Piero Fassino)
Di un'intesa bipartisan sul rientro delle truppe italiane dall'Iraq, «subordinato alla effettiva situazione sul campo», ha parlato il ministro della Difesa Antonio Martino a un convegno diesse. Tanto più che il nostro paese sembra ai limiti dello sforzo che le sue capacità militari consentono e che il 2006 è l'anno fissato per la revisione della presenza delle truppe straniere in Iraq e la conclusione del processo istituzionale iracheno.

Tutti contenti? Lieto fine? Nient'affatto, c'è qualcosa che non va. Quello cui ci ha abituati la sinistra è un comportamento politico comunque irresponsabile, che va rigettato in linea di principio, perché finalizzato a generare e mantenere un consenso fondato sostanzialmente sull'inganno del proprio "popolo" (elettori, militanti, quadri intermedi).

E' la solita svoltina che c'è ma non si deve vedere. Per approssimazioni graduali la sinistra giunge a posizioni appena responsabili guarda caso in tempo per le campagne elettorali. E come suo solito, per approssimazioni graduali, senza strattoni, anzi con l'illusione tranquillizzante del "continuismo" ("ma è stata sempre questa la nostra posizione", sentirete dire), accompagna il suo popolino mentre compie le necessarie scelte di governo, ma senza in realtà comunicare ed infondere mai cultura di governo. Perché il suo popolino va trattato come un gregge. Dev'essere protetto, non è ancora pronto a subire gli shock della realtà, non gli si può dire in faccia come stanno davvero le cose. E poi, va sempre tenuto in caldo per i duri anni all'opposizione.

1 comment:

Anonymous said...

Post ottimo. Complimenti, Federico. Hai centrato in pieno il problema di deficit politico-culturale della sinistra italiana.